Per il governo che nascerà il sentiero nel gestire le finanze pubbliche sarà particolarmente stretto. I problemi non sono certo nati ieri, o tre anni fa ma è indubbio che nel corso della legislatura alcuni settori siano stati messi a durissima prova. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Rossano Fabbri, esponente di MIS che ha aderito a Libera.
Perché dopo tanti anni ha deciso di rientrare nella politica attiva?
“Il Paese – seppur ha mille potenzialità – vive un momento drammatico. Si respira un senso di vuoto politico, il peggior dramma che una nazione, pur piccola che sia, possa attraversare. Il senso di responsabilità, l’amore per il Paese e l’amore per le mie figlie sono stati i motivi della scelta. Diciamo che tra qualche anno quando mi guarderò indietro non voglio avere rimpianti”.
Partiamo subito con la giustizia, che idea avete per il futuro?
“C’è la necessità di provvedere immediatamente all’approvazione del nuovo codice di procedura penale affinché esso sia rispettoso dei diritti della difesa e adeguato ai principi Edu, nell’ultima legislatura sono successe – e sono in corso – cose raccapriccianti. Anche la Giustizia è accasciata su sé stessa. E’ sotto gli occhi di tutti”.
E’ la ‘sola’ priorità?
“Ci sono tante altre priorità. La priorità maggiore è ristabilire un senso di giustizia che oggi si è andato perdendo. La giustizia come tutti i settori del Paese (Banca Centrale, Istituto di Sicurezza Sociale, Uffici PA, ecc.) va ricollocata in un giusto solco. Sono successi fatti talmente gravi che è inevitabile interrogarsi sugli errori che sono stati commessi. E’ per esempio sintomatico che da 10-12 anni la giustizia non abbia una segreteria dedicata. Assieme a quello delle banche è il problema dei problemi. Motivi per cui nonostante il differenziale fiscale non siamo attrattivi. Ribadisco tuttavia come in tutti i settori sia necessario un intervento deciso. Bisogna ripartire dalle fondamenta”.
Ha fatto riferimento al sistema bancario, quali sono gli scenari che si prefigurano?
“Ci sono problemi per i quali sarà molto difficile trovare una soluzione. Quando giustamente si è scelta la trasparenza, e sono venuti meno i grandi paradigmi tra cui il segreto bancario e l’anonimato societario, che avevano permesso alle banche di essere floride e allo Stato di ricevere il maggior gettito, sarebbe stata necessaria una visione d’insieme e un programma unitario che avrebbe dovuto prevedere anche una idea sistematica di come aggredire il problema. Occorreva ristrutturarsi e ricollocarsi. Ora i problemi ci cadono addosso per la mancanza di un progetto unitario. Tutti gli stakeholder dovrebbero così mettersi attorno a un tavolo ma oggi è difficile perché qualcuno ha deciso di non poter rinunciare alla propria fetta di torta, neppure parzialmente, e così sono state fatte molte ingiustizie, specie nella prima parte della scorsa legislatura, a cominciare dalla scellerata gestione della vicenda Asset Banca”.
Come può spiegare il fatto che MIS che è sempre stato contro il governo di Adesso.sm sia entrato a far parte di Libera?
“Libera prende le distanze dai danni che sono stati compiuti durante la prima fase della scorsa legislatura, valorizza però coloro che hanno avuto il coraggio e la forza di prendere atto delle storture, degli abusi. I due pesi e due misure sono sotto gli occhi di tutti. Nella seconda parte della legislatura c’è stato un cambiamento di metodo e approccio, abbiamo dimostrato che solo collaborando tutti quanti, politica e parti sociali e datoriali, si possono risolvere i problemi. Tanti provvedimenti della scorsa legislatura in ambiti diversi sono motivo di pregio. Libera salva il bambino e butta via l’acqua sporca. Da qui vogliamo ripartire. Non scordiamoci infatti come siano stati proprio coloro che oggi sono confluiti in Libera a staccare la spina alla legislatura, non fosse per loro saremo ancora in pieno dramma. Oggi invece i sammarinesi possono avere fiducia e speranza”.
Voi avevate lanciato un aut aut a Libera?
“Al contrario, ci tengo a sottolineare che da noi non è arrivato alcun aut aut, siamo convinti che si debba costruire un percorso con coloro che la pensano come noi. Siamo stanchi e il Paese non ha tempo per i giochini triti e ritriti che servono solo a destabilizzare ad evocare metodologie da prima Repubblica. Noi non abbiamo posto nessun diktat ma quando siamo stati invitati a ragionare sul progetto Libera la presa di distanza dai disastri della precedente legislatura era una precondizione necessaria per la nostra adesione, non avremmo nemmeno partecipato se ci fosse stata una continuità con la prima parte della legislatura. C’è stata da parte nostra una condanna molto forte in ambito bancario-finanziario e in ambito di giustizia”.
Ampliando il raggio, si è parlato molto di ambiente, i risultati sono stati positivi?
“La scorsa legislatura è stata disastrosa dal punto di vista dell’ambiente, i buoni propositi hanno fatto il pari con azioni diametralmente opposte. Non si è pensato per nulla a rivalutare l’esistente. Nessuno ha messo mano agli scempi legati agli ecomostri che abbiamo in giro per San Marino, l’ecomostro di Acquaviva o solo per fare un altro esempio all’ex Symbol: nessuno ha pensato a ricollocare sul mercato l’esistente, le migliaia di appartamenti sfitti”.
E’ tra coloro che giudica sconsiderata l’apertura ai frontalieri che ha caratterizzato questa legislatura?
“E’ uno dei progetti che vanno visti con gli occhi giusti. I numeri sono il frutto, in buona parte, della regolarizzazione di coloro che avevano già rapporti con San Marino. Non si possono far arrivare imprenditori, chiedere serietà, investimenti e poi non dargli la possibilità di lavorare nella propria azienda, e multarli anche per lavoro nero. Per attirare investitori dobbiamo dare la possibilità a chi investe, porta soldi e vuole aprire qui attività di essere in regola. Poi io credo che tutto sia migliorabile. L’obiettivo è la piena occupazione dei cittadini sammarinesi ma smettiamo di essere così provinciali”.
Una battuta anche sul rapporto con l’Italia.
“E’ un rapporto che va certamente migliorato, ma contestualmente va ripristinata una politica estera degna di questo nome che manca da decenni, bisogna riprendere un dialogo serio e costruttivo con i grandi Stati”.