Si dice che non fosse affatto bella e neppure troppo intelligente. Ma era spontanea e piena di fascino. Sapeva conquistarsi alleanze con i regnanti di tutta Europa, e amanti molto giovani. Ne ebbe addirittura 24, che gratificò con donazioni regali, gioielli e palazzi. Una munificenza che costò alle casse dell’impero circa 600 milioni di euro, in valuta attuale.
Antonio Stolfi, dopo una vita passata tra la Francia e il Piemonte in qualità di dirigente presso diverse multinazionali e dopo aver ricoperto l’incarico di Console generale di San Marino a Parigi, negli anni della pensione ha cominciato a coltivare il suo amore per la storia, che ha tradotto in diversi libri. Tra questi: “La Grande Caterina di Russia. Regno e amori imperiali” (edizioni Albatros). Da questa poderosa ricerca è nata anche la conferenza pubblica, organizzata dal Centro sociale di Dogana per trattare: “La Russia e l’Europa all’epoca di Caterina II”. Una disamina storica, geopolitica e sociologica di un periodo cruciale per la Russia e per i destini dell’Europa, con molte analogie con i tempi di oggi.
In perfetta interazione con il pubblico, Stolfi ha saputo tratteggiare la personalità di una donna che, consapevole delle sue origini piuttosto modeste, riuscì a far parlare di sé tutte le corti europee attraverso le mille spigolature che compongono la vita di una sovrana: la famiglia, gli amori, la vita di corte, la politica interna, la politica estera, le innovazioni legislative e la prima codificazione del diritto russo, che l’hanno fatta ricordare.
Sofia Federica Augusta, damigella della piccola nobiltà prussiana, destinata a una vita anonima in una piccola città del Baltico, attraverso un matrimonio combinato dall’allora Zarina Elisabetta, divenne Caterina, la Grande, “Zarina di Tutte le Russie”, regnando nell’impero che aveva voluto un altro Grande: Pietro Romanov, iniziatore dell’apertura a Occidente. Lei che non era una Romanov riuscì comunque a dare una svolta a questa dinastia che stava spegnendosi.
Senza farsi scrupolo dei più feroci intrighi e di servirsi di chiunque potesse esserle utile per i suoi obiettivi, fu l’artefice di innovazioni rivoluzionarie. Come l’introduzione del sistema scolastico, per la cui organizzazione si fece consigliare da Voltaire; o come il tentativo di abolizione della schiavitù, fallito per la rivolta della nobiltà. Ma fece affogare nel sangue anche la rivolta popolare guidata da Pugacev. Mai rinunciò al tentativo di modernizzare la Russia in senso occidentale, secondo le idee “dell’assolutismo illuminato” ispirandosi ai filosofi illuministi francesi, di cui conosceva tutte le opere.
Grazie alle alleanze politiche e miliari, estese il suo regno a oltre 520 mila chilometri quadrati, puntando le sue ambizioni anche verso il sud, verso la Crimea, con l’ambizione di arrivare fino a Costantinopoli. Affidò la creazione della flotta militare russa nel Mar Nero al generale Grigorij Potëmkin (un nome che ricorrerà anche nella storia del Novecento con la famosa corazzata distrutta nel 1920). Dietro le sue insistenze, fu soppresso il khanato di Crimea e annessa la penisola alla Russia nel 21 luglio 1783. Per popolare quelle terre desolate, ma che garantivano il passaggio al mare, Caterina aprì le porte all’immigrazione, accogliendo tutti i diseredati e perfino gli ebrei. Evidenti le analogie con certe vicende espansionistiche di oggi, nonostante le differenze sul modo di guerreggiare e, soprattutto, sulla percezione dei diritti umani.
Dopo la Rivoluzione francese del 1789, Caterina rigettò molti dei principi illuministi, verso i quali un tempo si era mostrata tanto favorevole, passando a una politica decisamente reazionaria. Determinata, colta e “illuminata”, Caterina voleva modernizzare un regno vasto ma arretrato. Non ci riuscì, i tempi non erano ancora maturi.
Stolfi ha focalizzato il suo intervento prevalentemente sulla politica condotta da Caterina in un Europa divisa tra le monarchie reazionarie e una Francia rivoluzionaria, mentre l’America combatteva la sua guerra di Indipendenza e l’Italia esisteva solo geograficamente. Nel libro, invece, pone i suoi occhi vigili sul volto florido, il portamento regale e gli abiti sontuosi a fasciare il corpo giunonico di Caterina, i suoi innumerevoli amanti, ma anche i tanti enigmi della prima sovrana russa ad avere un ruolo preponderante nello scacchiere europeo. Un grande libro per un grande personaggio.