Stablecoin Sammarinese: il domani è oggi! Sveglia o si dirà addio anche agli spiccioli, altro che sviluppo!…di Enrico Lazzari

San Marino, il Titano delle torri e delle code estive alla rotonda di Borgo Maggiore, ha una specialità: perdere treni tech con la grazia di chi distrugge in lavatrice il biglietto vincente della lotteria. Dopo blockchain, AI e banche che spediscono colossi tech in Irlanda – ne abbiamo già riso e pianto ieri (leggi qui) – oggi tocca a un’idea che poteva riempire le case pubbliche di soldi veri: una stablecoin sammarinese. Altrove si comprano birre con cripto ancorate all’euro… Sul Titano? Tutti fermi a contare gli spiccioli con le dita sporche di cappuccino, mentre il mondo paga col telefono persino il nigth-club. Eppure, un soldo digitale col tricolore del Titano non è un sogno da fantascienza. È solo un’occasione morta nei cassetti di chi preferisce lucidare torri a contare quattrini.

Cos’è una stablecoin?, vi chiederete… Roba semplice, anche per chi pensa che “cripto” sia un “casino” per arricchirsi in un’ora o andare in bancarotta in un minuto: una moneta digitale che non fa le montagne russe come il BitCoin –che un giorno ci compri una villa, il giorno dopo non basta per pagare l’espresso al bar– ma sta ferma, tipo 1 SMR vale e varrà sempre 1 euro, sempre!, grazie a riserve vere, in euro, pari al valore degli SMR emessi, in circolazione… Ma, quando li spendi, non paghi alcuna tassa o hai alcuna spesa di cambio valuta. Capito ora perchè può anche attrarre sul Titano investitori che operano internazionalmente in settori ben diversi dall’high-tech e che, magari, producono semplici sedie?

La blockchain, una stablecoin, la rende veloce, tracciabile, antifrode; niente file, niente bonifici da Medioevo, solo un tap e via. Pregi? Paghi bollette in un secondo, i turisti comprano la Torta Titano senza cambiare valuta; le aziende fanno affari globali senza impazzire “bruciare” una parte della transazione. Svizzera ed Emirati ci sguazzano: il Crypto Franc e le stablecoin di Dubai sono oro digitale, mentre San Marino sta ancora cercando la calcolatrice sotto le scartoffie.

Il Decreto Delegato n. 86/2019 –quello della blockchain, ormai poco più di un souvenir– poteva partorire una SMR Coin sei anni fa. Altrove, la fanno in sei mesi: fissi il valore, lo ancori a euro veri controllati dalla Banca Centrale, lo spari su una blockchain tipo VeChain –che a San Marino conoscete bene– e sei a posto.

La Repubblica, invece? Ha preso la legge, l’ha incorniciata e l’ha lasciata lì, a far compagnia alle foto delle torri. Manco ci si ricorda, di tanto in tanto, di spolverarla…

C’era una volta il “Fatturificio, produzione propria”: negli anni che furono, il Titano viveva il suo boom, un benessere a pioggia per tutti, sfornando fatture false e giochetti con l’IVA italiana come se piovesse. Allora sì che si correva, quando c’era da incassare. Oggi, con una stablecoin che potrebbe rifare quel miracolo –ma legale– il Governo sembra chiedersi se “digitale” sia una parolaccia.

Non è una passeggiata, sia chiaro. Rischi ce ne sono: se Bcsm non tiene riserve vere, la SMR diventa carta straccia; se la blockchain è un colabrodo, gli hacker brindano; e se i sammarinesi e il resto del mondo la snobbano, resta un’app inutile come un ombrello bucato. Ma si risolve, si previene il rischio, con riserve trasparenti, certificate da revisori seri; con una blockchain blindata, non un lavoretto fai-da-te; e due parole ai cittadini: “È un euro, ma più veloce, provalo”. Svizzera e Malta lo fanno, non serve un genio.

E i vantaggi? Qui si vola alto. Una SMR Coin non è solo bollette e souvenir: è una calamita per chiunque abbia un euro da spendere, non solo i fissati delle cripto. Pensate a un imprenditore di Rimini che apre un magazzino a Dogana e paga i fornitori con SMR, senza perdersi nei cambi; a un fondo svizzero che compra il 49% di una società di Falciano perché la moneta digitale snellisce l’affare; o a un turista cinese che torna in Cina e spende gli SMR avanzati online, tenendo San Marino in tasca. È una pacca sulla spalla globale: “Venite qui, abbiamo una moneta che gira come una Ferrari…”. Le tech company asiatiche ci farebbero un pensierino e i cittadini direbbero addio agli spicci: gas, caffè, persino la pizza del sabato, tutto con un beep.

Quel “Fatturificio” ci insegnò che San Marino sa fare soldi, quando vuole – una SMR Coin potrebbe rifarlo, senza bisogno di fatture tarocche.

Le opportunità sono lì, pronte da cogliere. Una SMR Coin snellirebbe la burocrazia e farebbe decollare il turismo: una “Torta Titano” digitale e il gioco è fatto. Ma serve fegato: una legge snella, un team che sappia contare oltre le dita, una Banca Centrale a cui si permetta d provarci (sì, perchè ne sarebbe in grado, oggi, dopo gli anni bui di Grais e Savorelli.

Invece, tutti fermi, manco si fosse nel primo gioco mortale di “Squid Game”… Tutti fermi a sei anni fa, col Decreto 86/2019 che russa e un Governo che sembra chiedersi se “stablecoin” sia un nuovo tipo di armatura per l’edilizia.

Non è troppo tardi, però. Una SMR Coin si può fare domani: un decreto, gente seria –non i soliti raccomandati con alta competenza nell’urna– e un pizzico di audacia. Altrimenti, il prossimo treno perso sarà quello dei soldi digitali… E i sammarinesi resteranno lì, a contare gli spicci con le mani appiccicose mentre il mondo paga con un clic.

Chi doveva guidare San Marino verso il futuro tech -serve ricordare che mi riferisco a San Marino Innovation?- non ha mai aperto gli occhi. E’ ora di accendere la luce”. …Sperando che qualcuno si ricordi dov’è l’interruttore.

Enrico Lazzari