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  • San Marino. Gas e luce saranno il problema dei problemi per il prossimo autunno / inverno … di Alberto Forcellini

    La strategia della tensione introdotta da Putin giocando sull’erogazione del gas e quindi sul suo prezzo, sembra funzionare. In una settimana di forti tensioni per la guerra in Ucraina, le quotazioni del gas hanno superato il record ogni giorno, con l’indice TTF cha ad Amsterdam è salito del 25% in cinque giorni. I prezzi del gas in Europa erano già molto alti e hanno continuato a salire questa settimana poiché la domanda di energia resta elevata a causa della grande ondata di caldo; per contro le forniture di altri combustibili per la produzione di energia sono limitate dai bassi livelli dell’acqua del fiume Reno, principale corridoio europeo per il trasporto di petrolio e carbone.

    Gazprom ha annunciato venerdì scorso che interromperà tutti i flussi di gas verso l’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream dal 31 agosto al 2 settembre. Dopo l’annuncio del nuovo stop “tecnico”, le quotazioni hanno avuto un balzo di oltre il 9%, con il prezzo del gas che ha superato i 262 euro a megawattora, per poi chiudere la giornata a 257,4 euro/MWh. C’è il forte rischio che arrivi fino a 300 euro.

    In termini più terra terra, se gli utenti già pagano il gas 200 euro a MWh, ovvero 2 euro al metro cubo, significa che dal primo ottobre si rischia il “raddoppio delle bollette”. Secondo uno studio dell’Ircaf, nonostante i provvedimenti del governo italiano (52 miliardi di euro), le misure sono insufficienti e il nuovo esecutivo post elezioni dovrà intervenire in maniera tempestiva. La spesa tipo per il 2022 ammonterà a 1.344 euro, con un aumento di 713.

    San Marino vive ancora nella sua “bolla” di privilegi perché non ha un automatismo di aggiornamento delle tariffe, sempre decise a livello politico. Gli aumenti avvenuti quest’anno sono i primi dopo una decina di anni di fermo, accompagnati dalle proteste dei sindacati quantunque fossero ancora molto al di sotto di quanto pagavano i nostri vicini italiani. Tuttora le bollette sono ferme, ma durerà?

    C’è una crisi in corso a livello mondiale che non verrà risolta nel breve termine. Le intenzioni ormai dichiarate ovunque di transizione ecologica, cioè di investimenti nelle energie rinnovabili, richiederanno almeno tre o quattro anni per l’effettiva realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici. Ci vorrà lo stesso tempo per riuscire ad estrarre il gas dal più grande giacimento del mondo appena scoperto da Eni e Total al largo di Cipro. Sono già state stimate possibili nuove riserve per oltre 70 miliardi di metri cubi. Il pozzo si trova a 2.287 metri di profondità e a 160 chilometri dalle coste dell’isola. Una svolta futura per l’autonomia energetica dell’Itali. Ma ci vorrà tempo. Intanto si va verso il livello di “allarme gas” per il prossimo inverno a causa della riduzione delle forniture dalla Russia.

    Nell’emergenza, si pensa al risparmio sui consumi. Su tutti i giornali si legge infatti che il “piano di riduzione e razionamenti” è una realtà sempre più vicina e coinvolgerà secondo diversi livelli di gradazione edifici pubblici e privati, aziende, negozi e forse anche le scuole. La questione piomba sull’Italia in piena campagna elettorale con i partiti costretti a virare i loro slogan sull’emergenza energetica, in vista di un autunno complicato. “Prepariamoci per i razionamenti – si allarma Carlo Bonomi, presidente di Confindustria – non possiamo farci trovare impreparati, il governo Draghi può e deve intervenire. Anche con un tetto al gas nazionale”. Il nuovo governo sarà pienamente operativo solo dopo la metà di ottobre, se tutto va bene. Se no, anche oltre. Intanto, il razionamento sta venendo da sé perché molte aziende medio/piccole non ce la fanno a sostenere la spesa energetica, e chiudono.

    A San Marino succede il contrario: diverse aziende con filiali fuori confine hanno portato la produzione tutta all’interno, perché spendono molto, molto meno. Quello delle aziende energivore è un altro aspetto del problema che la politica e i tecnici dovranno affrontare, perché il maggior consumo di gas ed energia elettrica è a carico proprio delle maggiori industrie presenti in territorio. E comunque, ampi margini di risparmio possono essere considerati anche dentro gli uffici pubblici, mentre il risparmio che potrà venire dalle abitazioni civili, anche abbassando i termosifoni di qualche grado, sarà ben poca cosa.

    Pensare a questa soluzione, minimalista se vogliamo, diverrà ineludibile se davvero ci sarà una grossa crisi nelle forniture come si prospetta un po’ per tutta l’Europa. Per il momento però, il Congresso di Stato non è intervenuto. Nella conferenza stampa di ieri ha parlato di altre questioni, comunque importanti, ma non del problema dei problemi che saranno gas e luce per i prossimi mesi. Nell’odg del prossimo Consiglio, ancora nulla. Non è escluso però che tavoli tecnici siano già al lavoro. Speriamo…

    a/f