San Marino. “Caso Titoli”. Già nel 2018 l’Aif segnalava al Direttore di Bcsm “finanziamenti anomali” e “rischi ricilaggio” interni a Banca Cis… Ma le segnalazioni venivano “nascoste”….di Enrico Lazzari

Si intrecciano situazioni, eventi, decisioni e fatti nel “groviglio” di fascicoli che vanno a comporre il procedimento giudiziario 500/2017, il “Caso Titoli” per intenderci, in cui gli inquirenti hanno analizzato tre anni di attività propria di Banca Centrale. Fornire un quadro chiaro, comprensibile ai più di questo “caso”, incentrato sulla controversa compravendita dei titoli Demeter da parte di Bcsm ma che si espande fino al commissariamento e alla altrettanto “controversa” liquidazione di di Asset Banca e al relativo inglobamento della stessa in Cassa di Risparmio -a sua volta oggetto di “controverse” manovre-, non è facile. Forse, vista la tecnicità di certi aspetti, addirittura impossibile.

Un quadro parziale, però, lo stiamo ricostruendo da giorni su queste stesse pagine elettroniche, concentrandoci su situazioni le cui peculiarità e i cui effetti sono facilmente comprensibili anche a chi non ha competenze finanziarie o cantabili specifiche. Ci hanno aiutato tanto, in tal senso,. Le testimonianze rilasciate nel corso delle recenti udienze da ex o attuali Segretari di Stato, di dirigenti politici sammarinesi e di protagonisti di quel momento storico sammarinese che si snoda dal 2016 al 2019.

Con il “Caso Titoli”, quindi, ci troviamo di fronte ad un processo che non vede imputato alcun politico o ex politico al fianco di una quasi intera governance di Banca Centrale e di una figura che, senza alcun mandato ufficiale, sembra aver partecipato attivamente nelle più delicate azioni con rilevanza finanziaria e bancaria di quegli anni: il finanziere lucano Francesco Confuorti. Ma che, al tempo stesso, evidenzia una lunga serie di responsabilità politiche, soprattutto in quei Segretari di Stato che risultavano essere membri permanenti del Comitato per il Credito e il Risparmio (CCR), l’organismo di contatto e confronto che rappresentava il collegamento fra governance finanziaria e governo.

I frequenti “non ricordo”, “la memoria non è più perfetta”, “non eravamo informati”, “quelle decisioni non spettavano al governo” e così via snocciolati dal banco dei testimoni da Nicola Renzi, Simone Celli, Gian Carlo Capicchioni, Andrea Zafferani, Guerrino Zanotti (tutti Ministri del governo AdessoSm di nomina Repubblica Futura o Ssd, partito oggi in ampia parte confluito in Libera) alimentano forti dubbi sull’adeguatezza di quella classe dirigente, che (almeno al sottoscritto) pare aver -nella migliore delle ipotesi- assistito passivamente, forse senza neppure rendersi conto di ciò che accadeva sulle loro teste, a “scelleratezze” che hanno rischiato di distruggere nelle sue fondamenta democratiche ed economiche la Repubblica di San Marino, passata indenne a secoli ben meno “tranquilli” di oggi.

E pensare che, come scritto ieri (leggi qui), già nell’aprile 2017 in un esposto “pubblico”, il Pdcs aveva denunciato “l’esistenza di un disegno opaco, silente ed inarrestabile” che mirava “ad un controllo eversivo di alcune funzioni dello Stato”. Esposto colpevolmente ignorato dal governo AdessoSm che, evidentemente, quel rischio lo ha sottovalutato, al pari di tutti i segnali che provenivano -o da ciò che doveva pervenire e non perveniva, ad esempio risposte a precise domande poste nel CCR- da Banca Centrale e dai suoi vertici.

Altri eloquenti elementi sono giunti nel corso dell’udienza del 19 febbraio scorso, nel corso della testimonianza di Nicola Veronesi, dal 2008 al marzo 2019 direttore dell’Agenzia di Informazione Finanziaria (AIF). “Le anomalie che abbiamo riscontrato -ha detto- originavano dalla circostanza che in un dato momento storico Banca Cis aveva richiesto un supporto finanziario a Banca Centrale (15 milioni di euro; ndr). Avevamo riscontrato che (…) una parte o, addirittura, tutta questa liquidità potesse essere utilizzata in forme che dire anomale di finanziamento fosse un eufemismo…”.
“Si evince in diverse relazioni -ha continuato, sempre rispondendo alla Procura Fiscale- che Banca Cis aveva erogato finanziamenti oppure autorizzava sconfinamenti di conto corrente a soggetti, molteplici, che avevano un merito creditizio pari allo zero, piuttosto che affidamenti che non erano garantiti da alcunché”.

Sta di fatto che, nonostante i rapporti non idilliaci fra AIF e la Bcsm guidata da Lorenzo Savorelli prima e da Roberto Moretti, poi, la prima ha sempre -secondo quanto sostenuto dal Direttore Aif- comunicato alla Direzione di Bcsm ogni segnalazione ritenuta necessaria.
“La questione più eclatante -ha riconosciuto Veronesi – riguarda le comunicazioni che sono intercorse fra il luglio e l’agosto 2018 con la direzione Moretti. Questa vicenda me la ricordo molto bene: il 2 luglio di quell’anno, facemmo una segnalazione a Banca Centrale sulle modalità di finanziamento che ritenevamo alquanto anomale” e “chiedemmo un feedback all’esito delle verifiche di competenza della Banca Centrale per capire se quelle condotte potessero avere una rilevanza penale o meno, perchè se la potevamo avere, a quel punto, l’ipotesi di nostra competenza del riciclaggio sarebbe tornata poi sotto la nostra attenzione”.

Ma “a quella prima richiesta non ci fu risposta -ha precisato il teste-, alla fine di agosto facemmo un’altra segnalazione integrativa” aggiungendo “altre circostanze analoghe e sollecitammo anche l’invio di un riscontro rispetto alla precedente lettera che non ci pervenne…” A dire il vero, verso la metà di settembre, una “fumosa” risposta arrivò ad AIF da Banca Centrale, per assicurare che avrebbe approfondito con AIF gli aspetti segnalati “alla prima occasione utile, senza dare un’indicazione più specifica a livello temporale e che, comunque, non si rilevavano (da parte di Bcsm; ndr) collegamenti di alcun tipo fra i fatti segnalati e i finanziamenti che nel frattempo erano stati erogati o stavano essendo erogati” da Banca Centrale a Banca Cis.

In realtà -come svelato già dalla Commissione parlamentare di inchiesta su Banca Cis- le segnalazioni inoltrate da Aif a Banca Centrale, sarebbero andate a comporre il “Protocollo segreto di Moretti”, come ricordato dalla Procura Fiscale al teste.
“Sono rimaste, da quello ho capito -ha confermato Veronesi – chiuse, diciamo, un po’ di nascosto, però poi, dopo che mi sono attivato personalmente con la Presidente Tomasetti, queste cose sono emerse perchè la stessa Presidente ci ha convocati, a me e al mio vice dell’epoca, l’attuale direttore. Siamo andati ad illustraretutte le circostanze in una seduta del Consiglio Direttivo” che, “percepimmo, era all’oscuro di tutto, sia delle nostre comunicazioni che del fatto che fossero rimaste in qualche modo un po’ nascoste dentro qualche cassetto”.

La nomina di Catia Tomasetti alla Presidenza di Banca Centrale (ancora oggi quanto mai osteggiata e combattuta soprattutto da Repubblica Futura sul piano politico) unita all’integerrimità dei responsabili di AIF, quindi, rappresentò lo spartiacque e determinò un profondo cambio di rotta, avviando -nei fatti- il declino della cosiddetta “cricca” fino a quel momento imperante… Oggi, almeno nella sua punta dell’iceberg, tutta al centro di precisi procedimenti giudiziari.

Enrico Lazzari