Eh, niente… La critica, “pungente” o meno, la “frecciatina”, l’ironia sono sempre meno tollerate. Questa volta, a scagliarsi minacciosamente -si fa per dire- contro il personale diritto di critica è nientemeno che l’Ordine Sammarinese degli Avvocati.
“Il diritto di critica e di cronaca -ha scritto in una nota- non può giungere ad offendere la dignità della professione forense finendo per conculcarla, inibirla, o addirittura giungere a descrivere l’avvocato come un prezzolato favoreggiatore”. Un concetto, onestamente, incontestabile.
Come, del resto, è condivisibile il ritenere “dovere del Consiglio Direttivo dell’Ordine degli Avvocati Notai, esprimere all’unanimità, sostegno e vicinanza a tutti i colleghi che subiscono tali sconsiderati attacchi”. Un sostegno e vicinanza che, in tal caso, io stesso mi sentirei in dovere di esprimere. Ma, un simile attacco, a “mezzo stampa o siti online”, c’è stato verso un professionista del Foro sammarinese?
Leggendo le conclusioni della non troppo serena nota diffusa nei giorni scorsi dall’OAN parrebbe di sì. Se non altro visto la minacciosa conclusione della stessa: “L’attacco al singolo professionista verrà ritenuto un attacco all’intera categoria di appartenenza e l’Ordine, se necessario, si farà portatore di sostegno e tutela della categoria anche in sede giudiziale”.
Forse, la minaccia è puramente preventiva? O, invece, è riferita alle durissime critiche che -via social dai cittadini sammarinesi “comuni” e non via “stampa o via siti online” dagli operatori dell’informazione- ha suscitato l’applicazione da parte di un giudice della legittima norma sulla “tenuità del fatto”, che ha visto in giudizio prima assolvere un imputato per aver speso 30 euro dalla Smac-card di una collega e poi, questa volta senza critiche social, condannarne un altro nonostante la -mi si permetta- perlomeno singolare difesa del suo legale che intendeva ricondurre a “tenuità del fatto” un furto continuato dal totale sottratto quantificato in 420 euro?
Non intravedo reati, neppure morali, nell’evidenziare in qualunque ricostruzione giornalistica che il legale difensore dei due fosse lo stesso. E non li intravedo neppure nell’ironizzare o evidenziare in maniera “pungente” la quantomeno “originale” -ovviamente è una mia opinione personale- linea di difesa perseguita nel secondo procedimento, non a caso rigettata dal giudice che ha riconosciuto l’infondatezza e inadeguatezza della stessa.
E’, forse, secondo l’Ordine degli Avvocati e dei Notai, un reato evidenziare che il difensore ci “riprova e richiede nuovamente la non punibilità del fatto per particolare tenuità”, nonostante questa “particolare tenuità” fosse di oltre 400 euro, e dopo aver vinto, poco prima, con la stessa linea di difesa, una causa in cui il suo assistito che spese 30 euro non suoi venne assolto? Lesa Maestà, forse? O, invece, evidenziare ciò è un pungente, quasi ironico, esercizio del diritto di critica e di opinione dell’autore dell’articolo?
Oppure, invece, a qualche avvocato o notaio non è piaciuta qualche altra cronaca giornalistica di situazioni o eventi dove lo stesso figurava come “sospettato” –anzi per essere precisi indagato– e non come legale di difesa? Ci sono forse, secondo l’Ordine, categorie come quella degli avvocati e dei notai di cui nulla si può e si deve dire ai cittadini in una società di diritto, se non quando vincono cause?
Ho riletto le cronache sammarinesi delle ultime settimane e, a dire il vero, non ho trovato nulla sui giornali o sui siti online di irrispettoso verso un avvocato o un notaio. Ho letto cronache, peraltro secondo me ben fatte, di fatti eclatanti come, ad esempio, il “caso RAS-CSA-Filipin” che ha visto fra i protagonisti anche un notaio (o in politically-correct dovrei scrivere notaia?) sammarinese.
Realmente, non posso comprendere la nota diffusa dall’Ordine, che ritengo quanto mai fuori luogo e che, in quanto tale, meriterebbe un approfondimento interno allo stesso Ordine che, se del caso -se da altri inserita nel novero dell’attacco alla legittima libertà di espressione, al diritto all’informazione e alla libertà di pensiero e di stampa- possa culminare con le dimissioni dei responsabili ai vertici di un Ordine così delicato e importante per gli stessi equilibri democratici che il ruolo dello stesso ha il compito imprescindibile di contribuire a mantenere.
Non posso credere, infatti, che tutti gli avvocati e notai sammarinesi possano condividerne l’opportunità, il senso e soprattutto i toni, addirittura, talvolta, cromaticamente affini a quelli della vile “minaccia” agli operatori dell’informazione. Minaccia che, in ogni caso, non sortirà certo l’effetto sperato…
Anzi!
Enrico Lazzari