Con la guerra in Ucraina sono tornate alla ribalta le cosiddette terre rare, che l’America spera di poter acquisire grazie a un accordo tra i due Paesi. Ma al di là delle condizioni necessarie perché un’intesa venga effettivamente firmata, è utile chiarire cosa siano davvero le terre rare, dove si trovano e perché suscitino così tanto interesse, visto che non tutti ne conoscono la reale importanza.
Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica di Mendeleev. Nonostante il nome possa far pensare a materiali introvabili, in realtà si tratta di elementi abbastanza comuni nella crosta terrestre, presenti in concentrazioni anche elevate. La loro “rarità” è legata alla difficoltà di trovare giacimenti abbastanza concentrati da renderne economicamente conveniente l’estrazione.

Ma perché l’Ucraina è così ricca di risorse minerarie e, in particolare, di alcune tra le terre rare più ricercate?
La risposta è nella peculiare geologia del suo territorio. La parte centrale del Paese è occupata dal cosiddetto Scudo ucraino, una vasta superficie piatta di circa 250.000 km², che si estende dal Mar d’Azov fino al confine con la Bielorussia. Quest’area è composta da rocce metamorfiche (come gli gneiss) e magmatiche (come i graniti), rivestite da strati di rocce sedimentarie. Tale composizione chimica, molto eterogenea, determina la presenza di una grande varietà di minerali da cui si ricavano molti metalli considerati “materie prime critiche”.
In Ucraina si trovano anche importanti giacimenti di uranio, ferro, zirconio, apatite e oro. Tra i più significativi spiccano quelli delle terre rare: nel giacimento di Azov, ad esempio, si stima che le risorse contenute superino quelle dei più grandi giacimenti del Nord America.
Le terre rare sono diventate, nel giro di cinquant’anni, gli elementi più ricercati al mondo, grazie al ruolo chiave che ricoprono nella rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni. Non a caso, vengono anche chiamati “metalli tecnologici”: sono fondamentali in numerosi settori strategici, dalla petrolchimica all’industria bellica, dall’aerospaziale alle energie rinnovabili, fino alla medicina.
Li ritroviamo anche in moltissimi oggetti della nostra quotidianità: televisori, chip, hard disk, circuiti elettronici, calamite permanenti, turbine eoliche, pannelli fotovoltaici, lampade a basso consumo, batterie per auto elettriche, componenti per laser, smartphone, e molto altro ancora. La loro domanda cresce in modo esponenziale.
Con la guerra in corso, il problema per le risorse ucraine è che molti dei giacimenti si trovano nell’area del Donbass, zona attualmente al centro del conflitto.
A livello globale, è la Cina a possedere i più importanti giacimenti di terre rare. In Europa, il primato spetta alla Svezia, dove si trova il giacimento più grande del continente.
E l’Italia?
Nel nostro Paese non ci sono giacimenti di particolare rilievo, ma sono stati individuati 16 siti con potenziale presenza di terre rare, soprattutto in Sardegna, Toscana e nelle Alpi. Tuttavia, le quantità stimate non sono sufficienti, almeno per ora, a giustificare l’apertura di nuove miniere.
Paolo Forcellini