Capitolo 21 Parte 2: NPL Delta, una “svendita” gestita malissimo dal governo AdessoSm che però ha salvato Carisp dalla “fusione” con Banca CIS. Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?
Le “puntate” precedenti della “serie” Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?:
– Capitolo 1: Antonella Mularoni e la “cacciata” di Caringi durante l’ispezione a Banca Partner
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…Da quel 5 aprile 2018 al giorno, 31 ottobre 2018, dell’ufficializzazione della cessione a Cerberus per circa 165 milioni di euro (ma solo 109 finirono nelle casse di Carisp) del “pacchetto” di crediti deteriorati, lo scontro politico fu pesante, ma alla fine l’operazione si concluse, pur fra mille polemiche e accuse.
Le tensioni politiche sulla cessione -o che dir si voglia “svendita”- degli Npl Delta in “pancia” ai bilanci di Cassa di Risparmio. A dire il vero, risalgono a settimane e settimane prima quel 5 aprile 2017, quando la Commissione Finanze (come abbiamo visto nella “parte 1” di questo complesso capitolo), con il voto dei suoi membri di maggioranza, ha votato un suo ordine del giorno che preclude ogni possibilità di gestione diretta di quei “crediti incagliati”, rendendo la vendita, la cessione a società di settore l’unica possibilità percorribile. Se in un primo momento la maggioranza composta da Repubblica Futura, Civico 10 ed SSD (quest’ultimi poi confluiti in Libera), appariva determinata a valutare possibilità di verse dalla cessione del cosiddetto “pacchetto Arcade” e ciò aveva instaurato un clima di contrapposizione, ma per certi versi sereno con l’opposizione consigliare, l’odg predisposto e approvato con il voto favorevole dei sette consiglieri di maggioranza il 5 aprile in Commissione Finanze, a fronte dei sei voti contrari degli altri membri, oltre a definire la linea obbligata da seguire nella gestione della vicenda, rappresenta una sorta di spartiacque anche nel clima che caratterizza il confronto fra governo e forze ad esso avverse.
L’iter che porterà alla “svendita”, comunque, continua a procedere spedito e la parola fine, che trasforma la “strada” in un “binario” privo di deviazioni, la scrive l’Assemblea dei Soci di Cassa di Risparmio il 18 aprile 2018, quando, forte di una maggioranza determinata dalla titolarità del 76% delle azioni detenuta dall’Ecc.ma Camera (quindi dallo Stato, in quel momento amministrato dal governo AdessoSm) autorizza la conclusione della trattativa di vendita.
Proprio quello stesso 18 aprile la questione va quasi a monopolizzare il comma comunicazioni della sessione del Consiglio Grande e Generale in corso con, in particolare, i “consiglieri di opposizione che lamentano, tra l’altro, un mancato riferimento a riguardo da parte del Segretario di Stato per le Finanze”, all’epoca Simone Celli di SSD.
E pensare che poche settimane prima, l’11 gennaio 2018, il Consiglio Grande e Generale aveva approvato all’unanimità un ordine del giorno “per ribadire la gestione pubblica dei crediti non performanti (NPL) e per disporre che il Cda di Carisp” riferisse “alla Commissione Consigliare Permanente Finanze, Bilancio e Programmazione sulla gestione e su ogni eventuale proposta di cessione dei citati crediti non performanti” (leggi qui)
“Marianna Bucci di Rete -è la sintetica cronaca dell’epoca fatta da ‘San Marino New Agency’- stigmatizza la vendita degli Npl, in quanto avvenuta ‘senza analisi, senza prospettive, senza valutare altre soluzioni’, ma solo ‘per rispondere ad esigenze speculative’. Francesco Mussoni, Pdcs, auspica che non vi fossero ‘strategie preconfezionate in tutto quello che ha portato alla cessione degli Npl’.”
“Dalla maggioranza -continua la stessa cronaca dei lavori consigliari- Giuseppe Maria Morganti, Ssd, respinge quella che definisce la ‘grande bugia’ dell’opposizione, ovvero sostenere che ‘il debito che si presenta oggi è un debito generato oggi’. E rispetto la ricerca di un finanziamento per lo Stato sottolinea come sia una ‘necessità sine qua non’ perchè ‘non è voluta da qualcuno, ma è necessaria’”… Si scoprirà poi, invece, che quell’enorme “buco” da oltre mezzo miliardo di euro del bilancio 2016 di Carisp non sembra avere radici pregresse, ma appare essere stato creato artificiosamente ai tempi del Cda “Montepaschiano”, rimasto in carica, casualmente, solo per il tempo necessario a portare a “casa” quella svalutazione degli attivi Carisp.
Non a caso, nel successivo decreto di rinvio a giudizio che chiude le indagini che hanno portato “alla sbarra” il Presidente del Cda “Montepaschiano” Nicolino Romito e i consiglieri Giuliana Michela Cartanese, Luigi Borri e Massimo Cottella, si legge: “Predisponevano il bilancio riferito all’esercizio 2016, che riportava un’artificiosa perdita di circa 534 milioni di euro, in gran parte riconducibile ad abusive svalutazioni dei crediti (…) allo scopo di favorire interessi economici di terzi”, e specificatamente, di “Confuorti e Banca CIS, che avrebbero poi fornito risorse a BCSM per ricapitalizzare Carisp”.
Lapidaria, in quel confronto parlamentare, la conclusione di Gian Carlo Ventuirini (Pdcs): “Gli effetti di quanto appena accaduto avrà ripercussioni sulle prossime generazioni che dovranno sobbarcarsi il debito. Quindi si è proceduto alla vendita degli Npl Delta per oltre 2 miliardi di euro di valore nominale, anche se fino al maggio scorso il precedente Cda di Cassa, ma anche il Cda sotto la guida di Romito, si era espresso con il diritto di veto per evitare tale vendita. Nei mesi scorsi si è avuta una notevole accelerazione per la cessione degli Npl. In Commissione Finanze, con l’audizione del dott. Trombone e del Cda di Cassa, sono stati forniti molti dati ed elementi che meritavano una riflessione più approfondita di questa situazione e tutte le forze di opposizione avevano chiesto qualche giorno in più per poterla fare all’interno delle proprie forze politiche, ma questo da 7 consiglieri di maggioranza (Nicola Renzi e Roberto Giorgetti di Repubblica Futura; Luca Boschi e Silvano Andreani dell’allora Civico 10; Tony Margiotta, Enrico Carattoni e Salvatore Izzo di SSD; ndr) è stato respinto”.
L’avvicendamento alla presidenza di Carisp fra Nicolino Romito e Fabio Zanotti (come visto nella parte 1 “vicino” a Repubblica Futura), unita a quelle del Presidente di Bcsm Wafik Grais del 24 settembre 2017, ha quindi ribaltato le carte in tavola, soprattutto influendo sulla linea di Carisp relativamente alla gestione dell’almeno miliardo e mezzo di euro di valore nominale degli Npl Delta, rimettendo in gioco l’autonomia di Cassa di Risparmio, la quale, senza l’iniezione di liquidità determinata da quella cessione, probabilmente non avrebbe avuto alternativa alla caduta nella “rete” di Banca CIS, la quale avrebbe -come ricostruito dal Commissario Elisa Beccari– “fornito risorse a Bcsm per ricapitalizzare Carisp”.
Alla luce di quanto ricordato fino ad ora, comunque, appare evidente che una gestione più “saggia” della fase che ha portato la gestione di Bcsm, successiva a quella di Wafik Grais, a dover scegliere fra una “svendita” preconfezionata e sulla quale non poteva in nessun modo influire e fra un default di Cassa di Risparmio, avrebbe potuto determinare un incasso maggiore su quei titoli ceduti a Cerberus.
A confermare ci sarebbe la velocissima vendita dell’intero “pacchetto” di Npl da Cerberus, che li ha acquistati per 165 milioni di euro da Carisp, alla quale -al netto- sono finiti solo 109 milioni, e rivenduti poco tempo dopo a Citibank, ovviamente registrando una soddisfacente plusvalenza (leggi qui). “Forse -concluse anni dopo Alessandro Cardelli (Pdcs)- la gente a San Marino non ha protestato perché non si è resa conto di quel che è accaduto”.
Ma torniamo alla primavera del 2018… Seppure il via libera alla cessione dato dalla maggioranza dell’Assemblea degli Azionisti di Carisp il 18 aprile avesse incanalato in un percorso obbligato la vicenda di quei crediti deteriorati, l’opposizione consigliare al Governo AdessoSm non si perde d’animo e mette in campo iniziative mirate ad evidenziare l’irrazionalità della scelta.
Il 9 maggio 2018 i consiglieri Elena Tonnini (Rete) e Federico Pedini Amati (MDSI), ai quali si aggiungono poi cinque consiglieri di Rete, predispongono una “velenosa” interpellanza “in merito alla cessione degli Npl appartenenti al gruppo Delta” in cui, “preso atto che nella relazione prodotta dal Cda di Cassa di Risparmio in carica in merito” alla cessione, “consegnata ai commissari solo per il tempo della sua lettura e senza possibilità di ulteriori approfondimenti, sono poco chiare cifre, valutazioni, percentuali su quello che concerne i valori di vendita e sulla qualità dei crediti venduti; tenuto conto delle perplessità emerse relative ai valori che paiono non congrui e che non rispecchiano le reali valutazioni di Delta e dei propri Npls; considerando che la vendita di tale pacchetto risulterebbe una scelta irreversibile e che condizionerà la politica economica del nostro Paese”, si interpella il governo affinché si informi con il Cda di Cassa…”.
Poi, dopo la “decisa” premessa, una serie di quesiti prettamente tecnici ai quali, però, sul momento, Carisp -sollecitata dal governo- si è rifiutata di rispondere, pur riconoscendo che è “diritto dei soci previsto dalla normativa vigente (e lo Stato attraverso l’Ecc.ma Camera è socio di maggioranza; ndr) di ricevere informazione sull’andamento gestionale ed economico-finanziario della società”, dichiarandosi disponibile a “fornire i riscontri richiesti, nel rispetto delle norme di legge vigenti in materia di riservatezza e di segreto bancario” in un concordato e apposito incontro.
Come poi è finita la questine degli NPL, oggi, ormai, lo sanno tutti. Altre eclatanti rivelazioni, anche relativamente all’evidenziazione di precise responsabilità politiche, potrebbero poi giungere nel futuro dalle udienze dei tanti procedimenti penali in corso nei confronti della cosiddetta “galassia Banca CIS”.
E tutti sanno anche come è, invece, finito il “piano” di fusione fra Cassa di Risparmio e la stessa Banca CIS, rallentato dall’iniezione di liquidità nelle Casse Carisp determinato dalla “svendita” degli Npl Delta (ciò non significa ovviamente che sia stata una operazione “saggia” vista l’esiguità del ricavo) e definitivamente affossato con il cambio di gestione della Banca Centrale di San Marino che ha permesso allo Stato, alle Istituzioni di “riappropriarsi” della governance bancaria e finanziaria dopo l’era Grais, Savorelli e Moretti e, finalmente, di portare a termine senza “inquinamenti” una verifica sullo stato disastroso dei conti di Banca CIS assumendo i necessari provvedimenti a tutela dei risparmiatori e del sistema bancario sammarinese…
Così, anche in questo caso, anche nella gestione degli Npl Delta, come in altre vicende già evidenziate ed approfondite, torniamo alla domanda che è il filo conduttore di questa serie di approfondimenti, legati uno con l’altro in un filo logico e temporale: Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?
Enrico Lazzari