L’articolo completo de La Stampa scritto da Ivo Alberticci per l’edizione del 18 aprile 2025
Dopo quasi 15 anni di paura, indignazione e dolore, San Marino tira un sospiro di sollievo. È stato fermato l’uomo che avrebbe avvelenato più di 40 cani in tutto il territorio sammarinese, agendo nell’ombra e lasciando una scia di morte fatta di bocconi letali. Una storia che sembrava destinata a restare senza volto, ma che ora potrebbe finalmente vedere giustizia.
La svolta: fermato il presunto assassino
Mercoledì sera, nella piccola e tranquilla Repubblica di San Marino, è arrivata la svolta in uno dei casi più inquietanti degli ultimi anni: è stato identificato e fermato il presunto “serial killer dei cani”, un uomo di oltre 80 anni. A darne notizia Il Resto del Carlino. Secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe lui il responsabile degli avvelenamenti che, dal 2011 a oggi, hanno ucciso almeno 40 cani e causato decine di altri avvelenamenti.
A incastrarlo sarebbero state le immagini di videosorveglianza nella zona di Fiorentino, dove negli ultimi giorni si erano verificati sette nuovi episodi. La stessa auto, intestata all’anziano, era stata già ripresa in passato in prossimità di altri luoghi dove erano stati rinvenuti bocconi contaminati. Il blitz della Polizia Civile e della Gendarmeria ha portato alla perquisizione della sua abitazione: dentro, tutto l’occorrente per preparare le esche mortali, a base di carne o grasso di prosciutto imbevuti di Endusulfan, un pesticida bandito dal 2006.
Una lunga scia di morte iniziata nel 2011
La prima denuncia risale alla primavera del 2011, quando l’Associazione Protezione Animali Sammarinese (Apas) segnalò un’ondata di avvelenamenti: trenta cani colpiti in pochi mesi, solo cinque riuscirono a salvarsi. Le esche venivano trovate ovunque — parchi, marciapiedi, perfino giardini privati. Una crudeltà sistematica che non ha mai smesso di colpire. Nel 2011 il caso fu così grave da costringere alla sospensione della mostra canina internazionale, dopo l’avvelenamento di tre esemplari iscritti.
Negli anni successivi, nonostante le pressioni politiche, gli esposti e l’intervento delle forze dell’ordine, l’autore era sempre riuscito a sfuggire. Ma non ha mai cambiato metodo: stesso veleno, stessi bocconi, stesso sadismo. Un modus operandi coerente, degno di un serial killer. E proprio questo ha finito per tradirlo.
Il profilo dell’anziano sospettato
Dell’uomo fermato si sa ancora poco. Oltre all’età avanzata, l’Apas ha rivelato che in passato era stato condannato per ingiurie e minacce, inclusa l’intimidazione con lettere anonime piene di odio indirizzate all’associazione e ad altri cittadini amanti degli animali. Nessuno, però, avrebbe mai potuto immaginare che dietro quel volto qualunque si celasse una furia silenziosa e letale, durata quattordici anni.
Denunciato a piede libero, l’uomo è ora in attesa del verdetto del commissario della legge. La rabbia sui social è esplosa: “Deve pagare”, si legge tra i commenti. “Una pena esemplare o la giustizia non esiste”.
Una giustizia (forse) a metà
A rendere il tutto ancora più amaro è il fatto che le nuove leggi contro i maltrattamenti e le uccisioni di animali, approvate proprio mercoledì dal Consiglio Grande e Generale, non potranno essere applicate retroattivamente. Le pene introdotte — da tre mesi a tre anni di prigione — riguardano i reati futuri. Il presunto serial killer dei cani sarà giudicato secondo il vecchio codice, che prevede al massimo due mesi di arresto.
“È la fine di un incubo – dichiara l’Apas, che annuncia la volontà di costituirsi parte civile nel processo – . Ma il dolore per la sofferenza inflitta a quegli animali, e per la paura vissuta da tante famiglie, non si cancella. Non possiamo accettare che chi ha fatto tanto male esca impunito”.
L’indignazione della cittadinanza è tangibile. San Marino ha vissuto per oltre un decennio sotto l’ombra della paura. Cani tenuti al guinzaglio anche nei parchi, famiglie costrette a evitare passeggiate nei luoghi abituali. Un’intera comunità ferita, che ora pretende giustizia e risposte. Ma soprattutto: una lezione da non dimenticare. La crudeltà verso gli animali è un reato grave, e come tale va punito. Senza sconti: la vera fine dell’incubo dipenderà da ciò che la giustizia saprà (e vorrà) fare.
Tratto da La Stampa – www.lastampa.it