Dal secondo dopo guerra in poi, la Città ha subito tante e tali trasformazioni che molti, forse, non ci hanno fatto neanche più caso. Gli interventi urbanisti e architettonici di Gino Zani e l’apertura del Kursaal l’avevano trasformata in un polo di grande attrazione turistica ed economica, rivoluzionando le abitazioni ed i servizi, nonché le sedi degli apparati istituzionali.
Il prestigioso Collegio Belluzzi divenne sede delle Segreterie di Stato, il monastero Santa Chiara divenne proprietà pubblica, che dopo il 2000 lo trasformò nella sede dell’Università e del Museo dell’Emigrante. L’ospedale di Stato venne trasferito nella nuova sede di Cailungo. La sede della Gendarmeria a Palazzo Pergami venne spostata al Kursaal, la Polizia Civile a Murata. Il tribunale e gran parte degli uffici pubblici al nuovo centro uffici, a Borgo Maggiore. L’ex Silo Molino Forno, che aveva sfornato il pane per migliaia di sfollati, è stato abbattuto per fare posto alla sede della SUMS. Perfino la parrocchia Pieve, agli inizi del ’90 venne trasferita nella nuova chiesa di Murata, divenuta fulcro della residenza cittadina, che ormai risiedeva in gran parte fuori le mura.
Trasformazioni importanti, che hanno cambiato profondamente il volto di Città e la sua offerta di servizi. Nessuna di esse ha mai provocato una reazione così indignata come quella del trasferimento della scuola elementare di Ca’ Caccio in quella di Murata: stesso Castello, stesse famiglie, meno di un chilometro di distanza.
Una scelta difficile da parte del governo, maturata dopo lunghi mesi di incontri e confronti con i tecnici, la dirigenza scolastica, i docenti, i genitori; nonché di relazioni, rapporti, deduzioni. Metodo e contenuti bollati come “abominevoli” e come un “danno incommensurabile” da alcuni cittadini ben alimentati dalle opposizioni politiche. L’aspetto più grave da parte loro: l’aver messo in contrasto due diversi percorsi formativi, ma entrambi ineludibili all’interno di un sistema scolastico: la scuola elementare e la scuola di musica (Istituto Musicale).
La scuola elementare di Ca’ Caccio rischia la chiusura nel volgere di pochissimi anni per mancanza di bambini. Oltretutto, è collocata in un edificio scolastico degli anni ’70, divenuto assolutamente inadeguato ai nuovi progetti didattici e di inclusione. L’Istituto Musicale, con i suoi 450 iscritti e la sua collocazione come “scuola di alta formazione”, rischia la chiusura dopo aver subito 10 anni di diaspora da una sede all’altra e la continua dispersione delle sue attività.
Che fare? La soluzione era lì sul tavolo: tecnici, operatori scolastici e politici hanno visto un’opportunità nel trasferire progressivamente la scuola elementare a Murata, più nuova, spaziosa e inclusiva; e assegnare l’edificio all’Istituto Musicale, come sede stabile, con qualche piccolo intervento di adattamento, come ad esempio gli scivoli per le carrozzelle e la ridistribuzione di alcuni spazi interni. In questo caso, gli allievi si fermano a lezione per un’ora al giorno e non vi passano la giornata intera come gli alunni della scuola elementare. Quindi, si tratta di interventi minimi e poco costosi.
Il ruolo culturale di Città non cambia, anzi aumenta perché per la prima volta la politica presenta un progetto complessivo e ambizioso. Infatti, oltre alla sede stabile di una scuola musicale parificabile ad un conservatorio (da cui per altro stanno uscendo ottimi musicisti) c’è la nuova destinazione d’uso dell’ex palazzo delle poste, in viale Onofri, ormai compiutamente restaurato e abbellito, che diventerà la sede degli uffici dell’Università. Lì a fianco, l’ex agenzia di banca CIS è ormai pronta a diventare la sede della PAM, che qui svolgerà ricerche, conferenze e riunioni da parte dei rappresentanti istituzionali di 30 paesi dell’aerea mediterranea. È facilmente intuibile che Viale Onofri avrà ben altra densità di vita, di cultura e di indotto commerciale.
Ancora: la Biennale dei Giovani Artisti sta dando nuova visibilità e nuova vita sia alle cisterne del Pianello, che si avviano a diventare una sede museale stabile, sia all’ormai fatiscente cinema Turismo, che vedrà a breve l’avvio di un progetto di restauro.
Riguardo alla scuola, il ragionamento si amplia. È ormai assodato che esiste una capitale economica, Serravalle/Dogana; e una capitale istituzionale e culturale, Città. Le modificazioni residenziali seguono in qualche modo questa dinamica, con le conseguenti derivazioni sulla popolazione scolastica. Pertanto è stato predisposto un tavolo tecnico-politico che dovrà fare le valutazioni del caso e prendere le dovute decisioni per i prossimi 15 anni.
Stando al presente, per la prima volta, la Città di San Marino, non assiste ad interventi estemporanei, dettati da una criticità contingente, ma ha di fronte una visione di futuro che punta sulla qualificazione degli immobili e sulla cultura. Il che porterà beneficio anche dal punto di vista turistico, investendo appunto in quel segmento di turismo che negli ultimi anni sta avendo una crescita esponenziale.
Cosa dice l’opposizione? Aspettiamo! Lasciamo tutto così com’è. Ma non si rende conto che sono state le “non scelte” portate avanti per tanti anni, la propaganda fine a se stessa e le promesse non mantenute, a svilire, svuotare, depauperare la Città e il suo ruolo catalizzatore di vita e di interessi. Di non scelte si rischia di morire. Come l’asino di Buridano, che in mezzo a due fasci di fieno morì di fame perché non seppe decidersi quale scegliere.
a/f