In una democrazia, qualunque democrazia concreta e compiuta, la libertà di espressione, di informazione e di opinione non è un semplice privilegio concesso dall’alto, ma un pilastro fondamentale dello Stato di diritto. Ben venga, quindi, l’esposto annunciato ieri e che il Fondatore di GiornaleSM, Marco Severini, ha deciso di sottoporre nientemeno che all’Ecc.ma Reggenza e, per conoscenza, ha inviato a ben 13 organizzazioni sovranazionali denunciando il controverso contenuto e le relative disposizioni del Comma 2 dell’art. 12 della Legge n. 40 del 2023, in pratica la nuova Legge sammarinese che regolamenta diritti e doveri dell’informazione e dei media.
“L’Autorità” sammarinese Garante per l’informazione, recita la norma, “esercita altresì le funzioni di cui al comma 1 in capo a siti web o blog che veicolano ricorsivamente informazioni sulla Repubblica di San Marino”.
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Per comprendere appieno è necessario ricordare che il Comma 1 a cui fa riferimento è rappresentato da una serie di doveri e relative sanzioni per il mancato rispetto delle imposizioni disposte dalla Legge sammarinese… In pratica, il Legislatore va ad assoggettare alla normativa sammarinese, oltre che le testate di diritto sammarinese, anche qualunque testata o sito estero che veicola “ricorsivamente” notizie e informazioni sulla Repubblica di San Marino. Ad esempio, per citarne uno, Il Resto del Carlino, che ogni giorno ha una pagina dedicata proprio alla Repubblica di San Marino, ma la cui attività – essendo una realtà di diritto italiano – è regolamentata dalle normative, appunto, italiane.
Leggi qui:
- San Marino. Esposto alla Reggenza sulla legge all’Informazione (Legge 40/2023 art. 12 comma 2) inviato sia alla Reggenza che a 13 autorità internazionali
- San Marino. Esposto alla Reggenza ( e per conoscenza alla Cedu, al Greco ed al Consiglio d’Europa) per incostituzionalità della Legge sull’Informazione e del concetto di “ricorsività”
Ma torniamo all’esposto-Severini e ricordiamo che si tratta dell’ennesimo atto – si spera quello capace di mettere la definitiva parola fine alla vicenda – di una querelle che oppone lo stesso Fondatore di GiornaleSM a Repubblica Futura, partito politico che, proprio basandosi sulle disposizioni del famigerato e citato “comma 2”, ha depositato interpellanze a “raffica” (mi pare tre in pochi mesi) “contro” GiornaleSM.
Un accanimento che, a mio modesto parere, dovrebbe sollevare nell’opinione pubblica – nonché nel Legislatore – forti preoccupazioni su possibili abusi normativi che, in concreto, potrebbero arrivare a minare proprio i principi che la stessa riforma legislativa si prefiggeva di tutelare.
Al centro di tutto, come detto, appare esserci una norma controversa, ovvero l’articolo 12, comma 2, della Legge n. 40/2023, che conferisce all’Autorità Garante per l’Informazione poteri di vigilanza non solo sulle testate sammarinesi, ma anche su testate giornalistiche, radiotelevisive, siti web e blog esteri che trattano ricorsivamente temi riguardanti la Repubblica. E ciò, tralasciando l’aleatorietà interpretativa del termine “ricorsivamente”, sembra palesemente violare sia il principio di territorialità del diritto internazionale, sia le garanzie sancite dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).
La mia preoccupazione non appare, come si può credere superficialmente, meramente teorica.
La strategia di RF potrebbe essere meno nobile di quella dichiarata: ripresentare a raffica le stesse interpellanze, con contenuti quasi fotocopia, mirando a esercitare una pressione indiretta e, forse – in una lettura “maliziosa” e basata sul “pensar male” – addirittura finalizzata a ridurre gli introiti economici di GiornaleSM così da limitarne la capacità operativa. Ma questa è una mera teoria, una possibilità che non intendo né approfondire né enfatizzare in questa sede.
Al di là della singola vicenda, il vero problema è il pericoloso precedente che il famigerato “Comma 2” può creare. Difatti, se uno Stato pretende di estendere il proprio controllo normativo oltre i propri confini, si apre la porta a una deriva autoritaria, in cui i governi potrebbero utilizzare il diritto interno per limitare arbitrariamente il dissenso e soffocare il dibattito pubblico, anche al di fuori della propria giurisdizione.
Del resto, nel diritto internazionale, il principio di territorialità è un caposaldo fondamentale: uno Stato può esercitare la propria giurisdizione solo all’interno dei propri confini, salvo specifiche eccezioni riconosciute dal diritto internazionale. L’Articolo 12, comma 2, sembra violare questo principio, in quanto pretende di esercitare controllo su realtà situate oltre confine e di diritto estero, ovvero che non operano formalmente sotto l’ordinamento sammarinese.
Il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) delle Nazioni Unite, al suo art. 19, sancisce il diritto alla libertà di espressione senza indebite interferenze governative. Analogamente, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nell’art. 10, stabilisce che qualsiasi restrizione alla libertà di espressione deve rispettare principi di legalità, necessità e proporzionalità.
Ad alimentare forti e sensati dubbi sulla legittimità della norma sammarinese, ci pensa anche la cosiddetta giurisprudenza internazionale consolidata, visto che l’interpretazione della giurisdizione extraterritoriale è stata oggetto di diverse sentenze CEDU. Nel caso Perrin contro Regno Unito (2005), la Corte ha riconosciuto che la giurisdizione nazionale su contenuti online non può estendersi arbitrariamente a piattaforme con sede in altri Stati, salvo specifiche e comprovate ragioni di ordine pubblico. La sentenza Perrin, inoltre, va a rafforzare quanto già sancito un anno prima nel caso Caroline von Hannover contro Germania (2004), dove si è sottolineato che la regolamentazione dell’informazione deve rispettare i confini giurisdizionali e non può interferire con l’ordinamento di altri Paesi.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, inoltre, ha ripetutamente stabilito che qualsiasi restrizione alla libertà di stampa deve rispettare principi di legalità, necessità e proporzionalità. In particolare, nella sentenza Delfi AS contro Estonia (2015), la CEDU ha evidenziato che i governi non possono imporre restrizioni sproporzionate all’informazione online, anche nel caso di contenuti ritenuti problematici. Analogamente, nel caso Ahmet Yildirim contro Turchia (2012), la Corte ha dichiarato che un blocco generalizzato dell’accesso a un sito web costituisce una violazione dell’art. 10, che tutela la libertà di espressione. La sentenza Cengiz e altri contro Turchia (2015) ha ulteriormente chiarito che restrizioni imposte dallo Stato a contenuti online devono essere giustificate da un interesse pubblico superiore e non possono limitare in modo arbitrario il diritto all’informazione.
L’applicazione dell’art. 12, comma 2, della Legge 40/2023 della Repubblica di San Marino, quindi, potrebbe divenire oggetto di una futura impugnazione davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, qualora si evidenziasse – e sembra sia già accaduto! – che la sua formulazione permette un’interferenza sproporzionata sulla libertà di informazione. In pratica, questo comma, da solo, rischia di trasformare un intero testo legislativo volto alla tutela del pluralismo e della libera informazione in un’arma discrezionale nelle mani della politica o di chiunque altro… Un’arma che potrebbe poi essere usata per colpire selettivamente alcuni media e scoraggiare il giornalismo indipendente, di inchiesta e, perché no, irriverente…
San Marino ha una lunga tradizione di democrazia e tutela delle libertà fondamentali. Proprio per questo motivo ha il dovere di vigilare contro qualsiasi tentazione di restringere gli spazi di confronto pubblico e, genericamente, di libertà. Pertanto – e qui concludo – anziché perseguire una regolamentazione eccessivamente invasiva, sarebbe auspicabile una riforma della recente riforma normativa sull’informazione, allineandone le disposizioni ai più alti standard internazionali e, al tempo stesso, garantendo che nessun potere pubblico possa interferire arbitrariamente con la libertà di stampa, dentro e fuori i confini nazionali. La libertà d’informazione non è mai un problema. Il problema nasce quando la politica cerca di controllarla…
Se si arriverà a riformare la recente riforma – come a me appare urgente e doveroso – finalmente, vien da dire, Repubblica Futura potrebbe aver dato il primo concreto contributo dal 2020, da quando è sui banchi di opposizione ad oggi – seppure inconsapevole e raggiungendo un obiettivo opposto a quello che a “pensar male” sembrava avere – all’evoluzione del Diritto e della Democrazia sammarinese… Anche sul Titano, non tutti i “mali”, vien da concludere, vengon per nuocere!
Enrico Lazzari