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Da grande appassionato della tecnologia e del nuovo mondo digitale che attorno ad essa si sta creando, mi ha affascinato fortemente, non lo nascondo (ma lo avrete già capito vista l’attenzione che gli sto dedicando), il progetto “Mintlayer”, realtà “Made in San Marino” nata attorno all’idea dell’esperto informatico cesenate Enrico Rubboli.
“Mintlayer”, infatti, è una delle rarissime realtà esistenti al mondo che sembrano in grado di aprire una nuova frontiera, peraltro capace di rendere ecosostenibile l’energivoro comparto economico-tecnologico -e non è certo un aspetto trascurabile in questi giorni- delle cryptovalute e dei cosiddetti “crypto-asset”.
Se ormai tutti, più o meno approfonditamente o sommariamente, vista la speculazione finanziaria che ha permesso a tanti il Bitcoin negli anni passati, sanno cosa sia una cryptovaluta, sono pochi coloro che che conoscono i suoi “derivati”, ovvero i crypto-asset, attono ai quali si sta sviluppando una delle più grandi rivoluzioni finanziarie della storia.
Ma cosa sono questi “derivati”? Per capirlo si può fare una analogia con la finanza -chiamiamola- tradizionale o, secondo i più “avaguardisti”, obsoleta e destinata ad essere soppiantata da quella digitale.
Ricordando che la cryptovaluta è, appunto, la valuta digitale (un po’ come l’Euro o il Dollaro nella finanza tradizionale), i “crypto-asset”, possono essere di quattro tipi.
Possono quindi rappresentare:
• un “titolo”, ovvero incarnano in essi il valore di un bene senza conferire al chi lo detiene la proprietà della società che lo emette;
• una “azione”, ovvero la quota di una proprietà;
• un “gettone”, ovvero un coupon spendibile su piattaforme di servizi;
• una “obbligazione”, ovvero un titolo di debito o ipoteca, o un “debito” vero e proprio.
Non è un caso che -come confermato da autorevoli pubblicazioni di settore- le più grandi società di consulenza, le cosiddette “Big Four” -Pwc, Ey, Deloitte e Kpmg, che da sole fanno il 40% del giro d’affari complessivo- seguano attentamente l’evolversi del “nuovo” comparto digitale, con una focalizzazione proprio sulla “tokenizzazione” di questi asset digitali, che grazie alle regolamentazioni e agli enti di vigilanza che alcuni stati, fra cui San Marino, hanno varato recentemente, trasformano in sempre più certe e sicure, sia per gli utenti che per gli investitori, le attività operanti nel mondo delle cryptovalute e, soprattutto, dei suoi derivati.
Non è affatto un caso, così, che la blockchain “Mintlayer” abbia ancor prima del suo lancio sul mercato attratto realtà quanto mai prestigiose come, per citarne una, “BlockInvest”, che nel suo capitale vanta addirittura uno dei più grandi istituti bancari italiani: Crédit Agricole, e si sta apprestando a “tokenizzare” -con un “security token”, ovvero un token di incestimento ssecondo la normativa sammariense- addirittura gli NPL, i famosi crediti non incassati (Non Performing Loans) che rappresentano un problema enorme per tante banche europee, comprese quelle sammarinesi, Carisp su tutte.
Alla base di questa partnership, recentemente ufficializzata dalle due realtà, c’è una doppia peculiarità vantata dalla sammarinese RBB, la società che ha creato il progetto Mintlayer e il token “gettone” MLT su essa operante: l’evoluzione tecnologica e l’ecososteniblità che sta dietro alla blockchain biancazzurra e ai suoi “codici” nonchè, al tempo stesso, l’operare in uno dei rari sistemi regolamentati e vigilati, quale è la Repubblica di San Marino grazie alla normativa varata già nel 2019, che conferisce ad ogni realtà operante sul Titano quei canoni di autorevolezza, sicurezza e “certezza” altrimenti intangibili in altri territori.
San Marino, quindi, grazie a RBB, grazie ai “codici informatici” di Rubboli, oggi residente in Repubblica, e grazie alla lungimiranza di chi seppe già nel 2019 varare una normativa capace di creare una prima nicchia economica di grande attrattiva e dalle infinite prospettive di sviluppo, sta diventando meta di sempre più autorevoli investitori internazionali.
Infatti, anche se al momento regna il più stretto riservo, RBB si appresterebbe ad ufficializzare una ulteriore partnership di pari livello di quella già ufficializzata con la realtà italiana che vanta nel proprio capitale Crédit Agricole. Una partnership che, dopo aver aperto Mintlayer al mondo degli asset digitali di investimento incentrati sugli NPL, la farebbe -sembra- sbarcare anche nel settore della “tokenizzazione” del sempre più diffuso Crowfounding.
Un piccolo tassello del nuovo “Sistema San Marino” sembra quindi essere stato posato… Ora non resta che alimentarlo con una costante innovazione dell’aspetto normativo affinché il Titano resti uno dei pochi paesi con grande attrattiva verso gli investitori seri di questa ormai dilagante e irrefrenabile finanza digitale del futuro… Anzi, a dire il vero, del “nuovo” presente…
Enrico Lazzari