Il confronto tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare potrebbe essere vicino a una svolta. A dichiararlo è stato l’ex presidente Donald Trump, attualmente in corsa per la Casa Bianca, che ha lasciato intendere come siano in atto “colloqui produttivi” che potrebbero condurre a un nuovo accordo sul nucleare.
Pur senza fornire dettagli ufficiali, Trump ha fatto riferimento a segnali positivi provenienti da canali diplomatici paralleli. Secondo quanto riportato dai media americani, le trattative sarebbero già in una fase avanzata e coinvolgerebbero rappresentanti di Teheran e Washington in un quadro definito come “di negoziazione silenziosa”, lontano dai riflettori della diplomazia ufficiale.
L’ex presidente, nel corso di una conferenza in Florida, ha spiegato che l’obiettivo è evitare un’escalation e ripristinare un’intesa che garantisca il blocco del programma atomico iraniano in cambio dell’allentamento delle sanzioni economiche. Fonti vicine al suo staff hanno confermato che la priorità di Trump, qualora eletto, sarebbe quella di definire un nuovo patto di sicurezza nucleare, ritenendo l’accordo del 2015 ormai “superato e inefficace”.
L’apertura dell’ex presidente si colloca in un momento di forti tensioni geopolitiche nella regione mediorientale, in particolare dopo l’aumento dell’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran e l’intensificarsi delle preoccupazioni da parte di Israele e dei Paesi del Golfo.
Non è la prima volta che Trump prova a giocare la carta diplomatica con l’Iran. Durante il suo primo mandato, si era mosso per uscire unilateralmente dal Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) firmato da Obama, ritenendolo troppo morbido nei confronti di Teheran. Oggi, però, la retorica sembra mutata: l’accento è posto su un equilibrio strategico che possa evitare nuove guerre e garantire sicurezza energetica.
L’annuncio, sebbene non ancora formalizzato da parte dell’attuale amministrazione Biden, ha già provocato reazioni contrastanti sullo scenario internazionale. Da Bruxelles e Parigi arrivano segnali di cautela, mentre in Israele si teme che ogni apertura possa rafforzare la posizione dell’Iran nella regione.
Nel frattempo, le agenzie internazionali per il controllo nucleare continuano a monitorare le attività iraniane, sottolineando in più occasioni come la soglia per lo sviluppo di armamenti nucleari potrebbe essere a soli pochi mesi di distanza, in assenza di accordi vincolanti.
Trump, da parte sua, rilancia l’idea di una leadership statunitense pragmatica, che privilegi la diplomazia economica e la deterrenza strategica rispetto all’intervento armato. Resta ora da capire se le parole dell’ex presidente troveranno concretezza nei prossimi mesi, oppure se si tratterà dell’ennesimo esercizio di retorica elettorale.