San Marino. E’ allarme: sono finiti i soldi!

Si è fatta attendere non poco la risposta all’interrogazione dei consiglieri del Ps Alessandro Mancini e Denise Bronzetti sullo stato della liquidità della Repubblica. Come se chi stesse conducendo un’auto e volesse realmente andare verso una qualche meta, potesse permettersi di non sapere quanta benzina c’è nel serbatoio ma continuasse a riproporsi di guardarci dopo. Perché la risposta non è arrivata prima, c’era qualcosa da nascondere? Sono le domande che sono risuonate in aula consiliare durante l’ultima sessione del Consiglio Grande e Generale, pronunciate proprio dal capogruppo del Ps Alessandro Mancini che aveva detto: “Perché si continua a rimandare una risposta? La situazione sullo stato di liquidità è così drammatica? E perché prendere tutto questo tempo per una risposta che doveva essere immediata? Sono dati che chi guida un Paese non può dire di ignorare o di aver bisogno di tempo per elaborare visto che devono essere costantemente tenuti sotto mano”. Ora che la risposta è arrivata si comprende meglio il senso delle dichiarazioni dello scorso novembre del segretario alle finanze Guidi sul fatto che i soldi della patrimoniale servivano a pagare le tredicesime. Dal canto suo il Segretario Guidi fa comunque sapere che “le previsioni dei flussi di cassa nei prossimi mesi non evidenziano l’impossibilità o il rischio di non corrispondere i flussi in uscita”. Il malato può dunque ancora sopravvivere sebbene analizzando le sue ‘cartelle cliniche’ non si può fare a meno di notare come negli ultimi anni il suo stato di salute sia andato verso un veloce peggioramento e come sia migliorato soltanto – ma evidentemente si trattava di un finto miglioramento – in concomitanza alla robusta trasfusione avvenuta nel 2018 con la patrimoniale. Se a dicembre del 2018 il saldo di cassa di fine periodo si attestava a circa 42 milioni di euro, alla fine del 2019 le previsioni evidenziano un dato di nemmeno 9 milioni, il peggior dato degli ultimi 5 anni. Con tutto quel che è stato fatto passare al Paese, prima fra tutti la discesa dei barbari sul sistema bancario e finanziario, verrebbe da dire, usando le parole di Renato Farina, che esso ha dimostrato una resilienza da piramide di Cheope. Quanti altri colpi verranno inferti al Paese prima della sua definitiva ‘liberazione’ non è dato sapere. Frattanto a fronte di un dato sulla liquidità che fa venire la pelle d’oca si continua a condurre la Repubblica verso le mete più disparate. Così con il serbatoio quasi a secco e senza che si intraveda all’orizzonte una stazione nella quale fare rifornimento, è stata adottata una delibera, la n.30 del 23 aprile, che autorizza l’acquisto di 230 azioni del valore nominale di 10mila euro della banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). A fronte di una spesa di 2.030.000 euro di competenza del 2019, 370mila euro verranno versati subito mentre la restante parte verrà registrata sotto la voce ‘azioni sottoscritte ma non ancora versate’. Una sottoscrizione giudicata dal capogruppo di Rete Gian Matteo Zeppa “inopportuna in un momento di grande difficoltà per le casse dello Stato”. “La Bers – ha aggiunto – nasce subito dopo la caduta del muro di Berlino per consentire agli ex paesi sovietici, quindi in orbita Russia, di riconvertire le proprie economie in maniera liberista, il problema è che quella banca si sposta su quel sistema finanziario del mercato estero asiatico che non è ben visto per tutti i rischi legati al riciclaggio. Tuttavia anche senza entrare nel merito non si capisce come mai somme così importanti vengano investite in un momento simile per la Repubblica di San Marino”. Non è detto tuttavia, come lo stesso Zeppa ha lasciato intendere, che ciò che non è dato sapere in questo momento non si riveli a breve “quando ci sarà la necessità di trovare il famoso finanziamento”.

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