San Marino. “No statuto speciale per i giudici”

Tengono banco a San Marino, ma anche fuori dai suoi confini, le vicende che riguardano il nostro Tribunale unico. Ad animare il dibattito ci ha pensato domenica scorsa un articolo apparso su L’Espresso in cui il vicedirettore del giornale ha portato in evidenza lo strano caso di San Marino dove i giudici non possono essere giudicati. Ne abbiamo parlato con il consigliere della Dc e membro della Commissione Giustizia Massimo Ugolini.

Consigliere, è preoccupato per il fatto che anche dall’Italia gli occhi siano puntati sul nostro Tribunale?
“La preoccupazione è certamente molto alta non soltanto perché la stampa internazionale ha preso ad occuparsene ma soprattutto per i fatti gravissimi di questi ultimi anni, a partire dalla revoca del Magistrato Dirigente avvenuta con un ordine del giorno e disposta in maniera contraria alla Legge”.

Non è dunque stupito che da fuori scrivano che i nostri giudici non possono essere giudicati?
“Un osservatore attento non può che trovare paradossale la proposta di istituire un giudice speciale che possa giudicare i giudici. Lo abbiamo già ribadito in Consiglio Grande e Generale che di questo passo il rischio è che i membri di ogni categoria pretendano di essere giudicati da tribunali o giudici speciali. Ci sono conseguenze che dovrebbero essere tenute in debita considerazione. Penso all’ipotesi, solo per fare un esempio astratto, in cui dovesse essere istituita una commissione di inchiesta dalla quale emergesse il coinvolgimento di politici, liberi cittadini e magistrati, una volta trasmessi gli atti al Tribunale a quel punto per essere sottoposti a processo dovrebbero essere divisi per categoria”?

L’articolo parla di un problema annoso di cui la politica avrebbe sempre omesso di occuparsi.
“A me non risulta che il problema abbia radici così lontane e penso anche che istituire un giudice speciale per i giudici sia una cosa inaccettabile. Il problema è stato sollevato da un Commissario della Legge che dovendosi esprimere su di un suo collega, anziché astenersi, ha chiesto la verifica di legittimità costituzionale per via incidentale. Il Collegio Garante a quel punto si è così espresso nella sentenza di cui ha scritto L’Espresso. Una sentenza che ha fatto parecchio discutere non soltanto in Italia. Il Collegio Garante pur specificando in sentenza di non essere l’organo deputato a legiferare dà però al legislatore un termine limitato entro il quale dotarsi della norma mancante che altrimenti – dice – verrà dettata provvisoriamente direttamente dallo stesso Collegio”.

Ne potrebbe risentire la credibilità del Tribunale?
“Come accennavo prima, in questi due anni e mezzo sono saltati tutti gli schemi istituzionali. La credibilità della giustizia è stata messa a durissima prova prima con la revoca del Magistrato Dirigente Pierfelici poi con la nomina di un Dirigente che era membro effettivo del Collegio Garante ed avvenuta su chiamata diretta da parte della politica. Lo stesso Collegio Garante si è autoprorogato con una ordinanza, cosa che in passato non mi risulta essere mai accaduta. Era prassi che se un membro del Collegio Garante risultava sorteggiato in Ufficio di Presidenza fra quelli soggetti a rinnovo, esso decadeva e si andava avanti con gli altri membri effettivi e supplenti. Ora invece è stata fatta una ordinanza che stabilisce che i membri restano in carica fino a che non vengono sostituiti. Si tratta di tutti elementi che sommati non aggiungono ma creano solo incertezze”.

Repubblica Sm