San Marino. Antonio Valentini riparte dal suo libro e dalle crisi del passato, per proporre le idee per superare le criticità attuali, dal bilancio al sistema finanziario

San Marino, un’isola nella tempesta”. Un libro scritto alla vigilia dell’iscrizione nella blacklist, eppure ancora oggi attualissimo per la lucidità di analisi con cui affronta le criticità. E forse anche le occasioni perdute. Il suo autore, Antonio Valentini, già presidente di Banca Centrale, ripercorre il passato, remoto e recente, per suggerire idee e comportamenti di fronte alla sfida europea. È ospite, nella sala del Castello di Montegiardino, dell’Associazione culturale “Domenico Maria Belzoppi”, con il suo presidente, Dario Manzaroli, a fare gli onori di casa. Ma c’è tanta gente interessata ad ascoltare riflessioni e proposte: politici, ex politici, professionisti, personaggi del mondo culturale, gente comune. 

Abbiamo vissuto tante tempeste in passato” puntualizza Valentini ripercorrendo gli anni che avevano preceduto il Purgatorio della lista nera. “San Marino si è sempre dovuto confrontare con i suoi vicini, ma ha sempre avuto uomini forti che hanno agito nella consapevolezza dei propri limiti”. Che non sempre e non solo sono stati quelli territoriali. 

 

Il successo piovuto sul Titano a cavallo degli anni 2000 è avvenuto quasi casualmente, senza un piano strategico, né un progetto di sviluppo, grazie al segreto bancario e alla riservatezza societaria. “Ma dobbiamo sempre avere l’accortezza di fare i nostri interessi senza ledere quelli degli altri”. Messaggio chiarissimo, supportato da alcuni aneddoti storici risalenti alla tassa sul macinato, o addirittura all’obbligo di leva in vigore dopo l’unificazione d’Italia, quando i nostri vicini di casa pretesero alcune modifiche normative per evitare distorsioni fuori confine. “Con l’ingresso della Monofase, si poteva prestare il fianco ad usi impropri, com’è avvenuto con le frodi carosello: poche società, pochi operatori, che frodavano l’economia. Dovevano essere stoppati prima”. 

In anni piuttosto recenti è sopraggiunto il problema della trasmissione dei dati. “San Marino esce da una lunga tradizione di non comunicazione – spiega Valentini – un retaggio che ci portiamo dentro come una violazione di sovranità e che ci ha sempre condizionato”. Ma è in questa chiusura che San Marino ha raggiunto il benessere e ha abbassato la guardia. Così sono nati i problemi. Ma si può cambiare paradigma. I segnali ci sono e sono positivi. “Siamo sicuramente un’opportunità – prosegue – perché San Marino è la più grande azienda del centro Italia: dà lavoro ad oltre 8 mila frontalieri, senza contare l’indotto che gira intorno alle imprese. L’interscambio commerciale è in maggior parte con l’Italia”. 

Già da questo, ben si comprende come il superamento del segreto bancario e l’adeguamento agli standard europei abbiano eliminato molte barriere. Nonostante ciò, il settore bancario/finanziario rimane un vulnus, quantunque non superi i 5 miliardi, meno della più piccola banca italiana. Un gap enorme anche nei confronti degli altri piccoli Stati europei. “Abbiamo sempre cercato di mantenere la nostra autonomia, ma sarebbe stato opportuno valutare un accordo con Bankitalia nella misura in cui essa avrebbe potuto consentire a noi di crescere. Siamo l’unico Stato al mondo interamente circondato da un altro Stato e, per quanto indipendenti, nessuno si prende la briga di fare un accordo con noi se non c’è il benestare dell’Italia”. E siccome la sovranità è condizionata fortemente dall’economia, non si può fare finta di niente di fronte ad un bilancio in costante disavanzo e a un debito pubblico di oltre 1 miliardo e 400 milioni. Qualche tentativo di accordo con Bankitalia, dopo il famoso memorandum saltato sulla scaletta dell’aereo del Ministro Fini, fu fatto con l’arrivo di Stefano Caringi (uomo di Bankitalia) alla vigilanza di Banca Centrale. Anche quella vicenda finì male. La sua ricetta per cambiare registro è dirompente: “Il presidente di BCSM dovrebbe essere sammarinese, perché la casacca biancoazzurra non ce l’ha nessuno!”

Obbligatorio il tema dell’Europa e tutte le sue sfide per la politica, la PA, le imprese, i sindacati, le banche. “Siamo pronti? È una parola grossa. Quando il nostro sistema finanziario potrà dialogare con un mercato di 450 milioni di persone, invece di 30 mila, diventerà molto interessante per investitori stranieri, che possono operare a San Marino, pagare le tasse a San Marino e operare su un mercato europeo. Ma una deroga di 15 anni è troppo lunga. Un adeguamento ci vuole, ma cinque anni potrebbero bastare”. 

Più difficile forse invertire il trend di quel disavanzo di 40 milioni all’anno, che non si può pensare di risolvere prendendo i soldi in prestito. “Bisogna pensare a qualcosa che poi generi cassa – suggerisce Valentini – lavorare su sistemi premianti e non creare contenitori per parcheggiare qualcuno”. Pensa ad esempio ad un termovalorizzatore, di quelli modernissimi, non inquinanti, non tossici, ma capaci di trasformare i rifiuti in energia. Cioè due elementi che oggi costano al bilancio parecchi milioni all’anno. Pensa ad una casa da gioco, perché altrimenti, con il turismo attuale, nessuno verrà a costruire un albergo a 5 stelle. Un progetto da fare a quattro mani con l’Italia, della quale per altro siamo fortemente creditori in seguito alla vicenda Varano. “Bisogna trattare e avere le idee chiare – dice Valentini – senza non lasciarsi spaventare da qualche piccola percentuale di contrarietà. Quelle ci saranno sempre”. 

Prosegue: “Dobbiamo sempre lavorare e avere un buon rapporto sia con Roma, sia con le zone limitrofe. Basti vedere la Superstrada, che ormai è ridotta un ostacolo. Non sarà velocissimo, né banale, trovare la quadra per risolvere la situazione”. Ma la snellezza burocratica è spesso un’utopia confinata nelle dichiarazioni politiche, quando invece potrebbe diventare un potente mezzo di competitività.