Cesena e Forlì ricordano Rosario Livatino, il giudice beato ucciso dalla mafia: mostra e incontri per scuole e cittadini

Una figura di rigore, fede e coraggio civile torna protagonista in Romagna. In occasione dell’anniversario della beatificazione di Rosario Livatino, primo magistrato proclamato beato dalla Chiesa cattolica, l’Associazione nazionale magistrati promuove un articolato programma commemorativo tra Cesena e Forlì, rivolto a studenti, cittadini e operatori del diritto.

L’iniziativa si aprirà venerdì 9 maggio alle ore 16:30, con l’inaugurazione della mostra “Sub Tutela Dei. Il Giudice Rosario Livatino”, allestita nella sala Sozzi del palazzo del Ridotto a Cesena (piazza Almerici, 12). Interverranno magistrati di altissimo profilo: Ignazio De Francisci, già procuratore generale a Bologna, Ottavio Sferlazza, ex procuratore a Palmi, e Carlo Tremolada, avvocato del Foro di Milano. A moderare sarà Giuseppe Colonna, già presidente della Corte d’Appello di Bologna.

Dal 12 al 17 maggio, l’intero percorso espositivo sarà ospitato nel Palazzo di Giustizia di Forlì, dove diventerà un’occasione educativa e formativa, in particolare per gli studenti. L’iniziativa gode del patrocinio del Comune di Cesena e dell’Ordine degli Avvocati di Forlì-Cesena.

La mostra si articola in quattro sezioni, con 35 pannelli, video, immagini e contenuti audio che ripercorrono la vita e il martirio di Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990 a soli 37 anni.

Un magistrato “sotto la tutela di Dio”

Il percorso inizia con la formazione umana e spirituale del giovane giudice siciliano: l’ambiente familiare, la fede profonda, e il contesto storico-sociale dominato dalla violenza mafiosa. La seconda sezione entra nel cuore dell’impegno professionale di Livatino, magistrato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, che affrontò con straordinario rigore e senso di giustizia, in un’epoca in cui gli strumenti legali contro la mafia erano ancora limitati.

La terza sezione racconta il martirio del giudice, approfondendo anche il ruolo del testimone chiave Piero Ivano Nava, che assistette all’agguato e vive da allora sotto copertura. Viene illustrata l’esecuzione del delitto e il contesto criminale che lo generò.

La quarta sezione è dedicata all’eredità morale e civile lasciata da Livatino, dal ruolo della Chiesa nella resistenza alle mafie alle lettere di pentimento profondo scritte da due responsabili dell’omicidio: Salvatore Calafato e Domenico Pace.

Un evento che unisce memoria, testimonianza e formazione, riportando al centro il valore della giustizia come vocazione e della legalità come scelta personale e collettiva.