Esplosa una polemica tutta all’ombra del garofano. Silvia Cecchetti nel 2009 usci dalla corrente socialista del Psd con altri sette compagni. Ora é tornata fra gli ex, lo ha fatto in maniera soft rinunciando a candidarsi: “Almeno un giro di giostra lo faccio assistendo”. Un ripensamento motivato quello di Silvia Cecchetti (nella foto): “Non condividevo più un metodo vecchio di fare politica, non condividevo la crisi di governo; inutile in questo frangente; i dirigenti del Psd invece hanno dimostrato di avere coraggio, di credere nelle riforme, di avere la lucidità necessaria per far riprendere il cammino al Paese”. Insomma un ritorno a casa vissuto su una crisi di coscienza politica non di basso profilo. Alla crisi di coscienza credono anche i socialisti riformisti con cui ha convissuto per oltre due anni prima di decidere il rientro nel Psd con relativa dichiarazione di fiducia, cioè di voto. Il Partito socialista, ieri, prima, ha cercato di distogliere l’attenzione sulle scelte di Silvia Cecchetti come se fosse un personaggio politico di seconda linea: “Una notizia – dicono – non notizia. Perché strombazzarla tanto? È ben nota a tutti l’attrazione fatale che il Psd esercita sulla nostra ex compagna e che risale almeno al periodo in cui i rappresentanti del Psd chiedevano di andare fino in fondo alla famosa questione Licenziopoli”. Insomma il Partito Socialista ha già pronta la diagnosi: “Si chiama Sindrome di Stoccolma”. Una malattia conclamata sempre secondo il Ps: “Negli ultimi tempi, la nostra ex compagna si è particolarmente distinta per la sua correttezza e la sua coerenza, portando regolarmente negli organismi del Psrs, di cui faceva parte, le istanze, le posizioni e le strategie che avrebbero fatto comodo agli amici del Psd. Finalmente, dopo un lungo e sofferto percorso, ce l’ha fatta. (…) San Marino Oggi
