Il Senatore repubblicano Lindsey Graham, a capo del Comitato giudiziario del Senato degli Stati Uniti e molto vicino al presidente Donald Trump, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, al primo ministro inglese Boris Johnson e a quello australiano Scott Morrison, in cui invita ed esorta i tre Paesi alleati degli Usa a cooperare con il Dipartimento di Giustizia in merito all’inchiesta sulle origini del Russiagate. Una richiesta che arriva a pochi giorni dalla visita di Barr in Italia. “Vi scrivo per richiedere di proseguire la cooperazione del vostro Paese con il procuratore generale William Barr, mentre il Dipartimento di giustizia continua a indagare sulle origini e l’entità dell’influenza straniera nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016”, scrive Graham.
“Uno dei compiti principali del Procuratore Generale degli Stati Uniti – prosegue Lindsey Graham – è quello di supervisionare le indagini in corso del Dipartimento di Giustizia. Inoltre, come sicuramente saprete, Austrialia, Italia e Regno Unito si scambiano regolarmente informazioni per supportare le indagini”.
Il Senatore sottolinea come le agenzie governative e la comunità di intelligence degli Stati Uniti “abbiano fatto affidamento sull’intelligence straniera” come parte dei loro sforzi “per indagare e monitorare le elezioni presidenziali del 2016”. Graham ripercorre dunque le origini del Russiagate e sottolinea come tali agenzie – Fbi e Doj – abbiano “fatto affidamento su un dossier profondamente imperfetto (il dossier Steele), pieno di sentito dire e diffuso da un ex ufficiale dell’intelligence britannica di parte”; ricevuto “informazioni da un “professore” italiano (Joseph Mifsud, ndr) invitato a contattare il consulente della campagna di Trump, George Papadopoulos, al fine di raccogliere informazioni sulla stessa campagna”; accettato delle informazioni “da un diplomatico australiano che era stato incaricato di contattare Papadopoulos e di trasmettere le informazioni ottenute dallo stesso in merito alla campagna all’Fbi”.
Lindsey Graham conclude la sua lettera inviata ieri ai primi ministri di Regno Unito, Italia e Australia chiedendo piena collaborazione ai tre Paesi e sottolineando che, nonostante le speculazioni della stampa – New York Timese Washington Post in primis – Il Procuratore generale, nell’incontrare i funzionari dei tre governi, sta “semplicemente facendo il suo lavoro”.
La visita di William Barr in Italia
Nelle scorse ore erano emersi nuovi dettagli sulla visita del procuratore generale William Barr in Italia, notizia anticipata in esclusiva da InsideOver lo scorso 28 settembre. Barr è arrivato in Italia la scorsa settimana dove ha incontrato i funzionari del governo italiano venerdì. Secondo ex funzionari del Dipartimento di Giustizia, Barr avrebbe chiesto la collaborazione di alcuni Paesi stranieri – tra cui l’Italia – e la consegna di alcuni documenti relativi alle elezioni del 2016. Secondo quanto riportato dal Daily Beast, William Barr e John Durham erano particolarmente interessati da ciò che i servizi segreti italiani sapevano sul conto di Joseph Mifsud, il docente maltese della Link University di Roma al centro del Russiagate americano, colui che per primo – secondo l’inchiesta del procuratore Robert Mueller – avrebbe rivelato a George Papadopoulos l’esistenza delle mail compromettenti su Hillary Clinton. Clamoroso il proseguo dell’articolo del Daily Beast, secondo il quale Joseph Mifsud avrebbe fatto domanda di protezione alla polizia in Italia dopo essere “scomparso” dai radar e dalla Link University di Roma, dove lavorava (L’approfondimento sullo Spygate).
Mifsud avrebbe fornito una deposizione audio nella quale spiegherebbe perché “alcune persone” potrebbero fargli del male. Una fonte del ministero di Giustizia italiano, parlando a condizione di anonimato, avrebbe confermato che Barr e Durham hanno ascoltato il nastro e ci sarebbe stato uno scambio di informazioni fra i procuratori americani e l’intelligence italiana. Nei mesi scorsi, William Barr ha costituito un team investigativo guidato dal procuratore John Durham per indagare sulle origini delle indagini dell’Fbi sul Russiagate nel 2016 e determinare se la raccolta di informazioni sulla campagna di Trump fosse “lecita e appropriata”. Indagini che coinvolgono anche l’Italia. Il Giornale