San Marino. Terrorismo: il Titano si interroga sulla possibilità di avere una propria “Intelligence”

007-skyfallGli attentati terroristici, intesi anche come quegli episodi che stanno scatenando il terrore e cambiando le nostre abitudini, si stanno ormai susseguendo di ora in ora. La situazione è drammatica. Gli ultimi fatti sono quelli della sparatoria in Florida, la strage in Giappone e il prete sgozzato in Francia. Non a caso il Congresso di Stato ha deciso di costituire un gruppo di lavoro chiamato a coordinare un piano strategico e decidere come la Repubblica dovrà attrezzarsi per affrontare l’allerta terrorismo. Così, dopo incontri con i corpi di polizia e con chi è chiamato a garantire l’ordine, è nata la decisione di creare la task force che coordinerà un piano per prevenire e far fronte all’attualità. Ne fanno parte i dirigenti dei dipartimenti affari esteri, interni, finanze e i comandanti di gendarmeria, polizia civile e guardia di rocca. Al gruppo il compito, da subito, di adottare misure preventive quali il controllo della popolazione residente e la collaborazione con le forze di prevenzione degli altri Stati. In realtà nonostante l’impegno profuso dagli Stati, diventa difficile se non impossibile riuscire a prevenire atti terroristici simili a quelli accaduti in questi giorni. Auto che si lanciano contro la folla, cecchini, commando armati. Il Titano appare francamente inerme. Pasquale Valentini, segretario di Stato agli Affari Esteri ha spiegato in Consiglio: “Confermo che le nostre istituzioni, le forze politiche e il Parlamento, non sono insensibili e distratte rispetto a quanto sta accadendo. A seguito di incontri con corpi di polizia, e con chi è chiamato a garantire l’ordine, è nata la decisione di presentare al governo la Costituzione di un gruppo di lavoro che coordinerà un piano strategico di San Marino rispetto a iniziative volte a prevenire, e per avere un piano preciso nei confronti di quelle che possono essere evenienze che anche il nostro Paese può trovarsi ad affrontare”. Più che di un mero coordinamento però, probabilmente il Titano ha necessità di avere un servizio di intelligence, fatto su misura per le proprie dimensioni e disponibilità. Avere una struttura di questo tipo è indispensabile per non essere tagliati fuori dai circuiti informativi dei servizi segreti che operano su un livello diverso da quello della polizia giudiziaria. Esiste infatti un livello di notizie ufficiali, ma anche un canale di notizie – chiamiamole così – di livello diverso, al quale oggi non possiamo accedere. Il Titano oggi deve certamente guardarsi dalla minaccia terroristica, ma è opinione comune il fatto che vi siano poteri forti e occulti che agiscono a livello economico contro il Paese.
E’ verosimile che l’Antica Repubblica sia l’unico Paese europeo – piccoli Stati compresi – a non avere una struttura di intelligence. Spulciando nei siti dedicati si possono trovare notizie interessanti. Innanzitutto esiste una distinzione fra l’informazione militare e civile e fra quella che agisce all’interno e all’esterno dello Stato. Ma che cos’è l’intelligence? In estrema sintesi può essere definita come la raccolta e la successiva analisi di notizie e dati dalla cui elaborazione ricavare informazioni utili al processo decisionale militare, nonché a quello relativo alla sicurezza nazionale ed alla prevenzione di attività destabilizzanti di qualsiasi natura. In senso più ampio vengono intese tutte le attività legate al controspionaggio, e allo spionaggio. Un’organizzazione segreta può operare apertamente nei propri confini e segretamente all’estero o viceversa. Diversi Stati hanno servizi segreti civili e servizi segreti militari, oppure servizi che si occupano della sicurezza interna al paese, e della sicurezza esterna, presso i paesi esteri. Negli Stati democratici occidentali i nomi dei capi dei servizi segreti sono in genere resi pubblici.
L’intelligence svolge, pertanto, un ruolo fondamentale e imprescindibile per il quale si serve di professionalità provenienti da ambienti diversi che agiscono secondo peculiari procedure volte a salvaguardare la riservatezza degli operatori e delle loro attività. In Italia ad esempio tale compito dal 2007 è stato affidato al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), il cui Direttore generale è nominato direttamente dal Presidente del Consiglio dei ministri, e alle due agenzie operative che si occupano delle dimensioni interna (AISI) ed esterna (AISE) della sicurezza nazionale. Tali Organismi informativi per la sicurezza sono chiamati a garantire l’indipendenza della Repubblica, la salvaguardia delle istituzioni democratiche, la protezione degli interessi politici, economici, industriali, militari e scientifici e la sicurezza cibernetica.
Ecco le “tre fasi” di lavoro:
– acquisizione della notizia, attraverso la ricerca, la raccolta e la valutazione dei dati acquisibili da un’ampia gamma di fonti, che vanno dal singolo individuo all’uso di sofisticate apparecchiature elettroniche. In questa fase particolare rilievo assumono le fonti aperte, come i mezzi di comunicazione di massa e la rete;
– gestione dell’informazione, in cui attraverso l’analisi trasforma l’elemento informativo grezzo in un articolato contributo conoscitivo. Questa fase rappresenta il passaggio distintivo dell’intelligence;
– comunicazione all’Autorità di governo sia di semplici informazioni, sia di rapporti, analisi e punti di situazione, utili per le decisioni da assumere o per le attività da intraprendere. L’estensione del concetto di sicurezza nazionale fa sì che vengano oggi inclusi, tra i destinatari dei prodotti di intelligence, anche amministrazioni ed enti pubblici.
In definitiva il gruppo di lavoro individuato dal governo potrebbe proporre all’esecutivo di valutare in un contesto internazionale tanto esplosivo la possibilità di dotarsi di uno strumento ormai essenziale per difendere la propria sicurezza ed indipendenza.

David Oddone, La Tribuna