San Marino, dove i drammi giudiziari sono più intricati di un vicolo del centro storico, ha un nuovo caso che sembra scritto per tenere svegli i cronisti e inquieti i sammarinesi: Livio Bacciocchi contro Banca di San Marino. Il 13 maggio, lunedì scorso, Bacciocchi ha scaricato in Tribunale una denuncia che è dinamite pura: la banca, con le sue ex controllate BSM Immobiliare e Leasing Sammarinese, gli avrebbe pignorato la casa di famiglia per un credito di 6,5 milioni di euro che – tenetevi forte – una perizia giurata da lui allegata all’atto depositato sostiene non esista.

Io non sono un avvocato, tantomeno un giudice e il foro non è il mio bar di fiducia, ma i documenti allegati – una perizia di un’esperta contabile e la testimonianza di un’ex Sindaco – sembrano roba seria. Fondata o no, questa accusa è una tegola sul prestigio del Titano: se è vera, siamo davanti a un disastro bancario che fa tremare la democrazia e l’intero sistema del Diritto biancazzurro, perchè significherebbe che è stata avvalorata una procedura sulla base di un titolo di credito inesistente (come ho già letto su qualche media sammarinese); se è falsa, rappresenta un durissimo colpo basso a un’istituzione bancaria storica e, di riflesso, all’intero sistema giudiziario e finanziario del Titano. In ogni caso, la giustizia deve correre come un fulmine per scoprire la verità, o San Marino finirà in un giallo da operetta che lo sputtanerà sia internamente che esternamente.
In ogni caso, almeno all’apparenza, Bacciocchi non è arrivato in tribunale sventolando con un capriccio: ha una perizia asseverata della Dott.ssa Maria Elena Bastoni, che giura che quel credito da 6,5 milioni non esiste nei bilanci di BSM Immobiliare, e la testimonianza dell’avv. Chiara Taddei, ex Sindaco Unico, che conferma: debiti di Bacciocchi? Zero. Se questi documenti tengono, scusate, ma qui si parla di un credito “fantasma” che ha giustificato anni di azioni giudiziarie, fino a strappare una casa a una famiglia. È come se Banca di San Marino avesse tirato fuori un bazooka per sparare a una mosca inesistente. Non ci farebbe una bella figura Banca Centrale e in Tribunale, che in caso avrebbe reso esecutivo questo “capolavoro” alla Totò di fronte la Fontana di Trevi, vien da chiedersi se si stesse giocando a scopa o tombola…
Calma, però, non mettiamo il carro davanti ai buoi. Potrebbe essere che Bacciocchi abbia preso un abbaglio grosso come la prima torre. Banca di San Marino, che tiene in piedi l’economia del Titano come un pilastro di cemento, potrebbe avere carte che fanno quadrare tutto: magari il credito è in un bilancio che la perizia ha saltato, o la cessione a Leasing Sammarinese è più regolare di un orologio svizzero.
Ecco il punto: fondata o no, questa storia è una macchia nera sul prestigio di San Marino. Se Bacciocchi ha ragione, non è solo un uomo che ha perso casa: è la fiducia nel sistema bancario e giudiziario che va a farsi benedire, con una vigilanza che sembra guardare le nuvole e un Tribunale che firma senza occhiali. Se ha torto, Banca di San Marino – unitamente a banca Centrale e all’intero sistema istituzionale – sta subendo un danno d’immagine che potrebbe costare caro, con ripercussioni su un’economia che non può vivere di sole Torte Titano e cianfrusaglie esposte nel cammino verso le torri. In entrambi i casi, è una figuraccia internazionale che il Titano non può permettersi. La giustizia deve accendere i razzi: bilanci, comunicazioni con Banca Centrale, fascicoli civili, tutto sul tavolo, non da domani, ma da ieri. Ogni minuto di ritardo è un invito a pensare che San Marino sia una Repubblica dove i problemi si risolvono solo quando qualcuno trova il manuale delle istruzioni.
Non basta accertare la verità, bisogna farlo prima che questa vicenda diventi un’altra saga alla Mazzini, con più colpi di scena di una soap opera. Serve sapere come un titolo contestato sia diventato esecutivo, se chi doveva ha vigilato o sonnecchiato, e chi, tra gli esponenti citati, ha premuto i tasti sbagliati sul pulsante che emette sentenze. La denuncia di Bacciocchi, che sia il grido di un cittadino schiacciato o un errore clamoroso, è un test per il Titano. La risposta del Tribunale dirà se San Marino è una sovranità che protegge i suoi cittadini o un circo dove i nodi si ingarbugliano da soli. Basta con le promesse di “vedremo”: la giustizia si sbrighi, o il Titano resterà mesi e mesi a guardare un altro pasticcio mentre il mondo lo indica ridendo.
Enrico Lazzari