San Marino. “Stop eutanasia al Paese”. Irta di ostacoli la strada verso l’accordo con la UE

Zeppa (Rete): “Fmi? Penso che ci si stia muovendo anche al di fuori su altri canali non troppo trasparenti”

A San Marino il film di questi due anni è sempre lo stesso e pare non riesca in nessun modo a cambiare marcia. Ne abbiamo parlato con il capogruppo di Rete Gian Matteo Zeppa.

Quella che ci siamo lasciati alle spalle è una settimana dove sono accadute tante cose di cui si è dibattuto in maniera molto accesa in sede di consiglio grande e generale. Grande protagonista il tema della giustizia. Che effetto ha avuto quel dibattito sulla fiducia del Paese nelle sue istituzioni a partire dal Tribunale?

“Sulla giustizia è da un anno che c’è una guerra in atto. Io credo che non si sarebbe dovuto procedere a un dibattito pubblico proprio perché la maggioranza si lamenta che sul sistema bancario si fanno dei dibatti pubblici dicendo che creano delle ricadute al di fuori dei nostri confini, la stessa cosa si può dire per la giustizia. Ci sono delle commissioni dove si può parlare, sono quelle le sedi deputate. A qualcuno interessa invece che questa frattura emerga, nessuno si è preoccupato di fare il dibattito a porte chiuse. Diciamo che sul Tribunale si usa un metro opposto senza considerare che un investitore che viene a sapere una cosa del genere si guarda bene dal dar seguito alle proprie intenzioni così come allo stesso modo l’ordine degli avvocati si viene a trovare in grossissime difficoltà. La politica crea volutamente dei disastri, non sono passate inosservate le parole vili di Celli per recapitare messaggi a qualcuno citando cose che non poteva conoscere e che solo chi era all’interno della commissione giustizia poteva sapere. Gliel’hanno detto per dare ossigeno alle braci”.

Qualcosa di ‘diverso’ è sembrato succedere all’interno di Bcsm. E’ solo un’impressione o si è davvero inaugurata una nuova stagione?

“E’ chiaro che a qualcuno non piace come Bcsm sta operando adesso. Celli ha attaccato il Tribunale e Banca Centrale, così quest’ultima istituzione è ora sotto osservazione e chi controlla è la figura abbastanza ingombrante di Antonella Mularoni, per questo ho affermato che è in atto un commissariamento. Ci sono all’interno del cda di Bcsm persone valide che evidentemente danno fastidio. L’augurio è che vadano avanti con il lavoro impeccabile fatto e che si faccia ripartire l’accordo con l’Italia che è indispensabile. Purtroppo Alleanza Popolare vive per comandare non per gestire la cosa pubblica”.

Sugli Npl si è andati avanti nonostante tutto, quali saranno le conseguenze per San Marino?

“L’impatto sarà devastante dal nostro punto di vista. Si è visto come è stato costruito il contenitore per vendere in tutta fretta: una commissione finanze di fresca nomina, subito dopo il cda di cassa e l’assemblea dei soci, con il presidente Zanotti che girava per l’aula con giubbotto e valigetta impaziente del via libera. Abbiamo chiesto un odg che è stato votato per un riferimento in consiglio grande e generale prima della nanziaria per capire qual è il tipo di impatto. Si tratta a ben vedere di vendita di patrimonio della banca di sistema. Qualcuno ha giocato a fare il fenomeno con il bilancio che ci porteremo sul groppone. Questo è un problema anche in vista dell’accordo con l’Ue rispetto al quale ci sono numerose difficoltà perché possa essere effettivo, slogan a parte”.

Di recente il Segretario Zanotti ha detto che ‘spera’ nell’internazionalizzazione per il rilancio del sistema bancario. Crede che la sottoscrizione di un memorandum con l’Italia sia realmente alle porte?

“Temo che sia solo un escamotage per nascondere altro nel senso che ci sono state pratiche in commissione esteri molto strane sulle quali non si è nemmeno voluti andare a fondo sulla richiesta di ulteriori speci che. Voglio dire che questa internazionalizzazione spinta verso l’est Europa potrebbe nascondere la volontà di bypassare l’Italia e non normalizzare i rapporti con i nostri vicini. Ce lo ha detto la stessa presidente di Bcsm che è andata lei a cercare un rapporto con l’Italia, i nostri politici non hanno alcun rapporto”.

Nel frattempo secondo lei si andrà avanti con la fusione calata dall’alto di Bsm e Cassa?

“Noi abbiamo avuto notizie in maniera indiretta, non è vietato fare le fusioni ma non si capiscono le ragioni per cui una banca che non sta bene possa a sua volta fagocitare un accordo con un’altra banca dopo lo scempio di questo governo con la lca Asset che ha creato disagi ai correntisti e all’intero sistema sammarinese. Un’operazione del genere con parere negativo da parte di un giudice non può essere interpretata come normale routine bancaria. E ora si vuol tentare di mettere la classica toppa in un sistema che fa acqua. Questo governo non è intellettualmente pronto nemmeno per capire cosa vuole fare, si è andati dietro a una crisi che già c’era e la si è acuita. Mi auguro che questa volta le persone, dipendenti compresi, abbiano il coraggio di esprimersi liberamente indipendentemente dalla salvaguardia del proprio posto di lavoro. Tanto alla ne se si andrà avanti è chiaro che ci sarà una riduzione di personale”.

Al punto in cui siamo è inevitabile il ricorso al Fondo Monetario?

A questo punto vedendo certe pieghe non sono più convinto che sia la linea principale del governo. Certo il fondo è spesso qui ma dice che ci deve essere una volontà univoca che non c’è. Siccome quello non è un ente caritatevole, occorre dare un programma, il governo però non ha nemmeno idea di cosa chiedere. Resta poi il fatto che il nostro interlocutore principale dovrebbe essere l’Italia che non ha nessun interesse ad avere al proprio interno una polveriera. Io penso che ci si stia muovendo anche al di fuori del Fmi su canali non troppo trasparenti”.

I quesiti referendari saranno recepiti nella finanziaria, è il segno che Adesso Sm teme il confronto con gli elettori?

“Adesso.sm ha paura della popolazione, la teme, è la cosa più brutta. Noi sul fatto che c’è l’intenzione di recepire i quesiti abbiamo avuto notizie informali e dunque continuiamo a raccogliere le firme perché abbiamo visto che la gente ha voglia di dire la propria. E’ stato molto bello vedere come cittadini normali pur di partecipare attivamente alla vita democratica del proprio Paese abbiano speso fino a 40 minuti del proprio tempo per fare la fila e firmare”.

Non si parla più molto di sciopero generale eppure quella alle porte è stata annunciata come una finanziaria lacrime e sangue che andrà a colpire soprattutto dipendenti pubblici e pensionati.

“Non è certo facile gestire uno sciopero sia prima che dopo e quello è un grido di aiuto quando tutti i tavoli di concertazione sono falliti. Credo comunque che per muoversi la gente non abbia bisogno che qualcuno indica lo sciopero, la piazza è il luogo dove manifestare il proprio dissenso. Certo che poi l’impatto si giudica dal numero dei presenti ma se io fossi al governo non deriderei chi scende in piazza, dovessi subire una manifestazione qualche domanda me la porrei”.

Quanto manca alla fine di questo governo?
“Mi auguro e spero che manchi molto poco, il Paese ha bisogno veramente di un cambiamento anche del modo stesso di fare politica. Non è possibile essere ostaggio di 32 persone che di fronte anche a Confuorti non dicono nulla. Sono state create opportunità per chi non le avrebbe potute avere prima. Il governo sta facendo dell’eutanasia gratuita al Paese. Nel momento in cui cade il governo siamo pronti a governare ma come diciamo noi. Occorre creare il dialogo con tutti per portare il paese fuori dalle secche e creare sviluppo”.

Fashion magazine ha dedicato al polo del lusso un bell’articolo parlando della ne dei lavori prevista per il 2019 e di una apertura a questo punto prossima nel 2020. Dovesse fare una scommessa, finirà come un successo?

“E’ stata un’azione sottoposta anche a referendum, giustamente ciò che la cittadinanza desidera deve essere portato avanti a dispetto dei miei dubbi che c’erano e sono rimasti. Quello tuttavia non può essere l’unico progetto di sviluppo per San Marino. Occorre rilanciare turismo e cultura non solo a parole ma con i fatti. E i fatti non sono pagare qualche consulente perché ci venga a dire quale strategia mettere in campo. Significa prestare finalmente orecchio a chi opera sul campo. La strada opposta a quella finora intrapresa se si considera il grosso investimento fatto per un evento, il Moto Gp, fuori territorio. Alla nostra interpellanza sul perché ci è stato risposto che non ci sono dati ma che a giudicare dai like il gradimento per quell’evento era molto elevato”.

Olga Mattioli, La RepubblicaSM