San Marino. Oltre al Giudice Buriani, fiisce alla “sbarra” l’ordinamento giudiziario sammarinese: minaccia la libertà e la dignità di ogni cittadino … di Enrico Lazzari

Riceviamo e pubblichiamo

Voglio andare oltre, oggi, nel giorno della “bomba” abbattutasi sul Pubblico Ministero più famoso del tribunale sammarinese, Alberto Buriani, il -diciamo- “Di Pietro del Titano”. L’eroe le cui gesta portarono, addirittura, un drappello di sammarinesi ad inscenare, sotto la finestra della cella di un ex ministro in custodia cautelare, ad indagini ancora in corso, in sfregio al principio giuridico universale della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva e contraria, la vergognosa “manifestazione delle arance”…

Oggi, il Pm spazzacorrotti, il Magistrato senza macchia e senza paura, è a tutti gli effetti un imputato; è stato rinviato a giudizio per una serie di gravi reati che, se confermati nei gradi di giudizio previsti, potrebbero costargli una decina d’anni di galera… Con lui, dalle stelle alle stalle, è precipitata l’ultima parvenza di autorevolezza -erosa pian piano negli ultimi anni da non poche vicende e altrettanti scontri- di un intero sistema giudiziario, almeno relativamente agli anni in cui lo stesso “Di Pietro biancazzurro” ha fatto il bello e il cattivo tempo nella vita economica, politica e istituzionale della Repubblica di San Marino. Anni in cui -forse non a caso- gli interi equilibri di potere sono stati radicalmente ribaltati; anni in cui i potenti di ieri sono stati incarcerati e annientati; anni in cui le difese degli imputati denunciavano la sparizione, dai fascicoli processuali o di indagine, di elementi a vantaggio dei loro assistiti; anni in cui la giustizia si celebrava sulle prime pagine dei giornali, nelle piazze e nei bar… Anni bui per la giustizia, per quella con G maiuscola…
Non si ricada, oggi, negli stessi errori. Alberto Buriani è, e così deve restare, un presunto innocente fino a sentenza contraria e definitiva. Ha diritto, seppure ai suoi imputati non sempre è stato concesso, anche “grazie” a frequenti fughe di notizie trapelate dai fascicoli di indagine e a un’informazione assetata di “sangue” o serva dei suoi “sponsor”, alla presunzione di innocenza o, perlomeno, se proprio un popolo giustizialista quale è diventato quello sammarinese non può più comprendere il concetto, al beneficio del dubbio.
Le sentenze si scrivono nelle aule di Giustizia, di fronte ad un giudice terzo ed equo, sia nella “sostanza” che nell’apparenza, e non sulle prime pagine dei giornali, nelle piazze o nelle sedi di partito. Certo, i media possono, anzi devono, raccontare i fatti, commentare le ipotesi accusatorie e le tesi di difesa. Esprimere opinioni… Ma non sentenze! E così i cittadini…
Alberto Buriani, così come l’ex ministro Simone Celli, visto il rinvio a giudizio, verrà processato e, in quella sede, potrà difendersi. Fino ad allora, fino alla sentenza emessa da un giudice e, eventualmente, confermata da un secondo giudice, è un presunto innocente. Punto.

Non si sta santificando l’imputato e neppure si sta sostenendo la sua innocenza. Ma si difende il Diritto di un “non condannato” a non essere fin dal rinvio a giudizio considerato un colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio.

Questa vicenda, questo rinvio a giudizio, però, evidenzia il pericolo, la minaccia che il sistema giudiziario sammarinese rappresenta per ogni cittadino, che sia esso un capo di stato o un garzone. Alla base di tutto c’è, senza dubbio, il “divino” potere che l’ordinamento concede al giudice inquirente, che prima emette gli atti e -semplificando- poi li deve giudicare nella sua legittimità. Sì, perchè su troppi aspetti che potrebbero ledere il diritto alla libertà o alla dignità della persona, il giudice inquirente è anche il primo controllore di legittimità del suo stesso operato.

Se il giudice Buriani venisse, a fine processo, condannato per i reati a lui imputati nel decreto di rinvio a giudizio, crollerebbe in un attimo l’intera impalcatura di terzietà e autorevolezza della giustizia sammarinese, perchè significherebbe che un giudice, da solo, magari in cambio di un vantaggio personale, ha il potere di aprire una inchiesta, una indagine anche se infondata ma esclusivamente mirata a distruggere l’avversario, il rivale, il nemico, l’amante della moglie del suo corruttore…

Il prossimo “Processo-Buriani”, quindi, non vedrà alla sbarra solo lo stesso giudice, ma l’intero ordinamento giudiziario sammarinese che, al di là della sentenza che verrà poi emessa, ha già evidenziato le sue pesanti mancanze che impongono al legislatore una urgente, seria e profonda riforma della giustizia.

Enrico Lazzari