
Era la metà del maggio scorso quando l’allora Segretario di Stato alla Sanità, Roberto Ciavatta (Rete), illustrarono alle parti sociali una vera e propria riforma organizzativa dell’ISS, sia sul fronte previdenziale che si quello dell’assistenza sanitaria. Un ambizioso progetto di riforma che prevedeva un riassetto totale delle strutture gestionali e l’inserimento di nuove unità e nuovi uffici.
Un progetto che, alla fine, in quell’assetto, risulta oggi miseramente bocciato. Bocciato sia nei fatti con il “fallimento” di costosi e -evidentemente- non indispensabili organismi introdotti nell’era “Bevere-Ciavatta”, come, ad esempio, il Nucleo di Valutazione, il Centro Epidemiologico e il Comitato Scientifico che nei contenuti della Delibera 12 del 25 luglio 2023, in cui il Congresso di Stato, dopo il riferimento del Segretario di Stato alla Sanità, Mariella Mularoni (Pdcs), succeduto a Ciavatta dopo la crisi e il conseguente rimpasto di governo, ha tracciato le “Linee di indirizzo per la predisposizione ed approvazione dei nuovi Atto Organizzativo e Fabbisogno Generale dell’Istituto per la Sicurezza Sociale”, dividendo il lavoro in due fasi, con la prima incentrata sui settori “staff”, “Servizi Comuni” e “Amministrazione” e la seconda sui settori restanti “e sarà finalizzata all’adozione”, all’introduzione vera e propria delle riorganizzazioni finalizzate ad “una semplificazione rispetto l’attuale assetto”.
L’indirizzo del governo, come detto, è mirato alla semplificazione gestionale ed amministrativa, raggiungibile, ad esempio, nell’accorpamento in due macro strutture organizzative dei dipartimenti Prevenzione, Socio-Sanitario e Ospedaliero, con tutto tranne l’Ospedaliero (che resterà una macro struttura a sé) riunite in un unica unità.
Ormai conclusa la “Fase 1” la riforma entra nel vivo. E ciò impone un ragionamento. Anzi, alimenta -al momento, per ora- un dubbio: prevarrà il progetto di riorganizzazione “Bevere-Ciavatta” o una linea di riorganizzazione più snella, che dreni meno risorse in organismi e attività non indispensabili a vantaggio di maggiori disponibilità per l’operatività sanitaria vera e propria?
Guardando l’inversione di tendenza successiva alle dimissioni del Segretario di Stato Ciavatta, vien da pensare che sia destinata a prevalere la seconda. Del resto, il superamento di costosi incarichi in seno al Nucleo di Valutazione e al Centro Epidemiologico -oltre al Comitato Scientifico mai entrato nella sua operatività-, appioppano un chiaro timbro di “bocciatura” a quegli organismi e, indirettamente, a chi li ha voluti, ovvero -quale vertice del Comitato Esecutivo Iss- il Direttore Generale Francesco Bevere.
La “sfida” da cui dipende il futuro dell’ISS e la qualità della sanità pubblica è quindi riassumibile nello scontro fra due fronti: quello più oculato nella gestione delle risorse economiche e quello di “manica più larga”, che sembra aver dominato la gestione dell’Istituto per la Sicurezza Sociale fino alla fuoriuscita di Rete dal governo e dalla maggioranza.
La tendenza si è nettamente invertita con l’interim di Ugolini alla Segreteria alla Sanità che, in poche settimane di mandato, ha alleggerito i costi del Centro Epidemiologico, non rinnovando gli incarichi da 2.400 euro mensili ognuno “per n.2 accessi di massima” a due professionisti italiani -Salvatore Scondotto e Alessandro Arrigo- dello stesso organismo nominati il 29 dicembre 2022. Una decisione, poi confermata dal Segretario di Stato Mularoni, che ha liberato, di fatto, una sessantina di migliaia di euro annui dal bilancio Iss. Le funzioni precedentemente affidate ai “costosi” professionisti italiani, sono ora affidate a personale interno e già in forza alla sanità sammarinese.
Se l’assetto dell’era “Ciavatta-Bevere” del Centro Epidemiologico è stato quindi sonoramente bocciato, sorte migliore non è toccata al Nucleo di Valutazione dove il Presidente -Salvatore Calabretta- costava 60.000€ annui di compenso più un massimo di 12.000€ di rimborsi spese (leggi qui). Anche il suo contratto è in fase di risoluzione -se non già superato- e ciò determinerà un altro ingente e immediato “risparmio” per le casse dell’Iss.
Sul fronte della razionalizzazione delle spese, inoltre, genera “tensioni” fra i dirigenti Iss e sanitari anche l’alto costo derivante dall’introduzione del nuovo robot chirurgico, a sua volta acquistato per oltre tre milioni di euro nell’era “Ciavatta-Bevere”, che assorbe risorse di bilancio che -secondo la linea alternativa a quella perseguita dal DG- si sarebbero potute utilizzare per risolvere problematiche che gravano direttamente sulla qualità del servizio offerto all’utenza, ovvero ai cittadini.
Magari, è il senso, senza le ingenti spese determinate dal robot chirurgico, oggi, le liste di attesa di dermatologia e radiologia non sarebbero “infinite”. Dunque, ai costi importanti determinati dall’introduzione di organismi -si deduce dalle successive azioni del governo- non essenziali come il Centro di Valutazione, il Centro Epidemiologico e il Comitato Scientifico dai costi non certo trascurabili (oltre 100.000 euro annui di soli compensi solo il Nucleo di Valutazione), si aggiunge il robot, una pesante e propria “palla al piede” per i bilanci Iss.
Costi che, per la loro entità, meritano un approfondimento visto l’impatto enorme che hanno sui costi della sanità. Ma vediamo i numeri nudi e crudi. Il robot chirurgico è costato oltre tre milioni di euro e, ogni mese, determina degli ingenti costi primari rappresentati dai materiali di consumo, dai costi di sterilizzazione e così via. L’ultimo dato rilevato in merito è attinente ai primi 16 interventi chirurgici robotizzati eseguiti, quindi per l’attività svolta nelle prime otto/nove settimane di attività. In quel periodo si sarebbero realizzati 16 interventi robotizzati, di cui 10 -come confermato dallo storico chirurgico sammarinese- perfettamente eseguibili anche senza supporto di tecnologia robotica.
Ebbene, questi 16 interventi (ripeto: di cui 10 eseguibili anche senza robot a costi sensibilmente inferiori) sarebbero costati circa 10.000€ a intervento, 160 mila euro totali, con una proiezione di spesa annua di circa 750mila euro per i soli materiali di consumo. Ai quali, poi, vanno aggiunti i costi di sterilizzazione (leggi qui).
Ma era così necessario investire oltre tre milioni nell’acquisto e “ipotecare” i bilanci annuali Iss per centinaia di mila euro per dotare la struttura sanitaria sammarinese di un robot chirurgico, alla luce del fatto che nei tre anni precedenti all’introduzione del robot nell’ospedale sammarinese sarebbero stati solo 5 i sammarinesi “inviati” nelle vicine strutture italiane per essere sottoposti a delicati interventi che richiedevano la chirurgia robotizzata?
Nel febbraio scorso (leggi qui) scrivevo: “…Non ci sono soldi per potenziare il Pronto Soccorso, ma nel bilancio annuale dell’ISS ci sarebbero circa 115 mila euro per pagare i compensi ai tre autorevoli professionisti italiani che compongono il Nucleo di Valutazione”… Oggi potrei ipotizzare che fra i vari organismi e il robot, l’era “Ciavatta-Bevere”, con un paio di colpi di “bacchetta magica”, avrebbe incrementato di oltre un milione di euro annui le spese della sanità… E senza riuscire a concretizzare -per fortuna?- la totale riorganizzazione (Atto Organizzativo) illustrata a maggio alle organizzazioni sindacali…
Ora, con la fuoriuscita di Rete dal Governo e quindi il cambio di vertice alla Segreteria di Stato alla Sanità, il trend sembra invertito e il non rinnovo di alcuni incarichi ha già ridimensionato questo incremento di costi. Ma serve una totale ridefinizione delle strategie e dell’organizzazione, come si sta cercando di fare con l’Atto Organizzativo entrato ormai nella sua Fase 2.
Ma, mi chiedo, se la visione, la linea di riforma “Bevere-Ciavatta” appare oggi sonoramente bocciata -superata da una gestione più attenta delle risorse economiche- e visto il ruolo chiave che il Direttore Generale dovrà rivestire sia nel lavoro di definizione e attuazione di questa riforma organizzativa Iss, perchè Francesco Bevere non è stato ancora sostituito e si ritrova, dopo le nette bocciature ricordate sopra, in un ruolo chiave nella definizione della sanità del futuro?
Enrico Lazzari