La riforma dell’Imposta Generale sui Redditi approda nel dibattito politico con toni accesi e visioni opposte. Al centro del confronto, le modifiche in discussione in Consiglio, oggetto della puntata di ieri della trasmissione “Palazzo Pubblico” su San Marino RTV. Una manovra che la maggioranza definisce “responsabile” e orientata alla redistribuzione, ma che per l’opposizione si traduce in un aggravio per lavoratori, pensionati e frontalieri.

Per i partiti al governo, l’intervento sull’IGR è il frutto di una necessità non più rinviabile, a dodici anni dalla precedente revisione. Massimo Andrea Ugolini (PDCS) ha evidenziato come l’obiettivo sia quello di generare risorse aggiuntive da destinare ogni anno alla riduzione del debito pubblico. Ugolini ha poi parlato di controlli automatici introdotti sui contribuenti che negli ultimi tre anni hanno dichiarato meno di 15mila euro, per contrastare possibili elusioni.
Silvia Cecchetti (PSD) ha ribadito che non si tratta di una misura d’urgenza, bensì di un’azione lungimirante. Ha respinto l’idea che la riforma penalizzi le fasce più deboli, sostenendo anzi che per i redditi bassi ci sarà una riduzione della pressione fiscale. Per i redditi medio-alti, invece, l’aggravio stimato ammonterebbe a circa sette euro mensili.
Anche Libera ha espresso un giudizio positivo. Gemma Cesarini ha ricordato come l’intervento miri a una maggiore equità nel sistema tributario e a incentivare l’emersione dell’evasione. Ha inoltre segnalato l’importanza dell’agenda per la crescita e del piano di revisione della spesa pubblica, impegni già assunti dal governo con un ordine del giorno approvato dal Consiglio.
Di tono completamente diverso le valutazioni espresse dai rappresentanti delle forze di opposizione. Emanuele Santi (Rete) ha criticato aspramente il provvedimento, accusando l’esecutivo di attingere risorse da categorie fragili come lavoratori dipendenti e pensionati, senza contrastare efficacemente l’evasione o recuperare crediti fiscali pregressi. Ha anche definito anomalo l’ordine del giorno della maggioranza, interpretandolo come un segnale di sfiducia nei confronti dello stesso governo.

Per Enrico Carattoni (Repubblica Futura), il testo della riforma è “inemendabile” e il percorso seguito dal governo poco trasparente. Ha denunciato la contraddizione tra le dichiarazioni su conti in ordine e la necessità di reperire 20 milioni di euro, accusando l’esecutivo di scaricare i costi dell’operazione su soggetti che non hanno voce, come i lavoratori frontalieri.
Fabio Righi (Motus Liberi) ha rincarato la dose, parlando di una narrazione “allucinante” da parte della maggioranza. Secondo lui, il malcontento emerso nei confronti del provvedimento è generalizzato, e la riforma presentata rappresenterebbe un adeguamento minimo rispetto alla legge del 2013, non all’altezza delle esigenze attuali. Righi ha anche sostenuto che i primi a criticare la riforma sono stati proprio alcuni esponenti della stessa maggioranza.
Il confronto sulla nuova IGR si preannuncia ancora lungo e carico di tensioni. Intanto, resta aperto l’interrogativo su chi, alla fine, dovrà realmente sostenere il peso della riforma.