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  • San Marino. La generazione meme … di Giovanni Maiani

     

    Invecchiare non è una brutta cosa, anzi. E’ un po’ come studiare.

    Certo, non usciremo mai vivi da questa vita, come dico spesso per incoraggiare qualche “depresso”…, ma crescere, più che invecchiare, significa aver accumulato conoscenze e quindi disporre di un bagaglio di consapevolezza dal quale attingere. E non è da tutti.

    In effetti, le nostre esperienze passate ci consentono di schierare un numero sempre maggiore di nozioni che ci aiutano nelle scelte presenti. 

    Come nello studio, più competenze abbiamo appreso maggior, teoricamente perché esistono sempre casi patologici e quelli che non vogliono intendere, sarà la nostra capacità di analisi, di discernimento e di risolvere i problemi; il famoso “problem solver” tanto ricercato dai cacciatori di teste, e non parlo dei cannibali o dei Daiacchi.

    Ogni individuo ha un proprio percorso di vita e, pertanto, un patrimonio unico a disposizione. 

    Questa diversità è la nostra ricchezza, anche se a volte e difficile andare tutti d’accordo.

    Faccio un esempio significativo, e neutro.

    Secondo me esistono varie verità e non una sola. Per noi per esempio uccidere è peccato, ma un cannibale (è ritornato) che uccide un essere umano per sopravvivere commette un peccato? Io personalmente non credo, perché nella sua realtà è la cosa più normale del mondo. Quindi uccidere è sempre peccato? La verità è una solta? L’unica certezza è che la coabitazione è molto difficile proprio perché siamo tutti “pezzi unici”.

    Chiusa la parentesi, è indubbio che ogni essere è unico e, sotto qualche aspetto, prezioso per il suo capitale intellettuale; in questo caso non tanto per quello che ha appreso a scuola, ma per quanto abbia assimilato durante il corso della sua esistenza.

    Io, per esempio, vivo da poco meno di 500 mila ore e, nel bene o nel male, ho fatto e so alcune cose che mi contraddistinguono e che condizionano tutti i miei pensieri e le mie azioni. 

    Mi ricordo per esempio l’allunaggio del 1969 (se c’è stato…); avevo 5 anni guardavo un’immensa tv, rigorosamente bianco nero, che pesava quanto una lavatrice, piena… Lo so bene perché molti anni dopo ho dovuto spostarla… Lo spostamento di questa tv, anche se è poca cosa, mi contraddistingue rispetto a qualsiasi altro essere umano, e non, mentre l’allunaggio ha, in un modo o nell’altro, probabilmente modificato il mio modo di pensare e di vedere il mondo. Ora è normale, all’epoca no…

    Oggi, invece, la singolarità dell’individuo non ha più valore o, per lo meno, non è più importante.

    La “generazione meme” non si preoccupa più di essere, ma bensì di apparire. Tutti vogliono imitare perché è molto più facile sembrare che essere. 

    Oggi la moda è questa. Non c’è nulla da fare. Ahimè. 

    Quella che segue è una parte della definizione di “meme” della Trecani:

    meme s. m. Singolo elemento di una cultura o di un sistema di comportamento, replicabile e trasmissibile per imitazione da un individuo a un altro o da uno strumento di comunicazione ed espressione a un altro (giornale, libro, pellicola cinematografica, sito internet, ecc.). ? I memi digitali sono contenuti virali in grado di monopolizzare l’attenzione degli utenti sul web.”

    Mi colpisce particolarmente la parola “imitazione” perché è di questo che si parla.

    Ben venga l’evoluzione tecnologica, lo dice uno che è nato nel 1964 insieme ai primi computer, bene i social, bene tutto, …, ma a qualificare un qualsiasi strumento e l’uso che ne facciamo.

    Un fucile non è di per sé una brutta cosa, se viene utilizzato in un determinato modo.

    L’imitazione non è una cosa brutta, ma bisogna vedere chi si intende imitare; il proprio professore universitario o uno sconosciuto online?

    Il “meme”, se portato all’esasperazione, conduce certamente alla regressione della specie per la perdita del “capitale vissuto”, della propria identità e per il conformarsi con gli altri. Che spreco.

    Ho la mente molto aperta, sono molto permissivo e va bene tutto, ma come in una ricetta culinaria sono le percentuali utilizzate a fare la differenza. E’ diverso bere un bicchiere di vino o una bottiglia di vino. La differenza è tutta lì.

    Voglio terminare rapidamente questo articolo perché la cosa più importante che mi sento di comunicare è la seguente.

    Anche il “meme” va bene (in francese “même” vuole dire proprio “anche”), ma ricordatevi per lo meno chi siete e siatene fieri perché siete Unici, quasi “handmade”.

    Buon estate a tutti.

    Cordialmente,

    Giovanni
    https://giovannimaiani.blogspot.com/