San Marino. L’importanza di un piccolo Stato nel Consiglio d’Europa: i sammarinesi ne sono consapevoli? … di Alberto Forcellini

C’è una profonda differenza tra l’Unione Europa e il Consiglio d’Europa. Il primo è un organismo politico, che riunisce i Capi di Stato e di governo dei paesi membri per decidere le strategie di fondo, specialmente di ordine economico e finanziario. Il Consiglio d’Europa si occupa soprattutto di temi di tipo sociale e agisce tramite convenzioni che gli Stati Membri si impegnano a rispettare. La più importante è sicuramente la Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo. Entrambe le istituzioni rappresentano, all’interno dell’architettura costituzionale europea, la voce dei governi nazionali.

Com’è noto, San Marino fa parte del Consiglio d’Europa, ma non ancora della UE, verso la quale è in corso un complesso iter di associazione, che dovrebbe concludersi più o meno tra un anno. Ed è su questo punto che si concentrano le attenzioni dei cittadini, delle imprese e della politica sammarinese, ponendo su un registro inferiore la partecipazione di San Marino all’interno del CDE.

Ed è su questo che ci ha fatto riflettere la signora Marija Pejcinovic Buric, Segretario Generale del Consiglio d’Europa, Oratore Ufficiale alla cerimonia di ingresso dei nuovi Capitani Reggenti Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta.

Da quasi 34 anni, Eccellenze – ha detto Pejcinovic – il vostro Paese è uno Stato membro impegnato e proattivo. Svolge un ruolo effettivo nel nostro Comitato dei Ministri, invia una delegazione all’Assemblea Parlamentare e fornisce un giudice alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il contributo del vostro Paese al nostro lavoro sulla dimensione interreligiosa del dialogo interculturale è stato profondo e significativo. Senza dubbio, si basa sull’esperienza particolare di San Marino. Ma per quanto importante sia questo dettaglio, spero che anche i cittadini sammarinesi siano consapevoli dell’importanza generale della loro partecipazione a questa organizzazione paneuropea”.

Quindi ha sottolineato l’importanza della partecipazione alla Corte Europea, attraverso la quale ogni Paese contribuisce a creare uno spazio giuridico unico, sostenuto da standard giuridici comuni. I quali si rifanno alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La Convenzione, ratificata da tutti gli Stati membri, include il diritto alla vita; il divieto di tortura, schiavitù e lavoro forzato; i diritti alla libertà e alla sicurezza, a un processo equo e al rispetto della vita privata e familiare; la libertà di espressione, di riunione, di associazione, di pensiero, di coscienza e di religione. Insomma quei diritti che sono alla base delle democrazie moderne. “È importante – ha evidenziato l’Oratore – riconoscere che l’ethos di questo Paese è al passo con i tempi”. L’ethos, cioè la sua norma di vita, la sua moralità, i suoi costumi, i suoi comportamenti.

È davvero significativo che un tale riconoscimento venga da un ospite esterno, che è anche un osservatore attento della postura degli Stati di fronte ai grandi temi internazionali, soprattutto in materia di tutela dei diritti umani. Una sorta di effetto cannocchiale che ribalta la visione che si ha dall’interno, molto spesso incentrata sui difetti, le lacune, le inadempienze. A una lettura più profonda appare in filigrana un duplice invito: prima di tutto ad apprezzare il nostro Paese: due, ad investire nella cittadinanza attiva.

Lavorare insieme sull’affermazione e la tutela dei diritti “ha migliorato la vita nel nostro continente nel corso di oltre 70 anni” ha chiosato Marija Pejcinovic Buric.

La pace garantita per oltre mezzo secolo dalla collaborazione tra Stati, è stato l’inevitabile aggancio alla guerra in corso e all’impatto che continuerà a farsi sentire attraverso tutta l’Europa.  “Il Consiglio d’Europa ha deciso giustamente e rapidamente di escludere la Federazione Russa dalla nostra Organizzazione all’inizio di quest’anno – ha ricordato –  le azioni della Russia costituiscono una chiara violazione del nostro Statuto e dimostrano un incurante disprezzo per i diritti fondamentali degli individui”.

Ha poi spiegato: “La nostra priorità è ora quella di essere solidali verso l’Ucraina e il suo popolo, e di fare tutto il possibile per sostenerli nei limiti del nostro mandato. Per questo motivo i nostri esperti stanno sostenendo il lavoro del Procuratore generale dell’Ucraina nella disamina delle prove di gravi violazioni dei diritti umani da parte della Russia. Per questo motivo abbiamo concordato con le autorità ucraine un piano d’azione aggiornato che le aiuterà a garantire che il loro sistema giudiziario e i media siano in grado di gestire la propria attività. Per esempio: rispettare gli standard richiesti dalle sfide che si trovano ad affrontare. Ed è per questo che siamo pronti a investire nella ricostruzione delle istituzioni e delle pratiche a sostegno dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto in Ucraina”.

Senza nulla togliere all’importanza di problemi come il caro bollette, i rifornimenti energetici e il rischio nucleare, il ripristino dei diritti umani su tutto il territorio europeo sarà la vera sfida del prossimo futuro.

a/f

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