Un’intera comunità si è mobilitata per permettere a Luca Brancaccio, 18 anni, di vivere con più libertà e dignità. Grazie a una raccolta fondi partita dopo un articolo del settimanale ilPonte, la famiglia del ragazzo è riuscita ad acquistare un veicolo attrezzato per trasportare la sua nuova carrozzina, troppo ingombrante per la station wagon usata fino ad allora.

Luca, che necessita di una sedia a rotelle speciale prescritta dai medici, aveva finalmente trovato il modello giusto, adatto ai suoi spostamenti. Ma proprio la dimensione del mezzo ausiliario rendeva impossibile il trasporto con l’auto di famiglia. Dopo ricerche e speranze, l’unica soluzione sembrava essere un Volkswagen Caddy attrezzato, con pedana e spazio adeguato per garantire autonomia. Ma i costi erano proibitivi: la famiglia vive con il solo stipendio del padre, e l’Ausl non poteva intervenire.
A quel punto, la solidarietà ha iniziato a prendere forma. ilPonte ha pubblicato la storia, accendendo i riflettori su una realtà silenziosa ma urgente. E quella testimonianza ha innescato una catena di generosità: la parrocchia di Verucchio, associazioni del territorio, tifosi dei Villanova Tigers – squadra di cui Luca è grande appassionato – si sono messi in moto con eventi, spettacoli e raccolte fondi. Alla Tigers Arena e nelle piazze, Luca ha ricevuto maglie autografate, strette di mano, sorrisi. Anche tanti sconosciuti hanno inviato buste, messaggi, donazioni, trasformando l’empatia in azioni concrete.
Il gesto decisivo è arrivato da una famiglia riminese, legata alla parrocchia di San Gaudenzo, che ha scelto di coprire l’importo mancante per l’acquisto del mezzo. “Copriamo noi”, hanno detto con discrezione, permettendo alla famiglia Brancaccio di firmare il contratto.
Oggi il Caddy è realtà. Luca può finalmente spostarsi senza limitazioni: a scuola, al mare, dagli amici, al centro estivo Supermed di Viserbella. Per lui, non è solo un’auto: è un simbolo di inclusione, un’opportunità di indipendenza. Accanto a lui, i fratelli minori Davide e Beatrice lo applaudono. Mamma Juliana conserva i biglietti ricevuti, papà Marco li ringrazia uno per uno. E Luca, con un sorriso quasi incredulo, dice solo: “Grazie”.
La vicenda racconta non solo un bisogno, ma anche una risposta collettiva. Un esempio di comunità che sa farsi carico delle fragilità e trasformarle in occasioni di crescita condivisa. Un sogno su quattro ruote, nato dall’ascolto e cresciuto con il cuore.