Sentenza shock del Tribunale di Torino dove un uomo è stato assolto dopo aver massacrato la ex moglie. “Va compreso, lei ha sfaldato il matrimonio”, “per sua iniziativa personale”, “un matrimonio ventennale allietato dalla nascita di due figli”. E ha, inoltre, “comunicato la separazione in maniera brutale”. Così il giudice Paolo Gallo nelle motivazioni della sentenza del giugno scorso, anticipate da La Stampa. L’uomo è stato condannato a un anno e sei mesi di carcere per il solo reato di maltrattamenti.
Secondo il magistrato, l’uomo “va compreso” perché si sentiva “vittima di un torto” perché lei aveva un altro. “Un sentimento molto umano e comprensibile per chiunque”. Un “sentimento” nel quale “va cercata una delle chiavi di lettura di quel che accadde la sera dell’episodio violento”.
Lucia Regna, 44 anni, fu vittima di un pestaggio da parte dell’uomo il 28 luglio 2022: la donna ha riportato lesioni al volto, ricostruito con 21 placche di titanio, e un nervo oculare lesionato in maniera permanente. In merito agli insulti e alle minacce riportate anche nel capo di imputazione, il collegio ha scritto che sono “frasi che devono essere calate nel loro specifico contesto, l’amarezza per la dissoluzione della comunità domestica, che era umanamente comprensibile”. L’imputato, “sincero e persuasivo”, ha avuto uno “sfogo” perché si sentiva vittima di un torto” la sera dello scampato femminicidio.
Zanella (Avs): “Con sentenze come quella di Torino sarà una lunga notte”
“E’ una sentenza spiazzante, sembra uno scherzo ma purtroppo non lo è. Piuttosto è un atto giudiziario che legittima la violenza maschile sulle donne. Sarà lunga la notte, la cultura del vecchio patriarcato è dura a morire”, ha detto Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra.
Pd: “Sentenza grave, fari accesi in Commissione Femminicidio”
“Se le indiscrezioni di stampa venissero confermate, il quasi femminicidio di Lucia Regna, che in un pestaggio dopo 17 anni di maltrattamenti da parte dell’ex marito ha riportato lesioni permanenti e ha quasi perso un occhio, per il giudice di Torino Paolo Gallo sarebbe stata in qualche modo anche la conseguenza del comportamento della vittima, che ‘ha sfaldato il matrimonio’”.
“Il comportamento dell’uomo sarebbe dunque ‘umanamente comprensibile’ e quindi è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti e condannato soltanto a un anno e mezzo per lesioni. Per questo non andrà in carcere e non sarà allontanato dalla sua vittima”, hanno dichiarato i parlamentari del Pd nella Commissione Bicamerale Femminicidio Cecilia D’Elia, vicepresidente, Sara Ferrari, capogruppo dem, Filippo Sensi, Valeria Valente, Antonella Forattini, Valentina Ghio.
“Non siamo abituati a commentare o a criticare le sentenze dei magistrati, ma è evidente che, se ciò che leggiamo sui giornali sarà confermato, saremmo di fronte a un caso lampante di vittimizzazione secondaria di una donna. Colei che ha denunciato e che stava per rimetterci la vita è stata, nella realtà dei fatti, giudicata correa rispetto al suo aggressore, perché colpevole di aver compromesso l’unità famigliare fondata su un matrimonio segnato peraltro dalla violenza fisica, psicologica ed economica. Si tratta di una linea interpretativa antica, la stessa che giustificava il delitto d’onore e il matrimonio riparatore”.
“Da allora il diritto ha subito, grazie alle donne, dentro e fuori al Parlamento, una rivoluzione copernicana, che la Cassazione ha più volte confermato. E’ la condotta violenta dell’uomo che deve essere oggetto di giudizio, non il comportamento o la vita della vittima che quella violenza ha subito. La sentenza di Torino è sconcertante e su questo caso accenderemo i riflettori della Commissione Femminicidio. A Lucia e ai suoi figli va, intanto, la nostra solidarietà e vicinanza”.
“Questa sentenza – proseguono i parlamentari del Pd – conferma che la formazione degli operatori della giustizia deve essere obbligatoria e non facoltativa, come continuiamo a chiedere. E’ per sentenze come questa che la Cedu ha condannato l’Italia, perché il nostro sistema della giustizia, fa ancora fatica a riconoscere e leggere correttamente la violenza contro le donne”.
LaPresse