Russi, tragedia sul lavoro: muore operaio 48enne di Bellaria dopo una settimana in coma

Si è spento dopo sette giorni di silenziosa agonia Jilali Sejdi, operaio edile di 48 anni, caduto da un tetto mentre lavorava in un cantiere di Largo Cantagalli, a pochi passi dallo stadio comunale di Russi. Era il 28 aprile, vigilia della Festa dei Lavoratori. Una ricorrenza che ogni anno richiama attenzione su diritti e sicurezza, ma che per lui si è trasformata in una drammatica resa dei conti con l’incuria e l’assenza di tutele.

Secondo quanto ricostruito, Sejdi stava effettuando interventi sul tetto di un edificio quando è precipitato da un’altezza di circa tre metri, senza indossare né casco né protezioni obbligatorie. Il volo gli ha causato un violento trauma cranico, rivelatosi purtroppo fatale. Ricoverato in condizioni disperate, è deceduto martedì all’ospedale Bufalini di Cesena.

Originario del Marocco, viveva da tempo a Bellaria, in Romagna, dove aveva cercato una vita più stabile tra lavoro e famiglia. Ma il destino ha spezzato ogni progetto, in un luogo di lavoro dove – stando ai primi accertamenti – sembrerebbe che le misure di sicurezza fossero del tutto assenti.

La Procura ha aperto un’indagine per verificare eventuali responsabilità a carico del datore di lavoro e della ditta esecutrice dei lavori. L’incidente ha riacceso l’attenzione sulle troppe zone grigie che ancora persistono nei cantieri italiani, dove la fretta e il risparmio spesso prevalgono sulla tutela della vita umana.

Mentre in tutta Italia si celebrava il valore del lavoro, Jilali Sejdi lottava per sopravvivere. Oggi il suo nome si aggiunge a una lunga lista di lavoratori che non hanno fatto ritorno a casa. Vittime silenziose di un sistema che ancora troppo spesso dimentica che sicurezza significa dignità, e la dignità non può essere un optional.