
RIMINI. La sezione fallimentare del Tribunale di Rimini ha decretato ieri il fallimento di Aeradria Spa. La sentenza, attesa da giorni, è stata depositata ieri alle 16. Il tribunale (presidente Rossella Talia, giudice Rosario Lionello Rossino, relatore Maria Antonietta Ricci) ha scelto la soluzione più drastica, bocciando la richiesta di concordato in continuità che era stata richiesta dalla società dei cieli.
I giudici hanno però voluto tenere una porta aperta alla speranza disponendo contemporaneamente l’esercizio provvisorio per l’aeroporto e nominando quale curatore fallimentare, Renato Santini, colui che è stato anche il commissario giudiziale. Ora Aeradria ha tre giorni di tempo per presentare i libri contabili in tribunale. La sentenza. Con il cuore in gola, il presidente Rossella Talia, spiega che «è stata la decisione più sofferta della mia vita» ma anche per il resto del collegio non è stata una decisione presa a cuor leggero. Pressioni? «Soprattutto mediatiche non politiche, forse perché sanno che non servirebbero a nulla».
«Il tribunale – sottolinea il presidente leggendo la nota -, in presenza di uno stato di conclamata insolvenza di Aeradria, ha ritenuto non sussistenti i presupposti di ammissione al concordato in continuità sotto plurimi profili, tra i quali si richiamano la mancanza dei presupposti di correttezza e completezza dell’informazione al ceto creditorio». A far pendere l’ago della bilancia verso il fallimento è stato il precedente fallimento di Air ma, soprattutto, la «confusione delle masse creditorie» nel rapporto con la società controllata la cui contabilità viene ritenuta «inattendibile». O più semplicemente: chi deve qualcosa a chi. Il tribunale si è voluto così cautelare rispetto al rischio che, dall’oggi al domani, potessero spuntare nuovi debiti nascosti. Mentre la posizione di Riviera di Rimini promotions «non è stata neppure presa in considerazione». Quella sul Fellini è una decisione tecnica: «Non è consentito, nel diritto, anteporre pretesi criteri di opportunità». Il dispositivo. Nella sentenza il tribunale fallimentare non entra neppure nel merito della fattibilità del piano di salvataggio in quanto è già negativo il giudizio dell’operazione dal punto di vista giuridico perché «le modalità attuative sono incompatibili con le norme inderogabili. E non è stata superata alcuna obiezione rispetto alla relazione del commissario».
Altro passaggio decisivo è il mantenimento delle quote pubbliche, scese dall’80 al 20%, «a spese dei creditori falcidiati e in violazione della regola della priorità del rimborso». In sostanza – sostiene il tribunale – i creditori «accettano di entrare a far parte di una società la cui storia recente è segnata da tali e tante ombre e criticità gestionali, di cui hanno avuto notizia solo dal commissario». Per questo «conferma l’inammissibilità del piano, compresa la sussistenza dei crediti risarcitori nei confronti dei membri del cda e del collegio sindacale» tenuto conto dell’analisi di Unirevi in cui la contabilità risultava negativa sin dall’inizio del 2011. Così non va. Qualche frecciata però il presidente del tribunale la riserva al sistema aeroportuale italiano. In particolare al cosiddetto sistema del co-marketing (la vendita dei posti sugli aerei anche se non sono occupati): «In Italia le regole devono essere uguali per tutti, altrimenti si configura il rischio di concorrenza sleale».
I creditori. «Questa è la scommessa e la sfida – secondo il tribunale -, se Rimini è un aeroporto effettivamente appetibile e il bando va bene, si possono recuperare i soldi persi». Già fissata, nel dispositivo, l’adunanza dello stato passivo al 15 aprile 2014: chi vuole recuperare i crediti deve presentare le proprie richieste entro 30 giorni prima.
Un notevole «mal di stomaco» nella scelta si è avuto per la situazione dei dipendenti che sono stati comunque «molto generosi nel tagliarsi lo stipendio». L’auspicio. Ma il tribunale fallimentare non pensa affatto, con la sua decisione, di aver affossato lo scalo di Miramare e l’economia riminese. Perché «anche i giudici sono cittadini e amano questa città».
Così «si auspica la massima collaborazione per mantenere l’aeroporto al territorio e alla realtà locale dotata di una notevole capacità imprenditoriale. Ora il Fellini può muoversi come si deve. L’augurio e la speranza è che Rimini ce la faccia: di qui può partire la vera operazione salvezza»CORRIERE ROMAGNA
I giudici hanno però voluto tenere una porta aperta alla speranza disponendo contemporaneamente l’esercizio provvisorio per l’aeroporto e nominando quale curatore fallimentare, Renato Santini, colui che è stato anche il commissario giudiziale. Ora Aeradria ha tre giorni di tempo per presentare i libri contabili in tribunale. La sentenza. Con il cuore in gola, il presidente Rossella Talia, spiega che «è stata la decisione più sofferta della mia vita» ma anche per il resto del collegio non è stata una decisione presa a cuor leggero. Pressioni? «Soprattutto mediatiche non politiche, forse perché sanno che non servirebbero a nulla».
«Il tribunale – sottolinea il presidente leggendo la nota -, in presenza di uno stato di conclamata insolvenza di Aeradria, ha ritenuto non sussistenti i presupposti di ammissione al concordato in continuità sotto plurimi profili, tra i quali si richiamano la mancanza dei presupposti di correttezza e completezza dell’informazione al ceto creditorio». A far pendere l’ago della bilancia verso il fallimento è stato il precedente fallimento di Air ma, soprattutto, la «confusione delle masse creditorie» nel rapporto con la società controllata la cui contabilità viene ritenuta «inattendibile». O più semplicemente: chi deve qualcosa a chi. Il tribunale si è voluto così cautelare rispetto al rischio che, dall’oggi al domani, potessero spuntare nuovi debiti nascosti. Mentre la posizione di Riviera di Rimini promotions «non è stata neppure presa in considerazione». Quella sul Fellini è una decisione tecnica: «Non è consentito, nel diritto, anteporre pretesi criteri di opportunità». Il dispositivo. Nella sentenza il tribunale fallimentare non entra neppure nel merito della fattibilità del piano di salvataggio in quanto è già negativo il giudizio dell’operazione dal punto di vista giuridico perché «le modalità attuative sono incompatibili con le norme inderogabili. E non è stata superata alcuna obiezione rispetto alla relazione del commissario».
Altro passaggio decisivo è il mantenimento delle quote pubbliche, scese dall’80 al 20%, «a spese dei creditori falcidiati e in violazione della regola della priorità del rimborso». In sostanza – sostiene il tribunale – i creditori «accettano di entrare a far parte di una società la cui storia recente è segnata da tali e tante ombre e criticità gestionali, di cui hanno avuto notizia solo dal commissario». Per questo «conferma l’inammissibilità del piano, compresa la sussistenza dei crediti risarcitori nei confronti dei membri del cda e del collegio sindacale» tenuto conto dell’analisi di Unirevi in cui la contabilità risultava negativa sin dall’inizio del 2011. Così non va. Qualche frecciata però il presidente del tribunale la riserva al sistema aeroportuale italiano. In particolare al cosiddetto sistema del co-marketing (la vendita dei posti sugli aerei anche se non sono occupati): «In Italia le regole devono essere uguali per tutti, altrimenti si configura il rischio di concorrenza sleale».
I creditori. «Questa è la scommessa e la sfida – secondo il tribunale -, se Rimini è un aeroporto effettivamente appetibile e il bando va bene, si possono recuperare i soldi persi». Già fissata, nel dispositivo, l’adunanza dello stato passivo al 15 aprile 2014: chi vuole recuperare i crediti deve presentare le proprie richieste entro 30 giorni prima.
Un notevole «mal di stomaco» nella scelta si è avuto per la situazione dei dipendenti che sono stati comunque «molto generosi nel tagliarsi lo stipendio». L’auspicio. Ma il tribunale fallimentare non pensa affatto, con la sua decisione, di aver affossato lo scalo di Miramare e l’economia riminese. Perché «anche i giudici sono cittadini e amano questa città».
Così «si auspica la massima collaborazione per mantenere l’aeroporto al territorio e alla realtà locale dotata di una notevole capacità imprenditoriale. Ora il Fellini può muoversi come si deve. L’augurio e la speranza è che Rimini ce la faccia: di qui può partire la vera operazione salvezza»CORRIERE ROMAGNA