Antonella Mularoni: “Entro ottobre la produzione dovrà essere spostata in una struttura agibile”.
L’iter di privatizzazione della Centrale del latte, a distanza di quasi un anno dall’avvio, è ancora in fase di stallo. Gli allevatori sammarinesi, a cui il governo ha affidato a metà marzo l’incarico di prendere in mano l’azienda autonoma dello Stato, non hanno infatti ancora sciolto tutti i nodi.
Per questo motivo, anche su pressione dei sindacati, il Congresso di Stato ieri ha approvato una delibera per contingentare i tempi e per chiudere entro agosto la trattativa con gli allevatori.
A spronare governo e sindacati è il precario stato dell’immobile che ospita la Centrale. “La Protezione civile ha stabilito che la struttura è agibile fino a fine ottobre – spiega il segretario di Stato al Territorio Antonella Mularoni – ma l’agibilità potrebbe essere tolta anche prima in caso di problemi. Per questo entro quella data la produzione deve essere spostata in una struttura agibile”.
L’inverno scorso il solaio della struttura ha mostrato evidenti segni di cedimento e per questo è stato puntellato in più punti. In primavera quindi è crollato una parte di cornicione. Una situazione critica che ha spinto rappresentanti dei lavoratori a minacciare nei mesi scorsi la politica di chiudere volontariamente lo stabilimento.
Al momento la trattativa tra governo e allevatori è bloccata proprio sulla modalità con cui proseguire la produzione casearia per i mesi della ristrutturazioni dell’immobile. “Secondo loro – spiega il segretario Mularoni – è possibile continuare la produzione all’interno dello stabile e allo stesso tempo iniziare le ristrutturazioni. Per noi non ci sarebbe problema ma servono tutti i permessi e ad oggi non siamo sicuri che vengano concessi”.
Un altro aspetto che ancora non è stato ufficializzato è quello del numero di lavoratori che verranno riassunti nella nuova azienda. Gli imprenditori si sono impegnati a prendere 6 dei 14 dipendenti attuali. “Una volta definito l’accordo – continua la Mularoni – bisognerà aprire la trattativa per trovare le soluzioni per gli altri”. In sintesi “abbiamo tre mesi in cui lavorare sodo – conclude – ed entro agosto dobbiamo definire tutta la situazione”
Davide Giardi, La Tribuna