È in scadenza anche il presidente di ECF Marco Beccari. Dopo due mandati, dovrà passare il testimone e questo avverrà nell’assemblea programmata per il 31 maggio prossimo.
Presidente, se ne va proprio adesso che sta succedendo tutto?
In effetti abbiamo appena siglato una firma epocale, che segnerà una svolta memorabile nel futuro di Banca di San Marino.
Quanto tempo ci avete messo?
Abbiamo ricevuto l’incarico dell’assemblea nel 2019 per trovare un finanziatore esterno. All’epoca ero sindaco, poi sono diventato presidente. Abbiamo cominciato a lavorare in quel senso perché c’era la necessità di un aumento di capitale in grado di garantire alla banca un respiro per il futuro. Ci sono gli accantonamenti da fare, c’è stata la cartolarizzazione, c’è la calendary, c’è l’adeguamento a Basilea. Insomma, c’è bisogno di una certa tranquillità. L’Ente aveva provveduto ad un aumento di capitale e si era svenato, consegnando alla banca tutta la liquidità che poteva avere a disposizione. Ma bisognava trovare un’altra soluzione.

Che percorsi avete esplorato?
Abbiamo cercato un finanziatore sammarinese, un pool di aziende che potessero dare una mano. Non l’abbiamo trovato. Abbiamo chiesto aiuto ai 484 soci di ECF, solo 30 hanno aderito alla vendita di azioni. Cinque eravamo noi del Cda. Quindi, tutti quelli che dicono, parlano, facciamo noi, alla fine spariscono tutti.
Quindi, avete cominciato a guardarvi intorno?
Sì, e hanno cominciato ad arrivare le prime proposte. C’è stata la vicenda dei maltesi, che compravano una quota di minoranza ma volevano la maggioranza del Cda, il tutto per 8 milioni. Andando avanti, sono arrivati altri, tutti disponibili: società americane, italiane, una società inglese. Ma all’atto pratico, quando c’erano degli impegni da prendere, non li mantenevano.
Poi sono arrivati i bulgari. Tutte quelle notizie comparse sui giornali, poco rassicuranti, lei cosa ne pensa?
I controlli li fa Banca Centrale. È in quella sede che ci sono gli strumenti per fare le indagini e aprire fascicoli. Per il resto, sono tutti bravi a fare gli economisti da bar, ma così non si risolve nulla. I contatti con questo gruppo sono avvenuti ad alto livello, precisamente con Richard Werner, famoso economista tedesco, consulente di Banche centrali di tutto il mondo. Lo stesso gruppo bulgaro, prima di venire da noi, è andato in Banca Centrale.
È partita la raccolta firme per fermare tutto, cosa succederà all’assemblea del 31 maggio?
Raccolta firme per fare cosa? Abbiamo già fatto l’assemblea per la modifica dello statuto, c’era il numero legale e solo 30 soci hanno votato contro; 74 hanno votato a favore. La votazione è valida. La vogliono rifare?
E le decisioni prese nelle segrete stanze?
Nessuna decisione nascosta. Dopo l’assemblea, siamo subito andati in Banca Centrale e poi abbiamo avuto un incontro col CCR. Finito il percorso di prassi, BCSM avrà 90 giorni per decidere. In teoria, entro l’anno ci potrebbe essere il passaggio. Anche nel Cda siamo tutti diversi, ma siamo arrivati tutti alla stessa decisione.
Qualche anticipazione?
È un acquisto dignitoso: 16 milioni e 750 mila euro. Nel Cda rimarranno due rappresentanti di ECF. Sono state scritte garanzie per il personale. BSM rimarrà una banca del territorio. In caso di aumento del capitale, potranno partecipare anche i soci. Il piano industriale sarà pronto a breve.