San Marino. Comitato Risarcimento Danni da misure anti-covid… Perchè è tutto “misterioso” e privo di trasparenza? Chi paga le spese legali della vertenza? … di Enrico Lazzari

Enrico Lazzari

All’apparenza sembra una iniziativa in tutela dei cittadini…. Ma sarà davvero così? Sta di fatto che chiunque, oggi, può aderire ad una sorta di class-action contro lo Stato. Chiunque si senta danneggiato dalle misure restrittive disposte dall’Esecutivo in questa emergenza pandemica. E’ nato, infatti, a San Marino, il Comitato “Richiesta di risarcimento danni” per i decreti anti-covid.
Non mi dilungo nel ricordare cosa sia e cosa si proponga visto che nei giorni scorsi la notizia ha avuto ampia visibilità sulle cronache sammarinesi. Ma, è doveroso evidenziare alcune inquietanti mancanze, almeno in termini di chiarezza, relative ai promotori di questa iniziativa.
Il primo dubbio che ho è: chi ha creato e a chi fa riferimento il Comitato? L’unico nome che si può trovare è quello dell’Avvocato Nicola Maria Tonelli, che ha sede al civico 83 di via XXV Marzo, a Domagnano, studio legale indicato nel form di adesione come luogo in cui “si formalizzerà la richiesta” vera e propria di risarcimento. Non è indicato, ovviamente, né come responsabile del comitato né come ideatore dell’iniziativa e appare essere in piena legittimità il semplice avvocato incaricato dal Comitato.
Nessun altro indizio sui promotori o responsabili è possibile trovare nell’improvvisato e scarno sito internet “ufficiale”, visto che non esiste nessun riferimento in calce alla pagina. Neppure ricorrendo al “whois” (il sistema che ci svela chi è l’intestatario del dominio) è possibile individuare un nome poiché l’intestatario ha offuscato ogni informazione in materia. Già questa grave condizione pone non pochi dubbi: perchè non rispettare neppure la base dei canoni di trasparenza in una iniziativa di impatto pubblico? Cosa c’è da nascondere, vien -malignamente- da chiedersi? Probabilmente nulla, voglio ottimisticamente pensare…
Ma, c’è un ma… Nella vicina Italia -come ricordato anche la settimana scorsa in un programma di approfondimento televisivo- queste “cause collettive” sono diventate un vero business. Una di queste, infatti, avrebbe unito circa 5.000 cittadini che si ritengono danneggiati da norme presuntamente anticostituzionali. Ognuno di questi avrebbe versato 150€ di contributo spese o parcella per un “fatturato” totale dell’iniziativa prossimo ai 750mila euro… 750mila euro per una causa collettiva… 750 mila euro incassati a prescindere dall’esito della stessa causa, peraltro destinata a misera bocciatura, visto l’art.16 della Costituzione italiana (in cui si palesa chiaramente che “ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” ma altrettanto chiaramente si evidenzia che questa condizione può venire superata con “le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”).
Ma sul Titano, direte, la Costituzione non vale nulla… Vero, in Repubblica i principi sono sanciti nella Carta dei Diritti, o, meglio, nella “Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese”.
Allora, proviamo a leggerla… Arriviamo all’art.6 e leggiamo: “La Repubblica riconosce a tutti le libertà civili e politiche. In particolare, sono garantite le libertà della persona, del domicilio, di dimora ed espatrio, di riunione e d’associazione, di manifestazione del pensiero, di coscienza e di culto. E’ tutelata la segretezza delle comunicazioni in qualsiasi modo esse avvengano”. Alla luce di ciò verrebbe da concludere che le basi per intentare una causa risarcitoria, sul Titano, ci siano…
Peccato per chi ha già iniziato ad assaporare il risarcimento che lo stesso articolo 6 specifichi chiaramente che “La legge potrà limitare l’esercizio di tali diritti solo in casi eccezionali per gravi motivi di ordine e di interesse pubblico”.
Evitare il collasso dell’assistenza sanitaria non rientra forse nell’interesse pubblico? Difficile sostenere il contrario…
In ogni caso, a pensar male, il sospetto che dietro a tutto ci possa essere l’individuazione di un business finanziato dall’ingenuità o dall’integralismo novax appare tangibile. Ma, si spera, potrebbe essere nei prossimi giorni lo stesso legale citato nel documento di adesione a far scemare ogni dubbio in tal senso.
La prima adesione a questa sorta di “class-action” bioancazzurra, ovvero l’invio del modulo, non comporta costi, come chiaramente spiegato da uno dei responsabili su precisa richiesta. Ma poi? Quando nello studio legale si formalizzerà l’incarico vero e proprio di rappresentanza al legale ci saranno costi? Su questo,a 24 ore dalla specifica richiesta, non è giunta alcuna risposta…
Dunque, ben vengano spontaneamente dai cittadini iniziative di tutela dei diritti, perchè indicano una certa salute della qualità di democrazia di una comunità. Ma ognuna di queste deve avere dei canoni imprescindibili e uno di questi -che in questo caso è palesemente mancante- è la trasparenza.
Quindi, è doveroso, oggi, ripristinare la trasparenza su una iniziativa che, in assenza di ciò, appare controversa. Chi sono i promotori del comitato? Esistono per gli aderenti dei costi, parcelle, contributi spese da corrispondere al Comitato o allo studio legale che porterà avanti la vertenza?

Enrico Lazzari