Nel 2022 fu la volta dell’Istanza d’Arengo che chiedeva l’introduzione dell’obbligo del consenso informato preventivo dei genitori per attività scolastiche, curriculari o extracurriculari, afferenti temi educativi sensibili, a salvaguardia della libertà educativa della famiglia.
L’istanza non fu accolta con la motivazione che quanto richiesto era già praticato e comunque doveva essere praticato.
Nel 2023 la nostra associazione culturale, insieme all’associazione socio-sanitaria Accoglienza della Vita, si è fatta promotrice di una seconda Istanza d’Arengo, approvata a maggioranza e seguita da un ordine del giorno approvato dal Consiglio Grande e Generale all’unanimità nel marzo 2024, in cui si chiedeva l’installazione anche a San Marino di una “culla per la vita”.
Quest’anno la nostra associazione ha voluto accendere i riflettori, con una nuova Istanza d’Arengo, su un tema di triste attualità: il ricorso alla maternità surrogata, noto più efficacemente con l’espressione “utero in affitto” o, in versione edulcorata politically correct, “gestazione per altri” (GPA).
La nostra associazione, così come è per la difesa del valore assoluto della vita umana fin dal suo concepimento, è altrettanto convinta che la dimensione umana della procreazione vada sempre e comunque difesa e preservata strenuamente contro pratiche barbare, che offendono la dignità della donna riducendola a un mero incubatore di ingredienti biologici altrui e fanno del nascituro un prodotto commerciale, da assemblare scegliendo da catalogo tra donatrici di ovuli e/o donatori di seme che, essendo quasi sempre remunerati, diventano i “fornitori” della materia prima di questa disumana industria.
Non a caso, il 3 marzo 2023 è stata resa pubblica la “Dichiarazione di Casablanca per l’abolizione universale della maternità surrogata”, firmata da 100 esperti (avvocati, medici, psicologi, filosofi) di 75 diverse nazionalità, per invitare tutti gli Stati a prevedere:
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il divieto della maternità surrogata sul loro territorio;
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la negazione di qualsiasi validità giuridica ai contratti che contengono l’impegno di una donna a portare in grembo e partorire un bambino;
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la punizione degli individui e delle società che fungono da intermediari tra le madri surrogate e i committenti;
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il perseguimento delle persone che ricorrono alla maternità surrogata sul loro territorio;
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il perseguimento dei propri cittadini che ricorrono alla maternità surrogata al di fuori del territorio nazionale.
Il nostro Consiglio Grande e Generale ha già approvato, nel 2017 e nel 2018, due Ordini del Giorno su tale tema, dando mandato all’Esecutivo di predisporre norme per vietare tale pratica. Ma tali mandati sono rimasti inevasi.
Di qui l’iniziativa popolare finalizzata a riportare l’attenzione su questo tema anche a San Marino, tanto più ora che, oltre i nostri confini, la maternità surrogata è già divenuta reato universale, ossia punibile anche quando commesso all’estero.
È evidente che, a maggior ragione per un micro-Stato come il nostro, l’unico modo per tutelare efficacemente il bene giuridico che si intende proteggere (la dignità della persona umana, che trova nella procreazione e nella gestazione le sue fasi fondamentali) sia sanzionare penalmente tale pratica, sia se compiuta da chiunque nel nostro territorio, sia se compiuta all’estero da cittadini o residenti, essendo non meno grave degli altri “reati universali” contemplati all’art. 6 del nostro codice penale.
Questo è l’oggetto dell’Istanza d’Arengo, sottoscritta da circa un centinaio di cittadini.
Ci auguriamo che il legislatore, a seguito di questa Istanza d’Arengo — che fa seguito a due Ordini del Giorno approvati dall’aula consiliare sul tema — elabori e approvi velocemente una buona legge, che possa raggiungere gli obiettivi sopra richiamati.
A proposito di mandati inevasi, non ci spieghiamo perché, a distanza di oltre un anno dall’approvazione dell’Istanza d’Arengo e dell’Ordine del Giorno sulla culla termica, la stessa non sia stata ancora realizzata.
Sarebbe stato un primo concreto segnale, per quanto piccolo, di difesa della vita umana, di solidarietà verso le madri che non intendono abortire e, di conseguenza, anche di contrasto alla denatalità.
Per ogni giorno di ritardo potrebbe esserci qualche bambino la cui madre, volendo o dovendo evitare anche il parto ospedaliero in anonimato, preferisca non farlo nascere.
Non spiegandoci i motivi del ritardo, nel febbraio scorso abbiamo inviato una richiesta di chiarimenti al Segretario di Stato per la Sanità e ci risulta che, a marzo, il Coordinamento delle Aggregazioni Laicali del Vicariato di San Marino abbia fatto altrettanto con il Direttore Sanitario ISS.
Aspettiamo fiduciosi una risposta.
Comunicato Stampa