La violenta aggressione subìta da una lavoratrice due settimane fa ha fatto da filo conduttore alla prima parte della riunione del tavolo tecnico istituito per monitorare ed avanzare proposte per la piena applicazione della Convenzione n. 190 dell’OIL, riunitosi nei giorni scorsi. Questo grave episodio testimonia ulteriormente la necessità di adottare quanto prima una norma, il cui testo è ancora da costruire, che preveda l’allontanamento immediato dell’aggressore dal posto di lavoro, disciplinando in maniera precisa quale deve essere il ruolo del datore di lavoro, senza margini di discrezionalità. Al contempo rafforza ulteriormente la richiesta ripetutamente avanzata dalla CSU di rendere perseguibili d’ufficio gli atti di violenza sui luoghi di lavoro e di genere. Si pensi che, nel caso in questione, il datore di lavoro non ha provveduto ad allontanare immediatamente l’aggressore dal luogo di lavoro, ma lo ha licenziato il giorno dopo. Peraltro, non sappiamo come si sarebbe comportato se la vittima non avesse espresso la volontà di denunciare il suo aggressore, come poi effettivamente avvenuto. La normativa relativa ai provvedimenti disciplinari non impone al datore di lavoro il licenziamento o la sospensione del dipendente nemmeno in casi così estremi, pur restando sua facoltà farlo; per la CSU, invece, gli aggressori non possono essere mantenuti in servizio. L’assenza di provvedimenti adeguati in caso di simili reati, ancorché punibili sul piano penale solo su istanza di parte, a nostro avviso determina di fatto una sorta di accettazione e quindi di corresponsabilità. Nessuna forma di violenza può essere tollerata: questo è un messaggio che deve essere lanciato forte e chiaro! In occasione della recente riunione del tavolo tecnico è stata presa in esame anche una bozza di Decreto sulle tutele per le vittime di violenza prese in carico dai servizi sociali dell’ISS. Una lacuna che va subito sanata è che la norma sia estesa anche alle lavoratrici ed ai lavoratori frontaliere/i che subiscono violenza e che non possono essere presi in carico dai servizi ISS. Il testo in discussione contempla il capitolo che riguarda i permessi retribuiti per le vittime di violenze domestiche e di genere. Le persone prese in carico dai servizi sociali hanno necessità di periodi, a volte anche lunghi, di assenza dal lavoro, ad esempio per trovare una sistemazione qualora debbano lasciare l’abitazione o per poter svolgere i necessari percorsi di riabilitazione o recupero psicologico. Si è convenuto di disciplinare al più presto anche il diritto alle dimissioni per giusta causa per chi subisce atti di violenza o molestie. Riteniamo che tale diritto debba essere esercitato tenendo conto che, comunque, l’allontanamento dell’aggressore deve essere immediato; in caso contrario, la vittima potrebbe essere costretta a licenziarsi proprio per sfuggire ad altri atti persecutori. Il sindacato ha nuovamente sollecitato, oltre alla necessità di prevedere la procedibilità d’ufficio per gli atti di violenza e molestie, la garanzia dell’anonimato, almeno fino all’avvio del processo penale, per gli operatori che sono tenuti a segnalare alle autorità competenti le situazioni a rischio di cui vengono a conoscenza. Il timore di subire ritorsioni per aver fatto il proprio dovere non può essere considerato un effetto collaterale! A tal proposito è stata inviata una lettera ai Segretari di Stato competenti il 26 giugno 2025 a cui non si è avuta risposta. Sull’insieme delle tematiche affrontate, le associazioni datoriali hanno mostrato un atteggiamento diversificato: dal silenzio alla condivisione, fino alla manifestazione di riserve non ancora sciolte. La CSU ritiene che occorra marciare speditamente verso l’adozione di provvedimenti urgenti, quali quelli sinteticamente indicati con questo comunicato.
CSU