Mai come in questo momento Sindacati e governo sono ai ferri corti. Per comprendere meglio le ragioni dietro l’agitazione sindacale abbiamo deciso di intervistare i Segretari Generali delle tre sigle sammarinesi. Con loro abbiamo affrontato i temi più spinosi dell’attualità. Si parte con Enzo Merlini, Csdl.
Segretario Merlini, soddisfatto del rinnovo del contratto Pa?
“Sì. Le Federazioni sindacali hanno lavorato intensamente per raggiungere un buon accordo e ci sono riuscite. Oltre ai risultati, c’era in ballo anche la dignità dei dipendenti pubblici, la quale, senza contratto, era calpestata. C’è rammarico per non aver completato il percorso della stabilizzazione dei precari: mi riferisco al corpo docente. Il governo ha cambiato le carte in tavola abbandonando il sistema dei concorsi ed escogitando l’Allegato 2. Ora non resta altro da fare che procedere alle stabilizzazioni in base alle graduatorie. Mi auguro che il governo non s’inventi qualcos’altro per ostacolare questo percorso. Non possiamo lasciare indietro nessuno”.
Violenza contro le donne ma non solo. Esiste anche una violenza economica. Le donne spesso sono sottopagate rispetto agli uomini. Perché accade? Cosa si sta facendo di concreto? Qual è la situazione in Repubblica?
“Non avere dati ufficiali non aiuta a trovare le soluzioni migliori. Sicuramente il modello contrattuale sammarinese, grazie all’efficacia erga omnes, lascia meno spazio alle discriminazioni economiche di genere da parte delle imprese. Nel settore privato permangono ancora differenze di inquadramento professionale a parità di mansione ma, soprattutto, sono gli avanzamenti di carriera ad essere nettamente a favore degli uomini. Probabilmente gli imprenditori valutano ‘meno affidabili’ le donne in termini di tempo che possono dedicare al lavoro quando sono chiamate ad assumere ruoli di responsabilità. Se il metro di misura continua ad essere il tempo e non la qualità non si faranno significativi passi in avanti. In concreto, la situazione è stazionaria, perché non è una questione normativa, ma culturale. Le imprese devono evolversi anche in questo senso, ma mi pare che il processo sia troppo lento, così come gli uomini devono dedicarsi di più nell’espletamento degli impegni familiari”.
Politica dei redditi. Avete sottolineato più volte il silenzio del governo. Irreversibile la strada verso lo sciopero generale?
“Lo sciopero non è mai irreversibile. Già in passato è stato revocato quando si sono raggiunti risultati in extremis. Certo è che occorrerebbe andare in piazza anche solo per contestare il totale disinteresse del governo sul tema degli interventi per le persone e famiglie più colpite dall’inflazione. Capisco però che i nostri rappresentati sono più sensibili ai contenuti. Se le nostre proposte troveranno le risposte che meritano, la piazza rimarrà riservata ai turisti e ai cittadini che frequentano il centro storico. In caso contrario, mi auguro che non riesca a contenere tutti coloro che sciopereranno”.
Può dare un giudizio su questa legislatura ormai agli sgoccioli?
“Nel rapporto con i sindacati è stata altalenante: buona nella gestione della pandemia e della riforma del mercato del lavoro, pessima nell’ultimo miglio della trattativa per la riforma delle pensioni e per quanto concerne i provvedimenti economici. Le altre riforme strutturali sono rimaste al palo: IGR, IVA, FONDISS, ICEE solo per citarne alcune. Nonostante una robusta crescita economica, dovuta a fattori esterni ed alla dinamicità delle nostre imprese che hanno quasi azzerato la disoccupazione, la legislatura si chiude con un Paese in cui le diseguaglianze sono aumentate. Di questa situazione il governo ha grandi responsabilità, per cui nel complesso il giudizio è negativo”.
L’associazione all’Unione Europea sarà positiva per San Marino? Referendum sì o no?
“Sono europeista da sempre, per cui la risposta alla prima domanda è sì. A parte i valori ideali, di cui c’è comunque bisogno, cito solo due esempi che dovrebbero accomunare tutti, anche gli euroscettici: 1) i nostri giovani con il solo passaporto sammarinese potranno circolare, studiare e lavorare liberamente in Europa; 2) gli investimenti nell’economia reale arriveranno solo se le imprese sammarinesi avranno il bollino UE. Servono altri elementi di attrattiva ma questa è una condizione basilare. Trovo infondate le preoccupazioni relative alla libera circolazione delle persone, a maggior ragione con il sistema di quote che è stato concordato, mentre occorre attenzione per la libera circolazione dei lavoratori, vista l’esperienza di qualche anno fa. Mi rassicura il fatto che la Commissione UE abbia condiviso il principio che il mercato del lavoro interno non possa essere destabilizzato da un ricorso ingiustificato al lavoro frontaliero. Referendum consultivo sì: anche se tutte le forze politiche, sociali ed economiche fossero favorevoli alla firma dell’accordo, un passaggio così epocale deve essere condiviso dalla cittadinanza non per interposta persona. Non ci vuole fretta, però, perché la fase informativa su contenuti e opportunità che si schiuderanno dovrà essere molto approfondita”.
Frontalieri lavoratori e frontalieri pensionati. Perché non si riesce a risolvere definitivamente la questione delle doppie imposizioni?
“È una faccenda squisitamente politica e di relazioni tra i due Stati. La questione fiscale dei lavoratori è stata risolta, anche attraverso una recente sentenza che stabilisce che il credito d’imposta per le tasse pagate a San Marino debba essere riconosciuto integralmente: ci sono voluti quasi 10 anni, ma alla fine l’Agenzia delle Entrate ha avuto torto. Dobbiamo ringraziare CGIL, CISL e UIL, che sono riusciti a trasferire i risultati della trattativa per chi lavora in Svizzera a tutti i lavoratori frontalieri italiani, ovvero l’innalzamento della franchigia a 10.000 euro. Per quanto riguarda i pensionati, siamo di fronte ad un’altra cantonata dell’Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione ha stabilito più volte che la dizione ‘pensioni ricevute nell’ambito della legislazione di sicurezza sociale’ va intesa con riferimento ad ogni tipologia di prestazioni previdenziali e non solo alle pensioni sociali e di invalidità. Quindi le pensioni erogate dall’ISS a residenti in Italia vanno tassate solo a San Marino. La questione della flat tax al 5% per i pensionati svizzeri e monegaschi non ha nulla a che vedere con la vicenda sammarinese. Le Convenzioni vigenti con questi due Paesi prevedono la tassazione esclusiva in Italia, per cui se hanno deciso di far pagare questi pensionati meno di altri è una questione di equità che nulla ha a che vedere con gli accordi esistenti con San Marino. Mi ha stupito la recente nota del Ministero degli Esteri italiano in risposta ad un cittadino, con la quale afferma di aver chiesto al governo sammarinese di modificare la Convenzione prevedendo la tassazione concorrente anche per le pensioni. È una richiesta legittima, ma avrebbe dovuto confermare che fino a quando non ci saranno variazioni le tasse vanno pagate solo a San Marino, tranquillizzando migliaia di persone. Dall’altra parte mi aspettavo una presa di posizione pubblica del governo sammarinese: l’Agenzia delle Entrate ritiene che le tasse vadano pagate solo in Italia, accusando di fatto il nostro Paese di trattenersi indebitamente delle somme. Mi pare che si tratti di un vero e proprio incidente diplomatico”.
Debito pubblico e questione Npl. Qual è il suo giudizio sulle decisioni dell’esecutivo?
Ritengo giusto che sia emerso in tutta la sua evidenza quanto debito è stato contratto per tutelare i cittadini e le imprese dai fallimenti bancari. Parliamo di oltre 1 miliardo di euro. Abbiamo invece definito scellerata la scelta del debito estero. Ho argomentato più volte in proposito, per cui non sto a ripetermi. La relazione tecnico contabile al bilancio 2024 indica il totale complessivo del debito in 1 miliardo e 215 milioni, ma mi pare che manchi il rimborso ai fondi pensione relativo al crac di Banca CIS, per cui siamo a circa 1,3 miliardi. Una somma stratosferica che ci costa una montagna di interessi, in particolare il debito estero. Nonostante questo, ritengo che vi si possa fare fronte, ma temo che le scelte avventate di governi autoreferenziali che vedono il debito come un’opportunità – si veda la vicenda fondo sovrano arabo – e non come l’estrema ratio possano farci imboccare una strada senza ritorno. Non ho ancora analizzato la questione NPL nel dettaglio, ma andava affrontata, come hanno fatto altri Paesi. Mi pare invece una follia il fatto che i costi stimati siano pari a circa 35 milioni per recuperarne 130: mi chiedo se ne valesse la pena e se non ci fossero alternative. Nonostante lo Stato porrà altre garanzie per circa 90 milioni, che mi auguro non vengano escusse, l’ABS ha diffuso un documento con il quale ha contestato i toni del dibattito che si è sviluppato in Aula. Sono allibito di una tale arroganza, visto che i crediti concessi con leggerezza dalle banche hanno causato un debito pubblico enorme e ancora servono garanzie dello Stato. Rimane un altro rammarico: il fatto che non sia stato reso pubblico chi ha preso i soldi senza restituirli. Visto che dovranno farsene carico i contribuenti, sarebbe un atto di doverosa trasparenza”.
Cosa si aspetta dalla imminente campagna elettorale e quale tipo di governo vorrebbe che ne scaturisse?
“Mi aspetto una campagna elettorale fotocopia di quelle precedenti, ovvero con lo sguardo rivolto al passato piuttosto che al futuro, con le forze politiche di maggioranza intente a magnificare il lavoro svolto e quelle di opposizione ad evidenziarne le scelte sbagliate. Mi auguro che ci sia almeno un elemento unificante: l’accordo di Associazione all’UE, confidando che venga effettivamente stipulato. Al termine della precedente legislatura venne istituito il Tavolo Istituzionale, con la partecipazione di maggioranza, opposizione e parti sociali. Ne uscì una fotografia preoccupante dello stato di salute del Paese, per cui auspicavamo che dalle elezioni scaturisse un governo di unità nazionale. A me pare che la situazione sia tutt’altro che avviata verso una tranquillità che consenta ai partiti di dividersi ancora una volta tra buoni e cattivi. Se mi sbaglio, faranno bene a darsele di santa ragione e che vinca il migliore. Se avessi ragione, confermerei l’auspicio di 4 anni fa”.
David Oddone
(La Serenissima)