Siamo tutti stanchi. Stanchi e preoccupati, perché non si vede la luce in fondo al tunnel. Il vaccino, sì certo, è arrivato, sta arrivando, ma con grandissime difficoltà in tutti i più grandi Paesi. La gente vuole una data certa, ma è una di quelle richieste che hanno solo il sapore strumentale di chi vuole solo ingenerare sfiducia. Basta guardare un qualsiasi tg nazionale, o leggere un giornale, per vedere quanto la situazione sia complicata. Non bastano certo interpellanze e comunicati, e neppure gli appelli alla sovranità statuale a risolvere problemi che partono da lontano. La gestione dei vaccini in Europa fa capo alla EU, che li ha comprati e che li distribuisce in via percentuale agli Stati membri. I quali a loro volta li inviano, sempre in maniera proporzionale, alle regioni. Quindi, in via proporzionale arriveranno anche a San Marino, anche se la Repubblica non è nella UE, ma comunque in territorio italiano, con tanto di memorandum di intesa in materia sanitaria. Siamo 30 mila anime su 60 milioni, quindi lo 0,05%. A lume di naso, si dovrà aspettare ancora un po’. Come del resto, la grandissima parte della popolazione italiana, di quella francese, spagnola e perfino tedesca. Insomma, i sammarinesi sono in buona compagnia. E in ogni caso, non è che il vaccino ci libererà dalle mascherine, dai divieti di assembramento, dalle chiusure, dai limiti di circolazione.
Alcuni esperti hanno elencato al New York Times una serie di motivi per cui servirà ancora molta cautela, anche dopo aver ricevuto il vaccino. I vaccini, infatti, non offrono una protezione completa ed è molto probabile che il coronavirus continui la sua rapidissima diffusione fino a quando la maggior parte della popolazione mondiale non sarà vaccinata. Per i primi che saranno vaccinati, e quindi saranno passate circa due settimane dall’aver ricevuto la seconda dose del vaccino anti-Covid (ma la stragrande maggioranza delle persone ancora non lo avrà ricevuto) le abitudini adottate durante questi mesi di pandemia non dovrebbero cambiare molto, anzi: probabilmente si dovranno continuare a indossare mascherine ed evitare assembramenti, soprattutto nei luoghi al chiuso. La comunità scientifica, infatti, non sa ancora se le persone vaccinate possano essere contagiose, e anche se i primi dati sulla trasmissione sembrano essere promettenti, è molto improbabile che i vaccini riducano completamente la loro contagiosità. Inoltre, non offrono una protezione totale e riducono il rischio di sviluppare Covid-19 di circa il 95%, mentre una piccola parte (stando ai numeri della diffusione del virus attuale equivale a dire comunque un numero elevato) delle persone potrebbe comunque ammalarsi. Basta riflettere un poco: il 5% di un numero alto è ancora un numero alto, e quello a cui si vuole arrivare è il 5% di un numero basso.
E così si torna al concetto iniziale: la stanchezza, che ormai stringe ciascuno di noi perché la nostra vita è profondamente cambiata, perché non siamo più liberi di fare quello che ci piace, perché tantissime attività stanno registrando enormi difficoltà. Con il diffondersi della pandemia in tutto il mondo, nel tentativo di salvare vite umane, si è creata la più grave crisi economica degli ultimi cento anni, superiore al grande crollo del 1929. Allora la crisi affondava le sue radici nella prima guerra mondiale e portò il mondo alla seconda guerra mondiale. Quelle due grandi tragedie del secolo scorso segnarono l’umanità e lo scenario politico internazionale. Da allora, negli ultimi settanta anni sono cambiate molte cose. Dal mondo diviso in due blocchi dominato dalla guerra fredda e dal terrore di una guerra nucleare che potesse distruggere il mondo, si è passati, dopo il crollo del muro di Berlino, alla globalizzazione. Qui sta un altro vulnus dell’emergenza sanitaria, perché il contesto globale ha generato molti necrologi al suo interno. Tutto il settore delle esportazioni è in sofferenza, senza contare il turismo, praticamente azzerato. Le previsioni attuali prevedono che i flussi internazionali ricominceranno a crescere man mano che la pandemia sarà sotto controllo. Pertanto, il 2020 appena concluso sarà probabilmente il punto più basso per molti parametri sulla globalizzazione, poi si tornerà a crescere, con nuove opportunità e sfide, che saranno direttamente conseguenti alla vaccinazione su scala mondiale.
Non ci resta che aspettare, con pazienza e con fiducia che la scienza ci venga in aiuto. Il resto però spetta a ciascuno di noi, perché il vaccino non è una bacchetta magica che di colpo cancellerà restrizioni e sacrifici. Primo, perché le dosi arriveranno piano, piano. Secondo, perché bisognerà verificare l’impatto del vaccino sulle popolazioni. Insomma, la soluzione rapida non c’è. E le scorciatoie, ancora meno.
a/f