Le preoccupazioni più grandi ruotano intorno alla riforma IGR, in pectore ormai da diversi anni e probabilmente in dirittura d’arrivo. Eppure, al momento, Rete non ha visto la benché minima traccia del testo o delle famose slide che stanno girando. Ma la preoccupazione più grande, ricavata dalle notizie diramate principalmente dal sindacato, è la mancata equità fiscale, che sarebbe giusta e opportuna come recita anche la Dichiarazione dei Diritti, e che è uno dei capisaldi dell’attività di Rete. Invece si punta sempre e solo sui redditi dei pensionati e dei lavoratori dipendenti. Ma sono parecchie le cose collegate.
“È dal 2020 che il Segretario Gatti ci dice che non c’è alcun bisogno di un memorandum d’intesa con Bankitalia” attacca il capogruppo Emanuele Santi nel corso di una conferenza stampa convocata apposta per fare il punto della situazione. “Adesso scopriamo che abbiamo bisogno di un addendum, rispetto al testo già parafato con la UE, per un accordo di vigilanza con lo Stato italiano. Dopo sei anni, siamo dunque tornati al punto di partenza, con in più un danno di credibilità enorme”. Non basta, c’è il bilancio, al quale improvvisamente mancano 20 milioni per tenerlo in piedi. “Ma non andava tutto bene? Che fine ha fatto il grido elettorale che era sempre tutto a posto? Finalmente il governo ha fatto cadere la maschera! In questo momento, il Paese non ha bisogno di un uomo solo al comando, ma di una squadra competente e preparata. Rete è pronta a fare la sua parte”.
La critica di Santi continua impietosamente su fatti e dati, che lasciano ben poco spazio alla fantasia. “A seguito della recente archiviazione definitiva della vicenda Varano, sappiamo che ci sono ancora alcune centinaia di milioni da recuperare a Bologna e sanzioni pagate impropriamente: lo Stato deve fare immediatamente tutte le azioni di recupero, prima di chiedere i soldi ai cittadini”.
Gli dà man forte Gian Luigi Macina, membro del direttivo, che punta il dito sull’ICEE, un’altra never ending story anche a causa di lacune che sembra non si vogliono colmare. “Basare il sistema ICEE su redditi non verificabili, porta a delle scorrettezze. Abbiamo chiesto di ragionare sui patrimoni, per fare riferimento a un quadro contributivo più certo”. Anche qui, è un po’ la stessa storia della riforma IGR, perché si va a bussare cassa sempre sui soliti noti. Paradossalmente, dice Macina, se tutti pagassero realmente rispetto al proprio reddito, le aliquote si potrebbero anche abbassare. Poi c’è la questione delle società che non hanno reddito. “Ci sono 1.600 società, documentate e registrate, che sono in perdita sistemica per anni. Già nel 2013 si era proposta una minimum tax di 3.400 euro ciascuna, adesso si vuole riproporre la stessa formula. Ma non va bene, perché ci sono società che hanno davvero delle difficoltà e altre che fatturano milioni, ma non dichiarano nulla. Invece di fare i controlli e fare pagare il giusto, perseguendo i furbetti, gli si vuol dare un bel lasciapassare”.
Tra l’altro, c’è un altro aspetto, assai grave, di cui non si aveva percezione concreta ma che adesso è comprovato dalla risposta del governo ad un’interpellanza di Rete: San Marino non ha gli strumenti tecnico legali per aggredire i beni di debitori che risiedono all’estero (leggi soprattutto Italia). Parliamo di 223 milioni nel 2023 e di ben 245 milioni nel 2024 non pagati dai soliti “investitori” che vengono a San Marino, fanno i loro affari e poi se ne vanno con le tasche piene. “Non è più tollerabile” chiosa Macina.
La lettura politica di quanto sta accadendo, viene affidata a Gabriele Vitali, anche lui membro del direttivo. “A un anno dal suo insediamento, il governo ha fatto solo interventi per mantenersi in equilibrio dentro una coalizione arlecchino; ha fatto provvedimenti ad personam e lavora solo per compartimenti stagni, secondo una logica spartitoria che non tiene in minimo conto i bisogni reali della gente”.
Quindi, rincara la dose su una riforma IGR che si annuncia iniqua e di cui la gente si accorgerà solo a cose fatte. “Quando c’è da parlare all’emotività delle persone, come per la storia del cinghiale o del killer dei cani, sono tutti ad applaudire. Ma poi staremo vedere quando andranno a toccare il portafoglio delle persone”. Secondo Vitali, anche i frontalieri non possono dormire tra due guanciali perché pare che ci sia l’intenzione di aumentare le tasse anche a loro: “Tanto non votano!” Ma è un’altra ingiustizia, che non si può accettare. Vitali annuncia tutta una serie di iniziative per spiegare quanto sta succedendo, ma soprattutto: “Vogliamo rivolgerci a chi non si rassegna e vorrà sostenerci in questa battaglia di civiltà”.