È arrivata venerdì 18 aprile, dal tribunale di Forlì, la sentenza che mette un primo punto fermo nella tragica vicenda di Gino Bolognesi, il 74enne di Savignano sul Rubicone travolto e ucciso mentre rincasava in bicicletta. Il giudice Elisabetta Giorgi ha condannato Lorenzo Gori, 30 anni, anch’egli residente a Savignano, a otto mesi di reclusione (con pena sospesa) per il reato di omicidio stradale, con la sospensione della patente per sei mesi.

L’incidente risale alla sera del 21 novembre 2023 in via della Pace, nel centro abitato di Savignano. Bolognesi stava pedalando ai margini della carreggiata quando venne tamponato da una Citroen C3 che viaggiava nella stessa direzione. L’impatto fu violentissimo: l’uomo venne sbalzato sull’asfalto e, trasportato in condizioni gravissime all’ospedale Bufalini di Cesena, morì il giorno seguente per un grave shock emorragico.
La sentenza ha riconosciuto la responsabilità esclusiva dell’automobilista, smentendo la versione iniziale fornita dallo stesso imputato, secondo cui il ciclista avrebbe proceduto contromano. La ricostruzione dei fatti è stata chiarita dalla consulenza cinematica affidata dalla Procura al geom. Michele Tassinari, che ha confermato la corretta condotta di Bolognesi e le gravi omissioni del conducente. A supportare i familiari della vittima, costituitisi parte civile, anche la perizia tecnica dell’ing. Mattia Strangi, consulente di parte di Studio3A-Valore S.p.A., incaricato di assistere legalmente la famiglia.

Oltre alla condanna penale, il giudice ha disposto il versamento di una provvisionale immediatamente esecutiva a favore della moglie e della figlia dell’uomo, rinviando alla sede civile l’esatta quantificazione del danno. I familiari – che ricordano Gino come una persona stimata e benvoluta in paese, già in pensione dopo una lunga carriera come rappresentante nel settore telefonico – sperano ora che anche la fase risarcitoria possa trovare una conclusione dignitosa, evitando ulteriori azioni legali. Finora, nonostante le evidenze, la compagnia assicurativa HDI ha erogato somme ritenute insufficienti dagli assistiti.
Il procedimento era stato seguito inizialmente dalla PM Sara Posa e poi dal sostituto procuratore Antonio Vincenzo Bortolozzi, che ha sostenuto l’accusa fino al rinvio a giudizio. La contestazione alla base del processo riguarda l’inosservanza dell’art. 141 comma 2 del Codice della Strada, per negligenza, imprudenza e imperizia da parte del conducente, che non si sarebbe avveduto della presenza del ciclista, tamponandolo e provocandone la caduta fatale.
La sentenza restituisce un minimo di giustizia alla famiglia Bolognesi, ma resta il dolore per una perdita che nulla potrà colmare. Una tragedia che, ancora una volta, richiama l’attenzione sull’urgenza di rispetto e attenzione sulle strade, in particolare nei confronti degli utenti più fragili come i ciclisti.