San Marino. Consiglio Grande e Generale: ”Prosecuzione del dibattito sui rapporti con l’Ue e la Repubblica italiana”

consiglioClaudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: ” Il momento di particolare attesa e una nuova missione dei tecnici della Commissione europea, che saranno a San Marino nei prossimi giorni, rendono attuale il dibattito. La maggioranza ha lavorato per capire come questo comma possa concludersi con un atto condiviso del Consiglio grande e generale, tenendo conto in particolare il momento in cui siamo collocati e la novità di questi giorni. Lo stesso elemento di potenziale instabilità del nostro vicino, l’Italia, dà infatti ancora più peso e importanza alla nostra integrazione europea. Sono convinto che San Marino debba impegnarsi a fondo per fare capire all’ interlocutore europeo, ai 27 Paesi, che ha scelto di far parte di quella cornice, di quel sistema di regole e principi. Deve convincerli che non investe sull’essere differente, ma sull’essere uno Stato autonomo, con sue specificità, accettando di essere compatibile al sistema di regole europee. Durante gli incontri del gruppo Efta con le realtà del Paese, anche quella delegazione ha compreso che San Marino non è Paese da operetta, ma una realtà viva, organizzata, concreta con un suo sistema economico, che ha anche i suoi problemi, come il contenzioso con l’Italia, ma ha la dimensione e il profilo per poter far parte della famiglia europea. E’ un messaggio che il Consiglio grande e generale deve dare in maniera congiunta, per poter trarre, anche dalla scadenza referendaria prossima, quel messaggio più conveniente e maturo nel rapporto che San Marino vuole avere con l’Ue. La Repubblica deve far comprendere agli interlocutori che non deve stare fuori, ma che ritiene il suo futuro e quello dei suoi cittadini dipendenti da un  investimento importante e caratterizzante, come la presenza in Europa. Confido che ai gruppi parlamentari e ai colleghi di governo possano servire le reciproche osservazioni, perché il passaggio che abbiamo di fronte possa essere un elemento di riferimento di maggiore solidità, soprattutto in questa fase di incertezza italiana”.

Guerrino Zanotti, Psd: “Il dibattito, anche se é passato più di un mese, ha dato spunti importanti. Non dobbiamo perdere l’occasione che ci offre questo confronto, quella di uscire dalla discussione con una posizione univoca. Su questi temi il Paese deve uscire con una posizione condivisa, che vada nel senso di una maggiore integrazione di San Marino con l’Unione europea, perché i tempi stringono e la contingenza legata alle difficoltà dell’Italia purtroppo per il nostro Paese sono un problema, per la sua economia e il suo sviluppo. Si rende necessario avviarsi e lavorare per una maggiore integrazione nell’Ue.  Nel programma di governo è assolutamente centrale il discorso dell’integrazione europea, dell’ingresso nel mercato interno e dell’acquisizione per i nostri cittadini della cittadinanza europea”.

Alessandro Mancini, Ps: “L’intervento del governo è in grande parte condivisibile. Il rapporto con l’Italia e l’Ue sono due temi strettamente collegati e tra l’altro, come anticipato dal segretario Felici, l’Europa assume un ruolo più importante alla luce dell’attuale situazione politica italiana. Non è la prima volta che parliamo dei rapporti con la Repubblica italiana, la fotografia che oggi abbiamo è sicuramente con molti più colori rispetto al passato, ci sono stati passaggi di rilievo, frutto del lavoro fatto in quest’Aula, con l’approvazione condivisa di leggi che hanno portato alla firma dell’accordo sulle doppie imposizioni che purtroppo non è entrato in funzione, perché non ratificato dal parlamento. Sappiamo come pesa questa ratifica per l’uscita dalla black list. Prima dalla crisi di governo sembrava ci fossero le condizioni per giungere alla ratifica, purtroppo non c’è stata.  La nostra posizione del Ps, e della coalizione Intesa, è per un’integrazione a pieno titolo con l’Europa. Siamo di fronte a un referendum che darà elementi di valutazione e siamo disposti a ragionare tutti insieme per capire quali saranno i passi necessari al Paese. Quest’Aula ha il compito e il dovere di affrontare in modo condiviso questi passaggi. Chiedo un confronto il più ampio possibile per tutti i consiglieri”.

Nicola Renzi, Ap: “Il rapporto con l’Italia non può essere considerato solo a livello di governo o di diplomazie, ma riguarda le varie amministrazioni, le forze di polizia e le opinioni pubbliche dei due Paesi. Abbiamo visto tutti sulla stampa locale alcune dichiarazioni riportate sul blog di alcune forze politiche italiane che ci devono lasciare perplessi. Dobbiamo farci carico assolutamente, come rappresentanti di San Marino all’interno del Consiglio di porci in modo critico verso questi commenti, ma dovremo anche cercare di avere come obiettivo di descrivere la realtà sammarinese. In questo ultimo mese abbiamo avuto alcuni esempi di come una certa stampa, anche italiana, abbia voluto distorcere la realtà su alcuni episodi. Quando arrivano sentenze assolutorie che ci riguardano sono sottaciute, ma gli attacchi vengono amplificati, parlo ad esempio del rapporto del nostro istitito di credito e l’affaire Mps. Ben vengano prese di posizione del congresso di Stato quando le informazioni sono distorte. Ad ogni modo non dobbiamo assolutamente temere l’ambiente internazionale. Ma rispetto al confronto in atto con i veri organismi internazionali, alle diverse opzioni prese in esame poste dall’Ue, mi piacerebbe che iniziassimo a parlare con dei termini magari meno appetibili, ma più realistici. Insomma, dovremmo iniziare a parlare di più di integrazione. Siamo di fronte a una sfida epocale, dobbiamo avere il dovere di coglierla e lavorare per avere un rapporto e un dialogo proficuo con l’Ue”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Delle cinque opzioni proposte dall’Efta solo due sono considerate attuabili. La posizione di Rete è stata riassunta dal suo attivista Michele Pazzini durante il colloquio con i funzionari europei. Noi rifiutiamo l’ingresso diretto, i costi dell’adesione sarebbero infatti superiori ai benefici. Non vogliamo neppure lasciare le cose come stanno.

Solo ora, in piena crisi economica, si parla di Europa in maniera approfondita. Ancora una volta la classe dirigente non vuole chiedere ai cittadini di mettersi una mano sulla coscienza. Così si delega il fardello dei problemi a ‘mamma Europa’. Ma è la stessa Ue a dire che non è pronta ad accogliere i piccoli Stati.

C’è poi l’ipotesi di adesione allo Spazio economico europeo (See), che darebbe condizioni favorevoli. Ma San Marino è pronta? Da una piccola ricerca sul Liechtenstein, che da tempo ha aderto allo See, risulta che si è dovuto dotare di un comitato ad hoc. Un’ottantina di funzionari gestiscono l’accordo e circa 25 in maniera esclusiva. Il nostro Paese non è pronto, lo See potrebbe essere un obiettivo. Per quanto riguarda l’accordo di associazione, per l’Efta l’opzione preferibile, per noi è auspicabile, ma non è stato dettagliato nei documenti per cui abbiamo chiesto un approfondimento. Al momento l’unica via percorribile è allora quello degli accordi bilaterali, in modo da cominciare ad adeguarci alle richieste dell’Europa. Serve collaborazione per migliorare la trasparenza e l’indipendenza nella gestione della Pa, in modo da favorire la meritocrazia e la formazione di funzionari. In conclusione Rete è contraria all’adesione, scettica sullo See, favorevole all’accordo di associazione e ancor di più all’intensificazione degli accordi bilaterali con i Paesi membri”.

Giovanni Lonfernini, Upr: “Ringrazio il segretario di Stato Valentini per il riferimento puntuale. Dal dibattito emerge una convergenza generale sulla necessità di dare concretezza al processo di integrazione con l’Ue. Tra poco in merito ci sarà un referendum e sarà curioso vedere come alcune forze politiche si porranno rispetto alla duplice opzione. Pare infatti che qualcuno, oltre al No e al Sì, ultimamente offra il Ni. La politica non può essere indifferente alle conclusioni sul rapporto con i piccoli Stati, né alle opzioni emerse. Auspico dunque un ulteriore confronto.  Il lavoro del governo e del consiglio precedenti hanno messo l’Ue in condizione di porre attenzione alle relazioni con i micro Stati. Le scelte avranno un impatto politico, istituzionale ed economico. Allora non rimaniamo con le mani in mano, valorizziamo e responsabilizziamo i settori della Pa più interessati.

Lo scorso marzo abbiamo rinnovato la convenzione monetaria ed è stato fissato entro il 1° gennaio 2015 un percorso di adeguamento in materia bancaria e finanziaria. Un ulteriore cambiamento per il sistema dunque. Per cui da questo dibattito dovrebbe emergere  una scelta di continuità verso il consiglio grande e generale e la scelta dell’esecutivo di professionalizzare le figure nella Pa    ”.

Alessandro Rossi, Su: “Sento un certo imbarazzo, il dibattito è spento e rassegnato. In merito ai rapporti con l’Italia ci può essere un ulteriore ritardo nella ratifica degli accordi. E si tratta di un’ulteriore responsabilità per il governo precedente, e per quello attuale, per non essere riuscito a produrre l’accordo nei tempi necessari. Ora dopo il voto italiano e possibili nuove elezioni, i tempi si allungano.

Sul rapporto con l’Ue, non esiste un dibattito sul referendum e ciò dimostra l’incapacità della politica di indirizzare la cittadinanza. Sono pro adesione, ma l’assenza di confronto sulle varie opzioni dà il segno della crisi sociale che vive il Paese. C’è l’incapacità della politica di dare delle prospettive e trovare delle soluzioni. Il Paese vive in uno stato catatonico, è opportuno un risveglio civico sull’adesione all’Ue prima del referendum. Infine un elemento politico grave: per responsabilità, incapacità e sfortuna non è stato raggiunto l’obiettivo nei rapporti bilaterali e non si è stimolata la dialettica sull’Ue. Comune se il Sì vincerà al referendum daremo un segnale dirompente alla comunità internazionale   ”.

Paride Andreoli, Ps: “Un dibattito spezzato può perdere di vigore. Con Efta c’è stato un importante incontro, di conoscenza, ma le volontà dentro al Consiglio grande e generale sono diverse. Da tempo si parla di Ue, già dal 2002 quando potevamo entrare come osservatore, il governo di allora, che durò sei mesi, manifestò questa volontà. Ma l’immobilismo della politica non fa prendere decisioni. Se l’esecutivo pensa di avere la soluzione giusta vada avanti, ma fino a pochi mesi fa un partito di opposizione, oggi al governo, voleva la piena adesione, mentre quanto rimasto dal precedente congresso di Stato opta per l’integrazione. Nell’attuale maggioranza non c’è coesione sul tema. La posizione del Ps è nota: siamo un piccolo Stato e occorre ascoltare la popolazione, nella scelta serve condivisione.

Sui rapporti con l’Italia apprendo con preoccupazione i risultati elettorali. Siamo in black list i rapporti si sono raffreddati e la preoccupazione aumenta. San Marino ha fatto grandi passi su trasparenza e legalità, ma l’ingovernabilità in Italia è fonte di preoccupazione, dobbiamo avere un dialogo proficuo.

Occorre definire un sistema economico diverso. C’è un tavolo di sviluppo e c’è la necessità di perpetuare la politica del fare”.

San Marino, 28 febbraio 2013/01

Fonte: Della Torre1