Scrivo questo editoriale prima della conferenza pubblica sull’ampliamento dell’aviosuperficie di Torraccia, che si è tenuta ieri sera e che il sottoscritto è stato invitato a condurre.
Immagino che in seguito gli organizzatori invieranno un report di quanto emerso, anche alla luce dell’importanza dei temi trattati e della convinta partecipazione della politica.
La questione “aeroporto” si inserisce nel dibattito più ampio sullo sviluppo di San Marino, che prevedo – e non penso ci voglia un genio per farlo – sarà uno dei principali terreni di scontro della campagna elettorale.
La domanda è lecita: che cosa vogliamo per San Marino? I cosiddetti partiti nel “no” ci sono sempre stati e sempre ci saranno.
E spesso difendono, probabilmente a ragione dal loro punto di vista, il proprio orticello.
Mi piace prendere a prestito l’esempio della costruzione di un nuovo stadio, dove un manipolo di residenti che non vorrebbe vedere il quartiere trasformato in un via vai continuo di tifosi, fa con le mani e coi piedi per bloccare il progetto. E per i propri, assolutamente leciti, personali interessi, mette in difficoltà una intera comunità e il suo progresso economico.
E ancora, potrei portare l’esempio della centrale nucleare, che oggi in Italia chiunque vorrebbe per abbattere i costi delle bollette. L’importante è che non la costruiscano nella città dove viviamo noi…
Si potrebbe andare avanti così per righe su righe, ma lo spazio è tiranno.
Chiaro allora che la politica debba guardare al quadro generale, cercando di tutelare ognuno di noi, facendo il bene comune e prendendo, a volte, pure decisioni impopolari per salvaguardare la comunità nella sua interezza.
Ed è qui, a mio parere, il punto focale del ragionamento.
Si potrebbe infatti obiettare che la “questione Torraccia” rientri pienamente negli esempi di cui sopra, perché i residenti semplicemente non vogliono un ampliamento che andrebbe a “disturbare” la vita del Castello. E “chissenefrega” se magari si perde una opportunità di sviluppo.
Il problema però è che Toraccia è tutt’altro che un caso isolato. Come abbiamo potuto vedere i comitati crescono letteralmente come funghi. Quindi o i sammarinesi sono impazziti e nonostante le difficoltà economiche non sono interessati a trovare soluzioni, oppure il malessere è più radicato e profondo.
Chiaramente io propendo per la seconda ipotesi.
I blitz notturni, la poca trasparenza, la mancanza totale di empatia e di condivisione con la gente, la scarsa conoscenza del territorio intesa come reale vicinanza alle famiglie, pesano come macigni in capo ai governanti.
I sammarinesi non si fidano più: svelato il “mistero”.
E poi ci si lamenta se dicono sempre no!
Vedono dietro ogni decisione – e probabilmente non sbagliano – un secondo fine, che non è quello di rendere più virtuosa e ricca l’Antica Repubblica.
Si trovano così a chiedersi costantemente il motivo che sottende a certe scelte e interventi.
La sfiducia ingenera sospetto e il sospetto, paura. Quindi si tende per partito preso a dire di no e bloccare tutto.
Difficile biasimare chi non vuole l’ampliamento dell’aviosuperficie o non vuole quell’albergo.
Progetti che in una società virtuosa verrebbero soppesati per quello che realmente valgono.
Più facile a dirsi, che a farsi? E’ solo retorica? Può darsi. Sta di fatto che San Marino non è Milano, o Roma. Qui ci si conosce un po’ tutti, si riesce a parlare direttamente col Segretario di Stato o con il Consigliere.
Non concepisco allora come mai si debba incedere a testa bassa e non si coinvolga la gente nelle varie scelte.
Come se ne esce? Io credo che l’obiettivo debba essere uno e solo uno: riconquistare la fiducia dei cittadini. In tale modo ascolteranno in maniera più “laica” e saranno ricettivi quando verranno esposti i vantaggi di un provvedimento o di una infrastruttura.
Non è faccenda di lana caprina, farà anzi la differenza in campagna elettorale, dove il nemico principale sarà l’astensionismo.
Ecco perché l’appuntamento pubblico di ieri sera assume una dimensione importantissima, per il presente e per il futuro.
Da qui si deve partire per ritrovare quella credibilità che sarà essenziale nella prossima legislatura, che dovrà essere veramente riformatrice e che avrà l’onore e l’onere di condurre il Titano all’interno di un viaggio – ancora ignoto – all’interno dell’Unione Europea.
David Oddone