Le banche, si sa, vivono di fiducia. E quando si va a minare quella fiducia, non c’è solidità che tenga, il colpo che viene inferto è sempre duro ed è inutile far finta che non faccia male. Così Bsi ieri mattina ha deciso di affrontare a viso aperto nella cornice di una conferenza stampa, presenti i vertici, l’intero CdA e gran parte dei soci, chi in maniera anonima l’ha attaccata. A prendere la parola per prima, dopo il presidente Giuseppe Dini, è stata Simona Michelotti che ha detto: “Già dai primi di agosto dello scorso anno sono iniziate a circolare voci di investimenti su titoli rischiosi che avrebbero determinato la perdita di trenta milioni e che come conseguenza avrebbero avuto anche le dimissioni di tre membri dal CdA. La voce cominciò a circolare in coincidenza ad un’ispezione di Bcsm che però non sfociò in alcun rilievo. Rimase una chiacchiera fintanto che il 2 febbraio scorso il sig. Nicola Celli, figlio di Giovanni Celli, ha pubblicato un articolo molto pesante su una piccola banca che sebbene non citata era però molto riconoscibile. Articolo al quale ne fece seguito un altro ancor più duro che parlava addirittura di azzeramento del patrimonio. Abbiamo allora chiamato Bcsm per chiedere di supportarci per far emergere la verità. La presidente Tomasetti non ha potuto parlare della nostra banca ma ha ribadito che laddove ci fossero state irregolarità, Bcsm si sarebbe subito mossa. Personalmente ritengo che la notizia faccia molto più male al Paese che a Bsi il cui patrimonio è perfettamente intatto. Però è innegabile che si tratti di un tentativo di concorrenza sleale al quale rispondiamo con la trasparenza dei nostri numeri che danno la misura della solidità della banca. Siamo abituati a una competizione sana che premia il merito e non la vigliaccheria, mi sento disorientata ma noi continueremo a farci guidare dai nostri valori etici che non sono mai stati messi in discussione”. Per Paolo Mularoni “i sentito dire, le dicerie non sono importanti mentre è importante parlare della sostanza”. E’ toccato al direttore generale Gabriele Monti illustrare nel dettaglio i dati della banca. “Il sistema ha due problemi importanti, il primo è legato alla liquidità, noi a tal proposito non abbiamo problemi, siamo la banca più piccola che detiene però tanta parte della liquidità del sistema. Se tutti i nostri clienti dovessero nello stesso momento ritirare i propri soldi avremmo ancora in cassa 50milioni di euro. L’altro grande problema del sistema è legato all’aqr, noi abbiamo appena ricevuto una comunicazione di Bcsm che ci dice che il nostro patrimonio non ha problemi e da uno studio che avevamo commissionato sappiamo che non li avrebbe nemmeno con i principi di Baliea III. Negli anni abbiamo avuto sempre risultati positivi, è aumentata la raccolta e sono aumentati gli impieghi che dal 2011 sono passati da 20 a 140 milioni. I clienti da 500 sono diventati 6500 e il personale è aumentato di 30 unità, da 20 siamo passati a 50, anzi 51 perché abbiamo un neoassunto. Si tratta in gran parte di persone che non raggiungono i trent’anni, abbiamo assunto ragazzi che non avevano mai lavorato altrove per poterli formare direttamente e farli crescere nello spirito della banca. Il coefficiente di liquidità infine è ben superiore al parametro dell’11%. L’obiettivo del prossimo futuro è quello di portare il prodotto bancario lordo a 1 miliardo di euro e di assumere altro personale”. A chi ha domandato di poter quantificare il danno inferto con l’articolo pubblicato sul sito on-line, il direttore generale ha risposto che sono usciti 4 milioni, una cifra minimale che sarebbe stata poi compensata dall’apertura di numerosi conti. Infine a chi ha chiesto se nel mirino di chi ha attaccato la banca ci potesse essere l’intero sistema ha risposto una lapidaria Simona Michelotti: “è una sola banca che ha potuto fare questo tipo di attacco sleale. Noi però andiamo avanti, la fiducia è fondamentale, per l’istituto parlano i suoi numeri”.
Repubblica Sm