San Marino. Governo e maggioranza in cerca delle convergenze parallele … di Alberto Forcellini

Mangeranno il panettone, ma la colomba non ce la fanno. Così si esprimevano i politologi da bar almeno un mese fa. E ci sono andati molto vicino perché si è rischiata la “crisi di Natale”. Le dimissioni presentate dal Segretario di Stato Roberto Ciavatta, respinte all’unanimità dal Congresso di Stato ieri mattina, dimostrano in ogni caso il disagio che sta vivendo lui in persona e il movimento Rete. Dopo anni di guerre feroci fatte dall’opposizione, ora che sono al governo non fanno altro che scoprire armadi pieni di cadaveri. Come hanno rivelato ampiamente le due relazioni della Commissione d’inchiesta sulle banche. E forse purtroppo, non ci sono solo quelli.

Basti solo vedere com’è difficile fare le riforme, proporre qualcosa di nuovo, sanare le magagne. Dietro al conservatorismo che impregna il modo di pensare di tanti, compresi molti pseudo riformisti di sinistra, c’è la necessità di conservare privilegi, vantaggi, i famosi diritti acquisiti, che sono un vero tabù. Ma non si considera che i tempi sono cambiati e l’andazzo pressapochista degli anni d’oro, oggi non è ammissibile, né giustificabile.

Il pericolo dietro l’angolo non è solo il dilagare dei contagi, è il lavorio sotto traccia per tornare ai tempi in cui tutto era permesso e si usava il tribunale per condizionare la politica, o per far fuori gli avversari. Oggi è più difficile, ma il progetto di far saltare il governo è l’obiettivo di alcune correnti carsiche di qua e di là dell’aula consiliare, i cui movimenti non sfuggono agli osservatori. Specialmente quelli che se ne stanno la mattina a chiacchierare al bar.

Sono due le Segreterie di Stato nel mirino del Genio Guastatori: la Giustizia e la Sanità. La Giustizia per i motivi appena detti. La Sanità perché si è trovata a gestire una pandemia sulle macerie lasciate dai passati governi. La differenza sta nel fatto che la Giustizia è un dicastero DC e contro di essa si spuntano molte armi. Tutte le forze politiche (o quasi) sono disposte a trattare con la Democrazia Cristiana, perché sicuramente sarà anche nel prossimo governo. Le stesse correnti interne, spesso addirittura contrapposte tra loro, vengono fatte rientrare nell’alveo perché creare una crisi ora sarebbe come andare incontro ad un cataclisma. Sicuramente i consensi ottenuti nelle passate elezioni sono la benzina che tiene in pista la DC, il problema è che per far correre una macchina ci vuole anche il pilota e la DC è in debito di leader ormai da diversi anni.

Più complessa l’analisi su Rete, che ha dovuto smettere le tecniche di attacco per adottare le strategie della mediazione, del costruire più che demolire. Alcuni aderenti della prima ora non si sono riconosciuti in questa nuova veste. Questi, uniti agli scontenti a prescindere, sono diventati l’anima della critica politica.

Basta scorrere anche velocemente i social per rilevare due correnti di pensiero: quella contro Ciavatta, che deve solo andarsene; e quella che riconosce l’immenso lavoro fatto alla sanità. La quale, nonostante i suoi mille problemi, sta affrontando una situazione gravissima dal punto di vista epidemiologico. Nessun altro ce l’avrebbe fatta.

La critica più grossa, quella che dovrebbe dimostrare lo sfascio del sistema, è che non c’è mai nessuno a rispondere al telefono. Pochi si rendono conto che oltre 60 mila telefonate a settimana, al team Covid, sono difficilmente gestibili per un sistema piccolo come quello sammarinese e che probabilmente, tra quelle telefonate, ce ne possono essere molte improprie. Se poi ci mettiamo l’amplificazione dei media, la confusione è servita.

Non è per niente facile cambiare mentalità e ancora più difficile è uscire dalla logica del privilegio e approdare al senso di comunità. Ma è proprio l’emergenza sanitaria che impone di cambiare gli schemi, di pensare al paese e non ai propri interessi personali: questa è la vera sfida che è chiamata ad affrontare la politica. Negli anni ’70 le avrebbero chiamate “convergenze parallele”. Una frase che è insieme un ossimoro e un paradosso, attribuita ad Aldo Moro nel percorso di avvicinamento tra DC e Partito Comunista.

Governo e maggioranza si stanno ancora confrontando, si spera sulle cose da fare e non sui capricci personali di qualcuno.  Del resto, ai cittadini non importa chi mangerà la colomba, l’obiettivo vero è salvare il paese.

a/f